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Disagio sociale e marginalità a Bologna: presentazione del libro

A Bologna non si viene solo per farsi operare al cuore o farsi ricomporre una frattura facciale. A Bologna si viene anche per ottenere assistenza sociale: un letto, un pasto, una dose di metadone. E’ quanto emerge dal libro “Disagio sociale e marginalità a Bologna”, curato da Raimondo Maria Pavarin, responsabile dell’Osservatorio Epidemiologico Metropolitano dell’Azienda USL di Bologna, per l’editore Carocci.

E lo stesso libro lascia intuire anche perché questo capita: a Bologna, tra l’altro, è stato creato un sistema informativo unico in Europa, che non solo consente di mettere in rete (in un server assolutamente “blindato”, disponibile esclusivamente agli addetti ai lavori) i dati di tutte le persone seguite dai servizi sociali, ma che addirittura è capace di rendere noto in tempo reale la disponibilità di posti letto nei dormitori, la disponibilità di luoghi in cui poter disporre di un pasto; vale a dire tutte le informazioni utili sia a fornire servizi assistenziali, sia a misurare il fenomeno del disagio.
L’idea complessiva che emerge è che la povertà è un fenomeno altamente complesso non semplificabile (non lo si può ridurre, per esempio, a questione solo economica, o solo culturale): l’intervento sociale dunque non può essere strutturato in maniera uniforme e continua nel tempo. Al contrario deve orientarsi su diversi destinatari e organizzarsi in maniera da seguire le evoluzioni del fenomeno nel tempo. Le diverse parti che compongono il libro focalizzano, in questo senso, sia i fenomeni legati alla povertà e al disagio sia il funzionamento di alcuni servizi in un’ottica di valutazione. L’obiettivo di questo lavoro è l’analisi delle caratteristiche di quelle persone che hanno usufruito di un intervento e dei percorsi all’interno dei vari settori finalizzata all’individuazione di tipologie di domanda e di offerta e di spunti particolari per migliorare la qualità dei servizi.

Per quanto concerne la sintesi dei risultati, sono stati ricostruiti i percorsi di 2.796 soggetti: il 73% si è rivolto allo Sportello sociale, il 28% è stato ospite degli Asili, il 37% è stato contattato dell’Unità di aiuto. Poco più della metà “vive” sulla strada”, oltre il 70% proviene da fuori provincia, il 45% da fuori regione, il 17% è senza fissa dimora. Le femmine sono il 16%, gli stranieri il 22% e uno su tre è clandestino. Un soggetto su cinque ha il diploma di scuola media superiore, il 78% non lavora. L’età media di primo contatto oscilla tra 34 e 35 anni.
Da rilevare che 38 soggetti hanno la laurea e di questi oltre il 90% è stato ospite in un Dormitorio. Per quanto riguarda la situazione sanitaria, all’ultimo contatto solo un soggetto su tre ha dichiarato di ave fatto almeno una volta nella vita un test per l’HIV e per l’epatite C.

La metà sono tossicodipendenti, il 7% alcolisti, l’8% soggetti con problemi psichiatrici. Il 47% usa o ha usato eroina, il 35% cocaina, il 13% psicofarmaci, il 19% abusa anche di alcol.
Il 28% al primo contatto era a Bologna da meno di un mese, il 21% da più di cinque anni. Tra i soggetti contattati nel 2004 la metà si era rivolta a questi servizi anche negli anni precedenti.
Il libro verrà presentato a Bologna il 14 giugno alle 18, alla Libreria melbookstore, in Via Rizzoli, 18 a Bologna, da Leopoldo Grosso, vicepresidente del gruppo Abele, e Lelia Govoni, direttrice del dipartimento Integrazione Sociale e Sanitaria dell’Azienda USL di Bologna, Raimondo Pavarin, curatore del libro.

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