sabato, 27 Aprile 2024
13 C
Comune di Sassuolo
HomeAttualita'Presentate stamane le linee guida del Ptcp di Reggio Emilia





Presentate stamane le linee guida del Ptcp di Reggio Emilia

Questa mattina nella Sala degli Specchi del Teatro Valli a Reggio Emilia si è tenuta la conferenza pubblica di presentazione delle linee guida del Ptcp – Piano territoriale di coordinamento provinciale.

Sono intervenuti (in ordine): Sonia Masini, Presidente della Provincia di Reggio Emilia; Prof. Aldo Bonomi, Direttore del Consorzio A.A.STER; Prof. Livio Barnabò, Amministratore Delegato PEGroup; Arch. Elisabetta Cavazza, esperto in analisi e progettazione del paesaggio; Prof. Claudio Calvaresi, Politecnico di Milano; Prof. Roberto Gambino, Politecnico di Torino; Prof. Giorgio Vitillo, Politecnico di Milano; Prof. Sergio Malcevschi, Università di Pavia; Arch. Anna Campeol, Dirigente del Servizio Pianificazione Territoriale e Ambientale della Provincia di Reggio Emilia.

La presidente Sonia Masini ha affermato che l’incontro di questa mattina continua la discussione sull’assetto futuro del territorio di Reggio Emilia iniziato già da tempo per fornire ulteriori spunti e proposte di riflessione nell’ordine di creare un quadro complessivo che dia la possibilità di lavorare meglio e in modo più coordinato. L’incontro vuole, infatti, aprire un percorso e non porsi come conclusione di un lavoro già svolto, sono state quindi volutamente lasciate aperte alcuni tesi sulle quali dovrà esserci una larga condivisione di finalità ed obiettivi, tenendo conto anche di un attento lavoro di ascolto della cittadinanza interessata. La Masini ha sottolineato chiaramente come non si tratti di un Piano asettico, ma di un progetto vivo che ha l’ambizione di guardare al futuro partendo da una riflessione storica e che si tradurrà in azioni concrete. Al centro di queste considerazioni ci deve essere il paesaggio come elemento forte che spesso viene però trascurato, richiesta questa che viene anche espressamente dall’Europa. Importante in questo ambito ha ricordato la Presidente è il lavoro svolto della Biennale del Paesaggio attraverso il quale Reggio Emilia vuole esprimere parte delle sue eccellenze. Diventa fondamentale rafforzare il sistema di comunicazione sottolineando l’importanza del protagonismo dei territori e dei cittadini. Per il riordino dell’assetto territoriale si deve partire, dunque, da un’identità forte, perché la globalizzazione tende a cancellare l’individualismo. C’è la necessità di sviluppare le eccellenze che esistono già a Reggio Emilia, bisogna però che la crescita sia connotata in tutti i settori. Per fare questo occorre uno sforzo comune per candidare Reggio Emilia come luogo depositario di una leadership che si muove non in conflitto con le altre realtà ma in una direzione di assoluta collaborazione. La pianificazione futura dovrà esaltare quindi le identità locali facendo diventare le specificità dei territori un elemento di differenziazione nel mercato globale.

Il Professore Bonomi ha posto la sua attenzione di esperto sugli aspetti legati al tipo di capitalismo ed economia che connotano Reggio Emilia, ovvero un capitalismo legato ai singoli territori, che si muove quindi dal basso verso l’alto. Molte medie imprese, partite da una situazione locale di sviluppo sono entrate in un’economia globale senza perdere il legame con il territorio. Questo ha permesso loro di aprirsi verso nuove prospettive economiche mantenendo alta anche la produttività sul territorio. Ed è proprio questa la ricchezza di Reggio Emilia, dovuta anche alla centralità della sua posizione all’interno del bacino che va da Piacenza a Modena, l’apporto cioè di queste economie al sistema cittadino. Il Professore concorda con le linee guida del ptcp nel loro essere inscritte all’interno di una considerazione non solamente locale ma regionale e nazionale. Il Piano, infatti, prende in considerazione la città di Reggio Emilia all’interno della zona mediopadana, di una piattaforma produttiva che rispecchia il panorama dell’intera regione. Il suo invito è quello di dialogare con i sistemi bancari e finanziari presenti sul territorio, con le reti di trasporto (autostrade e strade), con le reti municipalizzate, con i saperi (Università) e con le parti rappresentative del sociale. Il Ptcp deve dialogare anche con quella parte della società rappresentata da nuove professioni e con la media borghesia che finora non è rappresentata dal sistema delle rappresentanze sociali. Il Piano deve, quindi, dire come i luoghi si rapportano con i flussi “…in una logica di mano aperta e non di pugno chiuso.”

