“Ho molto rispetto per Italia Nostra e per il presidente Giovanni Losavio, ma con molta franchezza ritengo sia profondamente sbagliato usare toni allarmistici e parlare di scempio a proposito del comparto sant’Agostino. C’è gente che, in assoluta buona fede, vorrebbe imbalsamare la città e metterla sotto una teca”.
Il vice sindaco di Modena Mario Lugli, assessore alla Cultura, interviene nel dibattito seguito alla firma del protocollo d’intesa tra il ministero dei Beni culturali, il Comune e la Fondazione Cassa di Risparmio di Modena per la realizzazione di un “nuovo luogo della cultura”.
“Il puro e semplice trasferimento dal Palazzo dei musei al sant’Agostino delle biblioteche Estense e Poletti sarebbe poca cosa – prosegue Lugli – se non facessimo anche uno sforzo per ripensare e rinnovare, anche in termini numerici, il rapporto con il pubblico e gli utenti. E lo stesso discorso vale per la Galleria Estense e i Musei civici, che allargheranno i loro spazi. E necessario conservare al meglio i grandi patrimoni librari e artistici, ma è altrettanto necessario promuoverli, valorizzarli e farli conoscere”.
Lugli propone inoltre di dotare la parte non monumentale del Sant’Agostino “di spazi commerciali di qualità, come librerie, negozi di antiquariato di valore, prodotti multimediali e luoghi di ristorazione”. E, allo stesso tempo, suggerisce di ripensare “il piano terra del Palazzo dei musei per renderlo più accogliente e invitante, una vera porta d’accesso ai tesori che l’edificio conserva”.
“Il presidente della Fondazione Cassa di Risparmio Landi ha avuto un’intuizione molto felice – prosegue Lugli – immaginando un concorso internazionale per il sant’Agostino e considerando gli spazi culturali non solo come luoghi di conservazione, ma anche di fruizione e di crescita. L’intera operazione non è un semplice trasferimento di istituti da una parte all’altra della piazza, ma un grande progetto di Ministero, Comune e Fondazione per dotare Modena di uno spazio pubblico e culturale. Una grande svolta perché le città non vanno imbalsamate, ma vissute”.
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