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Modena: controlli e azioni del Comune sui prezzi al consumo

“Per monitorare l’andamento dei prezzi in città, il Comune di Modena ha istituito nell’autunno 2003 l’Osservatorio comunale dei prezzi al consumo. Inoltre, l’Amministrazione è intervenuta, coinvolgendo gli operatori economici locali, con diverse iniziative per offrire sconti ai consumatori modenesi: dalla ‘Family card’ al ‘Terzo tempo con la pizza’ fino all’operazione, già sottoscritta da 25 punti vendita in città, per fissare il prezzo del pane comune a 2,50 euro al chilo. Bisogna però ricordare che, al di là del controllo sulle norme a tutela del consumatore effettuato dalla Polizia Municipale, quello che un Comune può fare non è che intraprendere iniziative di sensibilizzazione o convenzioni. Infatti, il prezzo è determinato dalle dinamiche della domanda e dell’offerta”.

Così l’assessore alle Politiche economiche Stefano Prampolini ha risposto in Consiglio comunale all’interpellanza presentata dal consigliere dei Verdi Mauro Tesauro sul tema “aumento dei prezzi al consumo: difendiamo le famiglie dal carovita”.

“Nella nostra interrogazione”, ha osservato Tesauro nel presentare l’istanza, firmata anche da Antonio Maienza dell’Udeur, “facevamo riferimento ai dati dell’inflazione di ottobre, ma a novembre le cose non sono migliorate. Quello del carovita è un problema che affligge numerosissime famiglie, perché all’aumento dei prezzi al consumo non ha fatto seguito un corrispondente aumento di salari e stipendi”.
Tesauro ha poi citato gli aumenti di diversi beni, da cereali e farine (+6,2% rispetto a ottobre e +15,9% su base annua), alle benzine (+1,9% da ottobre e + 9,6% dal novembre 2006). “Dal momento che i contadini non si arricchiscono”, ha concluso Tesauro, “allora vorrei capire dove è che inizia a crescere il prezzo della farina e dei cereali, per esempio. Chiediamo dunque all’assessore che fine ha fatto l’osservatorio dei prezzi, quali iniziative vuole intraprendere a difesa dei consumatori modenesi e come intende muoversi per accertare e denunciare eventuali aumenti ingiustificati dei prezzi”.

Stefano Prampolini ha continuato la sua risposta spiegando che “le rilevazioni dell’Osservatorio sui prezzi riguardano un numero di beni ridotto, costituito da 99 prodotti, rispetto al paniere nazionale usato da Istat. L’Osservatorio è consultabile sul sito web del Servizio statistica del comune e si compone di tre sezioni. La tavola prezzi fornisce, per il mese selezionato e per i prodotti del paniere, il prezzo minimo, medio e massimo e le variazioni percentuali di prezzo rilevate. L’analisi dei prezzi medi consente, per il prodotto prescelto, di confrontare la variazione di prezzo nel tempo. Il calcolo del carrello dà la possibilità di personalizzare il proprio carrello della spesa scegliendo fra i 99 prodotti presenti nell’osservatorio e confrontare, nel tempo, il livello complessivo di spesa. Nell’autunno del 2004, inoltre”, ha concluso l’assessore, “l’Amministrazione ha istituito un Tavolo tecnico sui prezzi assieme alle associazioni provinciali dei consumatori, alle associazioni economiche e alle associazioni dei lavoratori più rappresentative”.

Nel dibattito sull’interrogazione, trasformata in interpellanza, il consigliere indipendente Achille Caropreso ha osservato: “il nostro sistema economico non prevede prezzi controllati, sono strumenti che non esistono più e bisogna ricorrere ad altri meccanismi. Certamente, i Comuni non possono disporre di tanti strumenti, ma attraverso i controlli si può vedere se tutta la catena rispetta le norme fiscali e questo è già qualcosa. Infine, iniziative come la vendita dei prodotti leggermente danneggiati nelle confezioni, ad esempio il pomodoro con il barattolo ammaccato, possono essere estese non solo alle fasce deboli ma a tutti i clienti dei supermercati”.
Sergio Rusticali, Sdi, ha aggiunto: “i cittadini apprezzeranno questa interrogazione: i prezzi al consumo sono un elemento sul quale dobbiamo essere attenti e, anche se come Amministrazione non abbiamo grandi armi, possiamo promuovere iniziative di sensibilizzazione e accordi a livello locale. L’accordo con i panificatori è un importante segnale, ma credo si debba allargare la sfera dei soggetti che producono prodotti di largo consumo, in modo da poterne concertare il prezzo. Anche la Family card è importante, ma interessa una fascia sociale piuttosto ristretta”.
Antonio Maienza dell’Udeur ha messo in evidenza che “il carovita ci tocca da vicino, ma credo si debba un po’ allargare l’analisi dei motivi di questo problema: un’economia stagnante, i tassi bancari in costante aumento, aumenti generalizzati di beni di largo consumo. In effetti ci sono posti dove il pane non costa 2,50 euro ma anche 3,50 o 4 euro. Non tralasciamo poi i costi di acqua, luce, gas, benzina. Ci aspetta un Natale molto magro, e servirà presto un fondo sociale per le famiglie che non riescono a pagare il mutuo”.
Sergio Celloni dell’Udc ha ricordato che “il costo di un prodotto è fatto da un’infinità dei fattori come la logistica, i trasporti, eccetera. Se il sistema Italia non è più competitivo, perché non ha piani dei trasporti e delle infrastrutture, è difficile che anche i prezzi delle merci siano competitivi. La frutta proveniente da altri paesi costa meno che da noi. In Italia stiamo ancora pensando ai progetti della Tav, che in altri paesi sono già stati ultimati, anche a causa dell’opposizione dei Verdi. I commercianti vengono spesso accusati, ma si trovano in condizioni di svantaggio rispetto alla grande distribuzione, mentre i nostri stipendi sono troppo bassi”.

