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Rapporto sul credito delle imprese artigiane in regione

Il fattore credito rimane vitale per la tenuta e lo sviluppo dell’artigianato e della piccola impresa, di norma sottocapitalizzata e senza validi strumenti alternativi al credito bancario per le proprie occorrenze di liquidità e investimento (il nostro settore rimane banco dipendente).

In Italia la quota dei prestiti bancari alle imprese non finanziarie è pari al 63% del totale dei finanziamenti al settore privato, rispetto ad una media nell’Unione Europea del 45%. Se però consideriamo la quota dei fidi oltre i 5 milioni di Euro, che supera il 52% del totale, abbiamo la rappresentazione di un paese caratterizzato da oltre 4 milioni di piccole e micro imprese sottostimate nelle loro esigenze finanziarie, nonostante significano per le banche un imprescindibile mercato di riferimento che ha consentito negli anni un’ampia diversificazione dei rischi di portafoglio e di insolvenze.
Da rilevare inoltre che la quota dei finanziamenti oltre i 5 anni in Italia, seppure in crescita, rappresenta il 38% del totale rispetto ad una media europea del 52%, confermando una maggior esposizione a breve del nostro sistema produttivo.

In questi elementi di contesto finanziario generale, insieme alla ridotta dimensione media del sistema imprese, si collocano anche i mutamenti del quadro normativo introdotti dalla nuova direttiva di Basilea2. Questa riforma sul capitale di vigilanza del sistema finanziario, spingerà le banche ad adottare metodologie valutative del rischio credito basate su procedure automatiche, che riducono drasticamente la tradizionale flessibilità usata in passato, specie per le micro-imprese. Il merito creditizio e conseguentemente le condizioni dei finanziamenti concedibili (tasso, durata, quantità ecc.) saranno valutati prevalentemente su dati quantitativi (bilancio, capitalizzazione, liquidità ecc.) trascurando quelli qualitativi (capacità imprenditoriali, prospettive settoriali, propensione ad innovazione ed investimenti ecc.).
L’utilizzo di rating interni (sono francamente improbabili quelli esterni per imprese artigiane) favoriranno una quota limitata di piccole imprese, mentre la stragrande maggioranza rischia di essere penalizzata, come emerge anche dalla sperimentazione che stiamo conducendo sulla convenzione regionale di tesoreria con l’introduzione di classi di merito in linea con i parametri di Basilea2.
Anche le tradizionali strutture di garanzia quali i Confidi, alle prese peraltro con la recente bozza di normativa secondaria di Banca Italia per la completa attuazione della Legge quadro, rischiano di veder affievolito il loro insostituibile ruolo se non aggiorneranno le loro metodologie operative (garanzie reali e non sussidiarie) trasformandosi in organismi sempre più adeguati alle nuove esigenze delle imprese.

In questo quadro, si colloca anche la situazione del credito all’artigianato in Emilia-Romagna che, pur confermandosi a livelli tra i più positivi sul piano nazionale, registra tendenze e sperequazioni territoriali che debbono essere attentamente valutate per concorrere in tutte le realtà a sostenere gli investimenti e la competitività di un settore essenziale per consolidare la ripresa economica nella nostra Regione.

I dati del rapporto al 31.12.2005 rilevano in particolare:
– Gli impieghi artigiani sugli impieghi totali al sistema economico si sono attestati al 5,8% (4,4% in Italia) con evidente squilibrio rispetto al peso del nostro settore, oltre 147 mila imprese artigiane in Emilia-Romagna, il 15,8% del PIL, oltre il 20% dell’Export e il 31% del totale delle imprese. Se poi consideriamo i dati dal 2000, registriamo un calo complessivo dell’1,3% a fronte di un calo in Italia dello 0,7%. Questi limiti si evidenziano anche nell’importo medio degli impieghi per impresa artigiana (47.200 Euro) che pur sensibilmente superiore alla media Italia (37.100) è spesso insufficiente a sostenere le esigenze del settore, specie per le imprese di produzione.