L’intervento di Livio Barnabò è partito dal discorso cardine legato alla qualità integrata come valore di alta programmazione secondo una logica complessiva di sviluppo che tiene conto di almeno tre fattori: il tempo, l’economia e il ruolo delle amministrazioni pubbliche. Il Professore ha sottolineato come sia necessario creare un forte volano di conoscenze all’interno del territorio, le quali devono tener ben presente l’ambiente, la storia e l’identità dei luoghi. Il suo invito è stato quello di progettare nel lungo periodo. Pianificare i prossimi 10 anni è una scelta necessaria ma è una pianificazione che non risponde ad una precisa domanda che viene dal territorio, si pone quindi il problema di allungare tempi di pianificazione. Il sistema paese deve progettare secondo tempi più lunghi. Barnabò continua dicendo “…vorrei rispondere a mio figlio quando mi chiederà quale università frequentare di non andare a Londra, perché Reggio Emilia è in grado di offrirgli possibilità di sviluppo lavorativo forti e concrete…”.

L’analisi dell’Architetto Elisabetta Cavazza ha fornito un contributo storico che ha messo in luce come l’integrazione del sistema di tutela e valorizzazione del territorio possa fornire elementi utili intorno ai quali poter agire e lavorare. Nel piano che si andrà a definire è emersa la necessità di valutare tutti gli elementi e prefigurare degli strumenti di sviluppo che contemporaneamente dovranno essere anche adoperati nell’ottica della valorizzazione territoriale.

La collaborazione del Politecnico di Milano con la Provincia di Reggio nella progettazione del Ptcp è iniziata già lo scorso anno. Due sono stati questa mattina gli interventi, il primo del Prof. Claudio Calvaresi che ha sottolineato come a Reggio Emilia esistano dei primati di eccellenza in vari settori, ma manchi un “marchio Reggio” ben definito. Calvaresi ha affermato che il Ptcp non può prescindere dal riconoscimento della pluralità dei territori (zona stazione mediopadana/Appennino). Al Piano si chiede, quindi, uno sguardo che vada oltre i confini locali e tenga conto della coesione sociale.

Il secondo intervento del Prof. Giorgio Vitillo si è focalizzato sugli insediamenti urbanistici e sulle strategie che il piano deve adottare: co-pianificazione, partecipazione e condivisione. La sfida, secondo Vitillo, è proprio quella di definire una nuova ottica di operatività nella quale ci si muova nella direzione di collaborazione con i vari Comuni presenti sul territorio.

L’intervento del Prof. Roberto Gambino ha sottolineato come da un lato ci sia una trasformazione drammatica del paesaggio con un ritmo di crescita degli insediamenti esorbitante e dall’altro una richiesta di valorizzazione e qualità del territorio. Diventa quindi di fondamentale importanza cogliere le differenze e le specificità del territorio di Reggio Emilia attraverso uno sguardo multidisciplinare.

Per il Prof. Malcevschi importante è soprattutto sottolineare il discorso della qualità, data anche la complessità del sistema che ci sta di fronte. Il suo intervento ha delineato i concetti di sostenibilità, rete ecologica e forte dinamicità che caratterizzano la realtà reggiana. Si pone quindi la necessità di preservare i collegamenti fra le reti ecologiche e le realtà territoriali.

Ultimo intervento, quello dell’Arch. Campeol, ha messo in luce le linee guida dell’intero Ptcp affermando che si tratta dell’avvio del Piano e non del progetto finito. I tre punti fondamentali ribaditi anche dall’intervento della Campeol e sui quali verte tutta la progettualità del Piano sono: co-pianificazione, partecipazione e sussidiarità. Il Piano fornirà direttive e soluzioni e vuole proporsi come luogo all’interno del quale si pongono le questioni che si svilupperanno nei vari territori: gerarchizzazione delle aree produttive (sovracomunali, sovraprovincial) e loro trasformazione in aree ecologicamente attrezzate; gerarchizzazione delle infrastrutture per potenziare i principali assi cittadini; centralità di Reggio Emilia (filo rosso che collega la zona nord – opere di Calatrava – attraversa le eccellenze reggiane – campus universitario, area ospedaliera, Reggia di Rivalta in collegamento con la zona Matildica.).

La situazione reggiana oggi propone un panorama di straordinaria sinergia dato dal fatto che in queste settimane si stanno varando anche a livello comunale il PRC e il PTR, questo comporta una situazione di grande fermento dove il territorio si muove all’interno di un progetto comune. Il Ptcp vuole far emergere le eccellenze di Reggio Emilia nell’ottica di un policentrismo diffuso e condiviso all’interno del quale ci saranno regole partecipate affinché i vincoli non debbano essere imposti dalla legge, ma rispettati perché riconosciuti e adottati-. La Campeol ha sottolineato anche l’importanza del ruolo dell’agricoltura come parte strategica e ha illustrato le 5 linee strategiche: garantire la sicurezza dai rischi e la conservazione attiva delle risorse; valorizzare e tutelare la storia e l’identità del territorio; qualificare e specializzare il sistema insediativi delle residenze e della produzione; organizzare le funzioni di eccellenza, commercio e servizio; connettere il territorio reggiano all’Europa e ad altri sistemi territoriali. Lo sforzo è quello di integrare le due anime intrinseche alla pianificazione, quella ambientale/paesaggistica e quella insediativa/infrastrutturale.
















Ultime notizie