Giorgio Prampolini di Sinistra democratica ha sottolineato che “Modena e anche l’Italia sembrano poco attrezzate per rispondere a questo problema, che si pone all’interno di un mercato globale. In Italia abbiamo, comunque, una distribuzione che non è ancora all’altezza dei livelli europei. Si deve essere capaci di organizzare la domanda per garantire un buon rapporto prezzo- qualità. Si sono passate varie fasi legislative e culturali, ma non siamo ancora arrivati alla situazione della Francia e della Germania, come efficienza della rete distributiva. Mi aspettavo di più dalle liberalizzazioni, che non stanno producendo l’auspicato calo dei prezzi. Il Comune non può fare miracoli, ma può fare di più oltre a queste buone iniziative: serve una politica che coinvolga consumatori, produttori e distribuzione con tavoli non solo tecnici, ma di impegno politico di fronte alla città”.

Paolo Ballestrazzi di Modena a colori ha affermato che “non possiamo risolvere il problema con dei pannicelli caldi. La città sta perdendo colpi. Il sistema Italia può sostenere 42 milioni di abitanti, quando invece siamo 60 milioni, ma nessuno ha il coraggio intellettuale di dire le cose come stanno. Continuiamo a chiamare forza lavoro che interviene in settori dove la crescita è pura speculazione, come ad esempio il settore dell’edilizia. Che il Comune di Modena chiami i supermercati a calmierare i prezzi comunque è fuori dal mondo, nell’epoca della globalizzazione. Infine, fa molto male il Comune di Modena a invitare i cittadini a spendere in centro storico per Natale, come è stato fatto con questa agendina realizzata per il mese di dicembre. Si dovrebbe promuovere invece il risparmio, nell’interesse della qualità della vita. Il ruolo del Comune dentro Hera, le licenze dei taxi, gli interventi sulle tasse o sulle tariffe, queste cose sì che sarebbero interessanti e importanti per i cittadini”.

Tesauro ha replicato: “prendo atto delle osservazioni di Celloni sulla potenza del nostro partito, che ha solo il 2% dei suffragi. Bisogna ricordare che con l’euro ci fu chi fece il cambio alla pari, trasformando 1000 lire in un euro, peccato che gli stipendi siano rimasti al palo. Quanto alle iniziative citate, ad esempio la Family card è discriminatoria, perché le famiglie con coniugi separati non se la vedono riconosciuta. È chiaro che il Comune di Modena non può calmierare tutti i prezzi, ma deve creare una struttura di raccordo forte e non solo fare iniziative spot. Sicuramente l’appello all’austerità del consigliere Ballestrazzi, che qualcuno chiama decrescita, non è peregrino, anzi mi pare quasi evangelico. Portai in Consiglio una mozione per riportare sui prodotti alimentari di prima necessità anche il prezzo all’origine: fu approvata, ma non se ne fece nulla. Filiera corta, gruppi di acquisto, cooperative di produzione e consumo, sono iniziative che vanno tenute insieme e raccordate, anche se magari fanno meno rumore di altri progetti sbandierati a suon di marketing”.

Stefano Prampolini ha concluso rispondendo agli interventi dei consiglieri: “la Family card ha portato vantaggi e sconti a circa 600 famiglie. È vero che sono iniziative sporadiche, ma per noi sono quasi a costo zero, grazie anche all’intervento di alcuni sponsor. Bisogna ricordare che il dato inflattivo è comunque inferiore a quello dell’area euro, con un 2,4% contro il 3%. Dunque, le cosiddette lenzuolate di Bersani qualcosa hanno contato, e adesso ci aspettiamo una nuova serie di liberalizzazioni. Per quanto riguarda l’agendina che abbiamo prodotto, il centro storico in dicembre ha un’innumerevole quantità di iniziative, che noi abbiamo soltanto registrato. Quanto ai tassisti, infine, ne abbiamo ampiamente discusso e questa settimana apriremo il tavolo delle trattative. Speriamo di portare a casa i migliori risultati per questa città, con un occhio alla qualità dei trasporti ma anche ai prezzi”.
















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