“Un atto di responsabilità verso il futuro capace di dare un destino sostenibile all’uomo”. E’ questo uno dei passaggi più significativi della dichiarazione di intenti riassunta negli Alfabeti Ecologici, il Manifesto per un nuovo modo di fare educazione ambientale a scuola, promosso dal ministero dell’Ambiente e della tutela del mare e del territorio e dal ministero della Pubblica istruzione.
Il Manifesto è stato presentato oggi, nell’Aula Magna dell’Università di Modena e Reggio Emilia, che dal sottosegretario al ministero dell’Ambiente Laura Marchetti. All’incontro – promosso dal ministero dell’Ambiente, dall’assessorato Ambiente e città sostenibile del Comune di Reggio Emilia e dall’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia – hanno partecipato l’assessore all’Ambiente e Città sostenibile Pinuccia Montanari; il rettore dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia Gian Carlo Pellacani, il prorettore Anto De Pol; il professor Giorgio Zanetti della facoltà di Scienze della formazione; il professor Luigi Grasselli, direttore della Biblioteca universitaria di Reggio Emilia; Alfredo Gennari, assessore all’Ambiente della Provincia di Reggio e Raffaella Ingrosso, direttore del Sistema bibliotecario dell’Ateneo di Modena e Reggio Emilia.
All’incontro, di sicuro interesse per tutta la cittadinanza, hanno assistito numero si studenti di liceo Ariosto-Spallanzani e dell’Istituto d’arte Gaetano Chierici di Reggio Emilia.
Conoscenza, Terra, Gioco, viaggio, bioumanesimo sono alcune delle parole chiave degli Alfabeti Ecologici, scelte da un gruppo di Saggi (antropologi, artisti, pedagogisti, urbanisti) costituito presso il ministero dell’Ambiente.
“Gli Alfabeti Ecologici – spiega il sottosegretario Marchetti – partono dall’idea che il primo inquinamento con cui dobbiamo fare i conti sia quello mentale. Un inquinamento che vige sia nell’ambito della scuola, inquinata dal bullismo e da stili di vita superficiali, sia nell’ambito quotidiano dove troviamo spesso stili di vita contronatura come la crescente artificializzazione dell’essere umano e l’aumento progressivo della sua aggressività, verso l’ambiente, gli animali, gli altri”.
“Obiettivo degli alfabeti – prosegue il sottosegretario – è ripulire, disinquinare, ridare alle parole usate il loro significato profondo. La parola ‘Ambiente’ per esempio, come è usata nel senso comune, assume un significato restrittivo. Fa pensare ad uno sfondo su cui poi si innesta la vita umana. Preferiamo invece la parola ‘Natura’ che fa pensare ad una interconnessione profonda tra l’essere umano ed il resto del vivente”’.
Occorre recuperare quindi il ruolo della conoscenza legata alla natura (“a scuola – consiglia Bateson – si dovrebbe imparare soprattutto quando figliano le cerve”) e superare il ruolo che l’educazione ambientale ha avuto fino ad oggi: una sorta di catechismo laico, su dove collocare il cestino dell’immondizia, slegato però dal contesto generale.
Una educazione ecologica invece ingloba necessariamente vari aspetti (sociali psicologici e politici) cercando di riunire creativamente ciò che la convenzione ci ha sempre presentato come opposti (natura-cultura, mente-corpo-uomo, animale). E’ un’educazione insomma che punta a coinvolgere profondamente la persona, nel suo rapporto con gli altri ed il mondo.