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‘Comitato conto anch’io a Sassuolo’ su delinquenza

C’era una volta il fiore all’occhiello del distretto ceramico, Sassuolo. Quello che il cittadino considerava l’araba fenice per eccellenza sotto il profilo sociale ed economico. Una sorta di “terra promessa” da cui sarebbe spuntato il polo piu’ competitivo a livello di produzione di piastrelle ceramiche dal quale sarebbe dovuto scaturire ricchezza e prosperita’ collettiva destinata a soddisfare tutte le aspettative socio-economiche.


Oggi Sassuolo è pur sempre l’epicentro dello sviluppo economico , ma a giudicare dell’esito della situazione sociale , c’è da chiedersi il perche’ della violenza e del degrado, dei ghetti , delle periferie deturpate, degli ambienti in cui l’arte di arrangiarsi significa attitudine predatoria, dell’emarginazione, per inoltrarsi al di là della linea di confine con quella che, con una semplificazione eccessiva, ma inevitabile, chiamiamo la controsocietà illegale.



Il vento di Sassuolo oggi è cambiato , è il vento della micro-macrocriminalita’ , tira forte e spazza via con più frequenza l’aria di normalità che si vorrebbe respirare…



E il paese, Sassuolo è una delle principali navi in balia di questa folata minacciosa. Sassuolo, terra di eterne sfide, quasi sempre vinte.Sfide per innovazione, sfide per lavorare e sfide per affermarsi, in qualsiasi modo, lecito e fino ad ieri mai nel non lecito.



L’equazione Sassuolo-delinquenza è diventata nel distretto un pensiero unico un dato di fatto. Il primo indiziato è sempre il cittadino non con origine sassolese. Questa sensazione, vera o falsa che sia, il sassolese la vive sulla sua pelle, tutti i giorni. Ai semafori con il lavavetri e il mendicante. Nei centri cittadini con i bambini per terra a chiedere l’elemosina. Nei viali con le ragazze e i ragazzi minorenni costretti a prostituirsi, una vera pedofilia di massa. Con i furti dei minorenni Rom alla luce del sole. L’illegalità del povero, dello sfruttato, di chi non ha niente da perdere, dello schiavo bambino è sempre più evidente. Sempre più pesante, più opprimente. In qualunque conversazione in piazza quando si parla esce dal cilindro l’uomo nero o il feroce slavo. La cronaca quotidiana è un bollettino di guerra. Stupri, scippi, furti, spaccio, incidenti stradali ecc. ecc.



La criminalità è un fenomeno contagioso, come è contagiosa una tendenza della moda, che può iniziare con la panchina rotta e diffondersi a un’intera comunità. L’impulso ad assumere un determinato comportamento non parte da un particolare tipo di persona, ma da una caratteristica dell’ambiente circostante.



La criminalità è l’inevitabile risultato del disordine: se una panchina è rotta e non viene riparata, chi vi passa davanti concluderà che nessuno se ne preoccupa e che nessuno ha la responsabilità di provvedere. Ben presto ne verranno rotte molte altre e la sensazione di anarchia si diffonderà da quel parco/piazza alla via su cui si affaccia, dando il segnale che tutto è possibile. In una città, problemi di minore importanza, come i graffiti, il disordine pubblico e la mendicità aggressiva, sono l’equivalente delle panchine rotte, ossia inviti a crimini più gravi: Rapinatori e ladri, sia occasionali sia di professione, sanno che le possibilità di essere catturati, o persino identificati, si riducono se agiscono in strade in cui le vittime potenziali sono già intimidite dalle condizioni dominanti.



La criminalita’ puo’ iniziare a diminuire in citta’ in modo veloce e improvviso solo quando i reati piu’ insignificanti sono contrastati dalle forze dell’ordine in maniera efficace cosi’ anche i punti critici della criminalita’ possono essere contrastati e risolti. La risoluzione della criminalita’ si fonda sulla premessa che un’epidemia possa essere stroncata intervenendo sui dettagli minori dell’ambiente immediatamente circostante.