A livello provinciale si registrano notevoli scostamenti: dal minimo di 39.200 €uro di Ferrara al massimo di 62.500 €uro di Forlì-Cesena
 Anche la qualità del credito evidenzia ancora una quota a breve rispetto al medio-lungo termine particolarmente elevata (49%) superiore alla media Italia (47,3%), specie se rapportata alla situazione delle PMI negli altri paesi europei. Su questo versante si registra comunque un progressivo miglioramento, era il 55,5% nel 2001, grazie soprattutto all’azione dei Confidi che operano quasi esclusivamente sul medio-lungo termine. La provincia più virtuosa è Rimini con il 42,5% mentre Modena ha la quota più elevata di credito a breve, 53,5%.
– Il credito agevolato si attesta al 4,1% rispetto al 5,9% media Italia, confermando che non basta il processo istituzionale di federalismo se poi alle Regioni non vengono trasferite risorse adeguate o non si avvia il federalismo fiscale. E in ogni caso si conferma che in fatto di agevolazioni la parte del leone la fanno altre categorie. Anche in questo caso risultano notevoli le differenze provinciali. Si va dal minimo del 2,5% di credito agevolato a Parma, al massimo del 6% di Modena.
– Il parabancario è abbastanza diffuso tra la categoria e le quote di Leasing (4,8% sul totale regionale) e di Factoring (4,8%) sono la prima sotto e la seconda sopra le medie nazionali.
– La “ricchezza finanziaria” delle imprese artigiane in Emilia Romagna con 7.700 milioni di euro (aggregato depositi, titoli, azioni, polizze vita ecc.) è di poco superiore alla quantità di credito erogato (6.940), mentre in Italia il divario è più ampio tra ricchezza (73.900milioni di euro) rispetto ai finanziamenti concessi (54.800 milioni). Si potrebbe dire che per la nostra regione non vale il detto famiglia ricca – impresa povera.
– Il tasso di insolvenza evidenziato dalle rilevazioni dell’ABI a fine 2005 per il comparto artigiano nelle aree del Nord, risulta del 4,2% mentre le insolvenze lorde sulle garanzie in essere del sistema Confidi artigiani in Emilia-Romagna, nello stesso periodo, si attesta sullo 1,1%. Se consideriamo solo l’operatività 2005 il tasso di insolvenza lordo è addirittura dello 0,51%. Questo enorme divario tra insolvenze delle banche e quelle dei Confidi conferma la grande capacità di questi ultimi a valutare il merito creditizio con parametri qualitativi più che quantitativi, conoscendo bene l’impresa e l’imprenditore a cui si rilasciano le garanzie.

Il rapporto nella seconda parte evidenzia anche il ruolo insostituibile dei Consorzi e delle Cooperative artigiane di garanzia (Confidi) che nella nostra regione svolgono da decenni una funzione vitale nel favorire il rapporto banche-imprese:
– Nel 2005 i 18 Confidi operativi dell’artigianato, che associano 94.109 imprese (di cui 7.238 industriali) hanno concesso garanzie per 661,44 milioni di euro a 13.913 aziende.
– La qualità dei finanziamenti garantiti dai Confidi è per il 93,8% a medio-lungo termine, mentre la quota di credito agevolato si attesta sul 40%, nettamente superiore alla percentuale di incentivi di cui gode il settore artigiano (4,1%) a conferma della capacità dei confidi a svolgere anche attività di consulenza per consigliare le imprese ad utilizzare le migliori opportunità di finanziamento.
– La struttura dei Confidi artigiani dell’Emilia-Romagna è mediamente di buon livello con un patrimonio netto complessivo di 62,36 milioni di Euro e un capitale sociale di 24,36 milioni di euro. Ciò nonostante occorreranno in futuro significativi processi di razionalizzazione e potenziamento per affrontare le nuove sfide di Basilea 2.
– I 18 Confidi territoriali di 1° grado sono contro-garantiti dal Consorzio regionale di 2° grado Artigiancredit Emilia-Romagna che a fine 2005 registrava oltre 440 milioni di euro, di garanzie in essere potendo giovarsi anche dell’intervento del FEI (Fondo Europeo Investimenti).

La Confartigianato Federimprese dell’Emilia Romagna con la presentazione di questo rapporto intende favorire la conoscenza del fattore credito per la categoria, auspicando un confronto costruttivo e una ripresa di forte collaborazione tra tutti i soggetti pubblici e privati interessati, in particolare Regione e sistema bancario, affinché l’accesso alle fonti di finanziamento possa costituire reale premessa per la crescita e lo sviluppo dell’artigianato e della piccola impresa.
















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