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Allergie alimentari: 210 sospetti casi a Modena nel 2006

La prevalenza delle malattie allergiche è considerevolmente aumentata negli ultimi 20-30 anni fino a costituire una delle maggiori fonti di preoccupazione in ambito sanitario dei paesi occidentali. Si calcola, infatti che, approssimativamente, un terzo dei bambini soffra di allergie di varia natura con prevalenze che cambiano in base alla diagnosi e all’età.

”Sebbene la presenza delle IgE specifiche nel siero indichino che una persona ha sviluppato una sensibilizzazione verso un determinato allergene (alimentare o inalatorio) – spiega la dottoressa Alda Tiziana Scacchetti, responsabile del settore di Allergologia del Laboratorio Analisi – ciò non significa che l’allergene in questione causi sintomi allergici significativi.
Nel 2006, abbiamo riscontrato in 210 pazienti con sospetta diagnosi di allergia alimentare (su un totale di 3500 pazienti affluenti al nostro laboratorio), la presenza di sensibilizzazione verso questi principali alimenti: grano, latte, pomodoro, mela e albume d’uovo. Alcuni allergeni, risultati positivi, potrebbero anche risentire di coinvolgimenti crossreattivi in pazienti pollinosici. Ma attenzione, parliamo sempre di sensibilizzazione. La diagnosi di allergia alimentare si basa sulla presenza delle IgE specifiche con preciso riscontro nella storia clinica del paziente”.

Proprio per fare il punto della situazione, la Struttura Complessa Laboratorio Analisi Chimico Cliniche dell’Azienda Ospedaliero – Universitaria di Modena, diretta dalla dottoressa Anna Carbonieri, ha organizzato per domani, giovedì 24 maggio, un convegno dal titolo “Allergie e intolleranza alimentari: clinica e laboratorio”. L’iniziativa si terrà al Centro Servizi Didattici della facoltà di Medicina e Chirurgia di Modena (via del Pozzo 71) a partire dalle ore 9.

“Lo scopo – ha spiegato la dottoressa Anna Carbonieri – è quello di approfondire gli aspetti epidemiologici delle allergie alimentari nelle diverse età, di chiarire la differenza tra allergie e intolleranze alimentari (reazioni avverse da alimenti), di presentare vantaggi e critici-tà degli strumenti diagnostici a disposizione in vitro e in vivo ed infine di rafforzare l’integrazione tra laboratorio e clinica in modo da creare un circolo virtuoso che, attraverso il confronto sui casi clinici complessi, porti a incrementare competenze ed esperienze dei professionisti, migliorando l’iter diagnostico di tutti i pazienti”.

Al Policlinico operano diverse equipe che si occupano del problema “allergia” in generale e quindi anche delle allergie alimentari. La sintomatologia può interessare diversi or-gani e apparati (manifestazioni cutanee, gastroenteriche e respiratorie) e questo rende indispensabile un approccio multidisciplinare. “Solo con un lavoro di equipe tra le varie strutture coinvolte – ha spiegato la dottoressa Alda Tiziana Scacchetti – si può correttamente diagnosticare e gestire l’allergia. Noi lavoriamo a stretto contatto con la Pediatria, la Dermato-logia, la Gastroenterologia e la Pneumologia”.

Fra tutti i tipi di allergie,quelle alimentari rivestono un ruolo di primo piano nella percezione della popolazione. Come provato da molte indagini, condotte nei paesi europei e negli Stati Uniti, la percentuale di individui convinti di avere un’allergia alimentare è di gran lunga superiore a quella di chi si sottopone a un test che confermi clinicamente la patologia allergica. Mai come in questo campo, infatti, si ricorre ad autoprescrizioni di farmaci o di test diagnostici, alcuni dei quali spesso non hanno alcuna base scientifica. In altri casi si ricorre ad arbitrarie limitazioni nella dieta senza un adeguato supporto clinico.

“Occorre sensibilizzare l’opinione pubblica nei confronti dei rischi di questi trattamenti “fai da te” – ha concluso la dottoressa Anna Carbonieri – perchè solo una diagnosi precoce e una gestione corretta del paziente possono prevenire o ritardare quella che è stata definita la marcia allergica”.
“Il settore di Allergologia del Laboratorio Analisi Chimico Cliniche – precisa il Direttore Generale dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena dottor Stefano Cencet-ti – ha instaurato con i reparti specialistici sopra citati un rapporto di collaborazione che sta portando, tra l’altro, anche alla valutazione condivisa di nuovi test in vitro, a fornire un contributo nella didattica per le scuole di specialità e a condividere percorsi formativi (pediatri e la-boratoristi) ma, dal momento che la maggior parte degli utenti è di tipo ambulatoriale, l’interesse di tutta l’Azienda è quello di creare un dialogo con i Medici di Medicina Generale, Pediatri di libera scelta e Specialisti ambulatoriali per la impostazione di percorsi diagnostici integrati”.

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