Si è aperto il quarto Congresso nazionale del Po, un appuntamento importante per le sorti del più grande corso d’acqua italiano. Gli ambientalisti auspicano che l’intenso lavoro preparatorio sviluppato dalla Consulta delle Province del Po si traduca in un grande Progetto di Sistema, che preveda la salvaguardia della qualità delle acque, del paesaggio e degli ecosistemi dell’intero bacino per uscire finalmente dall’epoca degli interventi di emergenza.
“Plaudiamo all’intraprendenza delle Province che, d’intesa con l’Autorità di bacino, sono riuscite nello scopo di richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica, del Governo, delle Regioni e della UE su un progetto condiviso – è la dichiarazione di Luigi Rambelli, Presidente di Legambiente Emilia Romagna – d’altro canto rileviamo come, a margine di questo importante lavoro, continuino ad emergere ipotesi di navigazione commerciale e bacinizzazione del fiume che si rifanno ad un progetto vecchio, economicamente ed ambientalmente insostenibile, che produrrebbe un’ulteriore artificializzazione del più grande corso d’acqua del Paese”.
Il Po drena un bacino territoriale sottoposto a pressioni pesantissime: dall’eccessiva e incontrollata urbanizzazione, agli impatti di un sistema agro/zootecnico intensivo, allo sfruttamento estremo della risorsa idrica per la produzione di energia anche nei più piccoli torrenti di montagna, alle escavazioni abusive degli inerti in alveo. Il bacino del Po sopporta il carico di 114 milioni di abitanti equivalenti e vede concessioni idriche per 1.840 mc/secondo a fronte di una portata media disponibile di 1.450 mc/secondo. Il fiume è il recapito finale di quasi il 30% dei fitofarmaci distribuiti in Italia (156.398 tonnellate- dati ISTAT 2005 per Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna) e registra una perdita inarrestabile di biodiversità (delle 50 specie ittiche autoctone italiane solo il cavedano non è considerato in pericolo o a rischio di estinzione).
Di fronte a tutte queste problematiche Legambiente e WWF ritengono che il fiume Po meriti un progetto complessivo di rinaturazione e riqualificazione paesaggistica, per garantire un’adeguata protezione dal rischio idrogeologico e consentire il raggiungimento di quel buono stato ecologico dei corsi d’acqua imposto dalla UE. Gli ambientalisti considerano inoltre urgente attuare un buon Piano di gestione del bacino idrografico, derivato da una valutazione seria del bilancio idrico, da affidare all’Autorità di Bacino il cui ruolo deve essere rafforzato nell’ambito della revisione del Dlgs 152/06, riconoscendole il ruolo di regia degli interventi programmati da altri soggetti e istituzioni.
‘Per ottenere i risultati soddisfacenti e durevoli auspicati dal progetto strategico delle Province per il Po, oltre ai necessari finanziamenti – ha detto Giuseppe Castelnuovo di Legambiente Piacenza che interverrà domani al congresso del Po a nome di Legambiente e WWF – occorre un grande senso di responsabilità e il coraggio di dire no a ulteriori richieste di sfruttamento che contrastano con i richiami della comunità scientifica. Come associazioni ambientaliste ci sentiamo chiamate a contribuire al successo di questo progetto, insieme agli altri portatori di interesse, nell’ottica del metodo partecipativo previsto dalla Direttiva Quadro Acque 2000/60 CE.’