Il 25 maggio a Bologna, presso la Casa Circondariale cittadina, cardiologi dell’Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri (ANMCO), guidati da Giuseppe Di Pasquale, Coordinatore Regionale dell’iniziativa per l’Emilia Romagna e Direttore della Cardiologia dell’Ospedale Maggiore di Bologna, a disposizione dei detenuti e del personale di polizia penitenziaria per incontri formativi e corsi sulla prevenzione e gestione delle emergenze cardiovascolari. Al pomeriggio una tavola rotonda.
L’iniziativa ANMCO, Heart Care Foundation e Dipartimento Amministrazione Penitenziaria (DAP) e appoggiata dall’Azienda USL di Bologna, prevede una stretta collaborazione fra i cardiologi l’Amministrazione Penitenziaria, i Sanitari e il Personale che operano nelle carceri.
“Il cuore dei detenuti è in pena – afferma Giuseppe Di Pasquale direttore della Cardiologia dell’Ospedale Maggiore di Bologna – gli oltre 3.000 reclusi nelle carceri dell’Emilia Romagna necessitano di prevenzione cardiovascolare. Ogni anno numerosi detenuti muoiono in carcere e alcuni di questi decessi sono dovuti a cause cardiovascolari, ad esempio un arresto cardiaco. Avere stime precise è molto difficile, ma tutte le Unità di Terapia Intensiva Coronarica possono raccontare di aver assistito un detenuto colpito da infarto. La popolazione carceraria è peculiare per il suo rapido mutamento e negli ultimi dieci anni ha visto accrescersi la percentuale di migranti rispetto alla popolazione italiana generale. In carcere convivono diverse etnie e culture, per questo risulta difficile stimare il rischio cardiovascolare dei detenuti”.
Scopo della Campagna è fornire ai detenuti elementi e supporto per prevenire e curare le malattie cardiovascolari ed addestrare il personale di Polizia Penitenziaria alla gestione delle emergenze cardiovascolari.
La giornata sarà scandita da due momenti distinti: al mattino, dalle 9 alle 13, i cardiologi tratteranno i temi relativi ai fattori di rischio cardiocircolatorio e illustreranno a detenuti e personale di polizia penitenziaria le manovre di primo soccorso spiegando come attivare il sistema di emergenza in modo corretto. Seguirà una tavola rotonda “Prevenzione e cura delle malattie cardiovascolari nella realtà degli Istituti Penitenziari” cui prenderanno parte esperti della sanità cittadina, magistrati e associazioni di tutela, tra cui Angelo Branzi, direttore Istituto di Cardiologia, Policlinico S. Orsola Malpighi, Bologna, Desi Bruno garante dei diritti delle persone private della libertà personale, Nello Cesari Provveditore Regionale Amministrazione Penitenziaria, Enrico Cieri Sostituto Procuratore di Bologna, Giuseppe Di Pasquale, direttore di Cardiologia Ospedale Maggiore, Azienda Usl di Bologna, Maria Longo Magistrato di Sorveglianza del Tribunale di Bologna, Pasquale Paolillo dirigente Sanitario Casa Circondariale di Bologna, Giancarlo Piovaccari Presidente Regionale ANMCO, Massimo Annicchiarico Vice Direttore Sanitario-Area Ospedaliera Azienda USL di Bologna.
Sempre nel pomeriggio istruttori ANMCO coordinati da Alessandro Capecchi, cardiologo dell’Ospedale di Bentivoglio terranno corsi teorico-pratici di gestione dell’emergenza e uso dei defibrillatori per il personale di polizia penitenziaria che, dopo una valutazione finale, otterrà un certificato di qualificazione.
“L’iniziativa è appoggia anche dall’Azienda USL di Bologna – continua Elda Caldari responsabile dell’Azienda USL di Bologna per la Medicina Penitenziaria – che in questo modo intende testimoniare il suo impegno e quello del Servizio Sanitario Regionale nel promuovere una concezione universalistica di salute. In molti casi, infatti, i detenuti provengono da una situazione di forte disagio sociale con una condotta di vita disastrata. Negli istituti di pena è arduo correggere lo stile di vita, l’attività fisica non è incoraggiata, la dieta può non essere adeguata, il fumo è diffusissimo. Se a questo aggiungiamo i fattori di rischio individuali, come l’ipertensione arteriosa, le dislipidemie, o il diabete, il carico di stress che i detenuti sostengono ogni giorno si comprende quanto sia opportuno intervenire con un progetto di prevenzione ed educativo per la salute del cuore dei carcerati”.