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Sequestro Tommy: motivazioni sentenza contro Raimondi

Sono state rese note oggi le motivazioni che hanno portato alla condanna a 20 anni di carcere di Salvatore Raimondi, accusato del rapimento del piccolo Tommaso Onofri avvenuto a Casalbaroncolo il 2 marzo 2006, e all’assoluzione di Pasquale Barbera.


“Non vi รจ dubbio che le confidenze fatte da Barbera al muratore siciliano (Mario Alessi) abbiano avuto oggettiva efficienza causale nel mettere in moto quell’amalgama di impulsi rapaci e malvagia determinazione di cui รจ rimasto vittima Tommaso Onofri. Tuttavia rimane del tutto carente la prova che egli fosse anche solo consapevole che un evento del genere, che supera l’immaginazione di chiunque, potesse accadere”. Lo scrive il Gip di Bologna Rita Zaccariello nelle motivazioni della sentenza che ha mandato assolto in rito abbreviato il capomastro Pasquale Barbera dall’accusa di aver fatto da basista al rapimento di Tommaso Onofri, ucciso a Casalbaroncolo il 2 marzo 2006″.

Sulla partecipazione di Antonella Conserva al rapimento di Tommaso Onofri, Salvatore Raimondi non mente, lo ha scritto il Gip di Bologna Rita Zaccariello nelle motivazioni della sentenza con cui l’ex pugile e’ stato condannato a 20 anni di carcere. Per il Gip, Raimondi ha detto il vero in merito al ”concreto apporto prestato dalla convivente di Alessi in ogni fase del sequestro, dall’ideazione e preparazione del delitto e
sino all’epilogo esecutivo”. Conserva, che con Alessi e’ ora sotto processo a Parma, ha ”sin dall’inizio condiviso l’ideazione del delitto, svolgendo un ruolo determinante nelle decisioni assunte e nella fase preparatoria che lo ha preceduto”. La donna, spiega il giudice, ”cerca di respingere ogni accusa calandosi nel ruolo sofferto di ulteriore vittima del convivente”. Ma ”le risultanze acquisite in atti smentiscono in toto il personaggio succube e ignaro di cui vuole ammantarsi”. Pesa per il Gip il fatto che fino al suo arresto Conserva ha convissuto con Alessi, condannato ”per avere stuprato una ragazza costringendo il fidanzato ad assistere alla violenza”. La donna era per il Gip era quindi ”perfettamente consapevole di condividere la vita con un individuo brutale e incline a gesti di disumana sopraffazione”. E, non a caso, Conserva era sempre ”disponibile a farsi sua complice ogniqualvolta si tratti o di raggirare la buona fede altrui acquistando merce che non verra’ mai pagata o, cosa assai piu’ significativa, quando si tratti di escogitare come guadagnare un mucchio di soldi con ogni mezzo e poca fatica”. Come nel caso, aggiunge, della vicenda del tentativo di riciclaggio.

Inoltre secondo il Gip Zaccariello “dalla ricostruzione dell’omicidio cfatta in base all’autopsia sul corpo del bimbo deriva ”la prova logica insuperabile che Raimondi non fosse presente quando Tommaso e’ stato ucciso”. Ad uccidere Tommaso Onofri la sera del 2 marzo 2006 in via del Traglione, fu quindi, secondo il Gip, Mario Alessi e non l’ex pugile: se fosse stato quest’ultimo, avrebbe usato il coltello che impugnava durante il sequestro. Non l’avrebbe soffocato e preso a calci con ferocia come invece fece Mario Alessi. Alessi ha tentato di addebitare la responsabilita’ dell’omicidio a Raimondi, ma ha poi descritto proprio la sequenza di azioni che hanno portato alla morte, riscontrate poi dall’autopsia. Mentre invece Raimondi riferisce ”una modalita’ di uccisione del bimbo che non trova corrispondenza nelle risultanze degli esiti autoptici”. Tommy infatti fu ucciso con ”una sequenza non solo intrinsecamente brutale, ma, soprattutto, da parte di qualcuno che si e’ accanito senza riuscire a provocare la morte con una sola azione” si legge. Proprio come affermato da Alessi: ”dapprima un tentativo di strozzamento e poi, allorche’ l’assassino ha dubitato che la compressione al collo fosse di per se’ sufficiente a provocare la morte, concitati e ripetuti colpi al cranio. Infine, proprio perche’ i battiti di quel piccolo cuore non cessavano, forse traendo in inganno l’assassino su un’agonia in realta’ ormai irreversibile, lo scempio rabbioso che ha fratturato le mandibole sotto i piedi del carnefice”.”Un carnefice o dei carnefici in tutti i casi tanto efferati quanto inetti” sottolinea amara Zaccariello. ”Ferocia, abiezione e inettitudine si combinano tra loro e di tutto questo rimane vittima Tommaso Onofri, per i lunghi momenti in cui non cessa di battere il suo piccolo cuore”.
















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