Dopo lo straordinario successo ottenuto nella passata stagione Carlo Giuffrè, “il custode della grande tradizione attoriale napoletana”, propone in una nuova versione la divertente commedia di Eduardo Scarpetta “Il medico dei pazzi” che sarà in scena domani sera alle 21 al Teatro Carani di Sassuolo.
“Il “Medico dei Pazzi” – scrive Giuffrè nelle sue note di regia – sarà un altro spettacolo da non accantonare, ma da restaurare e divulgare. Anche quest’anno vi racconterò le divertenti e folli avventure di don Felice Sciosciammocca, un’altra commedia che spero resterà viva nella coscienza e nel cuore degli spettatori”.
L’esile trama racconta di Felice Sciosciammocca, maschera creata da Scarpetta e resa celeberrima da Totò, arrivato a Napoli dalla campagna con la pittoresca moglie Concetta (Antonella Lori), per vedere l’Ospedale dei pazzi che il nipote Ciccillo (Pierluigi Iorio) dice di aver costruito, dopo essersi finto medico per spillargli quattrini chiedendogli di finanziare la sua impresa. Come risolvere l’impasse? La trovata di Ciccillo è di portare lo zio a visitare la Pensione Stella, spacciandola per l’Ospedale, confidando nell’eccentricità dei personaggi che la abitano.
Il plot serve solo da pretesto, poiché il valore della commedia sta nella caratterizzazione dei finti pazzi su cui Giuffré agisce con una connotazione personalissima: dilata e cesella i siparietti dei vari protagonisti così da aggiungere alla farsa scarpettiana componenti che spaziano dall’avanspettacolo, alla canzone napoletana, al balletto, ad atmosfere clownesche. Esilarante diventa la galleria dei personaggi: un giovane irrequieto giornalista in cerca di ispirazione per le sue novelle da pubblicare quotidianamente (Vincenzo Borrino), l’attore in costume di scena che prova l’Otello (Rino Di Maio), il malinconico musicista che spera di partire per nuove tournée (Piero Pepe), la trasbordante ex sciantosa (Monica Assante Di Tatisso) che cerca di trovare un marito alla timida figlia Rosina (Eva Immediato) la quale, di fronte all’esuberanza della madre, non riesce a dire una parola. Felice, interpretato da Giuffrè, si trova travolto dalla girandola di sketches degli abitanti della pensione che hanno effettivamente comportamenti sopra le righe così da apparire a tutti folli. E qui sta la riflessione che Giuffrè inserisce in una sorta di elogio della follia convincendosi che un po’ di sana pazzia fa bene, dato che è segnale di libertà.