L’esperienza insegna che le zone che per qualunque motivo restano disabitate e non utilizzate cadono fatalmente nell’abbandono e nel degrado sociale, diventando meta di balordi e zona di traffici illeciti. Spesso anche la vigilanza non è sufficiente. Oppure aree con palazzoni con numerosi appartamenti di piccole metrature attraggano spesso la collocazione di organizzazioni malavitose.



Dobbiamo illuminare meglio la nostra città, sia nel centro che in periferia: strade, vicoli, piazze, parchi e giardini. Una città meglio illuminata non è solo più bella e più godibile. E’ anche più sicura. Questa azione ci permetterà inoltre di razionalizzare la spesa utilizzando nuove tecnologie a costi minori e a basso impatto ambientale.



Dobbiamo essere, inoltre più severi nei confronti dell’accattonaggio e molto duri contro chi sfrutta i bambini e li costringe a lavorare senza diritti, a delinquere. Anche nei confronti dei tanti extracomunitari presenti nella nostra città, dobbiamo da un lato offrire a chi è in regola e si comporta onestamente tutte le opportunità di integrazione possibile, ma dall’altro lato dobbiamo combattere il fenomeno dell’immigrazione clandestina, e della delinquenza che si manifesta particolarmente in questo ambiente, dunque evitare qualsiasi forma di sovvenzione o sussidio a chi delinque e premiare i piu’ bisognosi onesti.



Le tante telecamere oggi usate unicamente per elevare multe contro cittadini e turisti confusi da una viabilità impazzita vanno invece utilizzate come strumenti di dissuasione contro i malintenzionati.Nuove operazioni devono essere dunque avviate per contrastare il fenomeno dei reati meno gravi con la presenza piu’ diretta sul territorio, con la presenza di un maggior numero di forze impiegate e domandando un chiaro quadro legislativo perche’ questi investimenti non risultano un semplice palliativo temporaneo.
Dobbiamo pretendere un maggiore impegno dello Stato e degli Enti locali per le Forze dell’ordine.Non è accettabile che vengano continuamente tagliate e ridotte le risorse destinate a chi tutela la nostra sicurezza.
Ma oltre alle strategie di contrasto vi è tutta una problematica relativa alla prevenzione primaria e fondamentale. Bisogna altresi’ responsabilizzare tutti i partnes sociali, pubblici e privati, che hanno un ruolo di sistema informativo , e in primo luogo la scuola e la famiglia. L’azione repressiva di polizia, magistratura, guardia di finanza e tutte le forze dell’ordine, da sola, mai potra’ scongiurare l’incidere di comportamenti devianti, distruttivi antisociali.
Ad esempio dobbiamo agevolare in tutti i modi gli operatori commerciali che nonostante tutto continuano a lavorare in città, nel centro come nei quartieri di periferia, svolgendo in tal modo un compito fondamentale per la sicurezza e la vivibilità della città e dobbiamo evitare che in una piccola città come la nostra ci siano zone “off limits” ( come i giardini e le zone centrali in certe ore, per non parlare di interi quartieri).
Abbiamo visto poi che quando alcune volte è stata avviata una collaborazione stretta tra carabinieri , polizia municipale ed altre forze dell’ordine, tra enti pubblici e privati , tra stato e cittadino , sono arrivati risultati molto incoraggianti e si è rimediato in parte alle pericolose forze centrifughe che rischiano di cancellare il concetto di appartenenza civile , e quindi il rispetto per se e per gli altri.
Il diritto alla sicurezza domanda a tutti il dovere di rispondere delle proprie responsabilita’ di fronte all’incessante crescita della delinquenza.



I cittadini hanno diritto alla sicurezza e alla tranquillità contro il crimine e la violenza di strada, ma anche contro gli abusi e le inefficienze. Bisogna mantenere alta l’attenzione e puntare soprattutto sulla prevenzione e sul controllo del territorio.
La sicurezza è un bene comune, indispensabile per rendere possibile il rilancio della città.



Comitato Conto anch’io a Sassuolo

















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