E’ di omicidio colposo l’accusa con cui è stato rinviato a giudizio il professor Alberto Bartolamasi, medico di guardia del reparto di ostetricia e ginecologia dell’ospedale di Sassuolo nel gennaio del 2004 quando un’ambulanza portò la 31enne Marianna Perrella che poi morì. La donna era alle fasi finali della gravidanza ed era affetta da meningite, una patologia che non è stata subito riconosciuta e che ha portato al suo decesso.
Al suo arrivo in ambulanza Marianna fu subito dirottata nel reparto di ginecologia ed ostetricia dove le fu diagnosticata una semplice influenza per cui le furono prescritti i farmaci che si usano comunemente in questi casi, ma una volta tornata a casa la donna ha continuato a sentirsi male. Il giorno dopo Marianna è peggiorata al punto da tornare in ospedale quando le sue condizioni erano già gravissime, gli esami a cui fu sottoposta rivelarono la presenza della meningite per questo venne trasferita al Policlinico di Modena dove morì.
I medici del Policlinico riuscirono però a salvare il bambino che nacque prematuro e che purtroppo non è completamente sano a causa sia della meningite, sia della nascita anticipata.
I difensori del professor Alberto Bartolamasi, il medico di guardia che visitò per primo la donna, dagli avvocati Andrea Mattioli e Marco Favini sostengono che il medico non potesse diagnosticare la meningite in quel frangente ed inoltre che anche se fosse stata riconosciuta non si sarebbe potuta curare perché ormai era troppo tardi.
Diversa la versione dell’accusa secondo cui il medico, sulla base anche del tabulato fornito dal 118 che attestava febbre alta, vomito e mal di testa, avrebbe dovuto riconoscere la meningite che ha poi ucciso la donna.
Ad assistere il padre, la madre e i fratelli di Marianna Perello è l’avvocato Luca Brezigar, mentre il marito e il figlio sono seguiti dall’avvocato Cosimo Zaccaria.
