Un tasso di disoccupazione del 3%, stabile rispetto al 2005: con i dati relativi al 2006 e pubblicati nell’ultima Lettera semestrale sull’occupazione del Comune di Modena, per il mercato del lavoro modenese si confermano elementi strutturali molto positivi. Tuttavia, un modenese su quattro dichiara di avere difficoltà a conciliare lavoro e vita privata, soprattutto quando è necessario prendersi cura di figli piccoli o di anziani.
L’indagine semestrale sull’andamento del mercato del lavoro in città contiene infatti, in questo numero, un approfondimento sulla conciliazione tra tempi di vita e tempi di lavoro. Il tasso di occupazione netto in città , cioè il rapporto tra il numero degli occupati e la popolazione in età lavorativa, tra i 15 e i 64 anni, è del 68,9%, mentre il tasso di attività , cioè il numero delle persone occupate e in cerca di occupazione rispetto al totale della popolazione, è del 71,1%. È stabile anche la quota di occupazione femminile: le donne sono circa il 46% dell’intera forza lavoro.
“L’approfondimento di questo numero della Lettera – spiega l’assessore alle Politiche economiche Stefano Prampolini – è dedicato alla conciliazione tra tempi di vita e tempi di lavoro, e in particolare naturalmente alle donne, anche perché il 2007 è l’anno europeo delle pari opportunità . In aree come la nostra, dove la disoccupazione si attesta su valori fisiologici, una questione rilevante è rappresentata dal livello di partecipazione femminile al mercato del lavoro: a Modena questo livello è molto elevato, ma, ad esempio, i tassi di abbandono del lavoro dopo la maternità sono quasi analoghi a quelli nazionali. Nella nostra città – conclude l’assessore – è comunque necessario impegnarsi più sul fronte della qualità che su quello della quantità del lavoro per raggiungere i massimi livelli di benessere”.
Il tema della conciliazione dei tempi di vita e tempi di lavoro è stato recentemente approfondito in città da altre due indagini, una su 500 donne modenesi dai 25 ai 65 anni e una su 756 lavoratrici dipendenti del Comune di Modena. Come rivela un’indagine nazionale curata da Isfol, circa 13 donne su 100 decidono di sospendere l’attività lavorativa dopo la maternità , anche se buona parte di queste, circa l’85%, dichiara di farlo volontariamente per dedicare maggior tempo alla cura dei figli. Passando ai dati modenesi, circa una persona su quattro afferma di avere difficoltà nel conciliare vita privata e lavoro, senza differenze di rilievo tra uomini e donne. La difficoltà maggiore è legata alla cura dei figli e, in misura leggermente minore, degli anziani, e si riscontra soprattutto nelle fasce d’età tra i 35 e i 44 anni e tra i 55 e i 64. Le strategie di conciliazione appartengono a tre macro categorie: l’aiuto dei familiari, il ricorso a servizi di cura pubblici o privati, i cambiamenti nell’organizzazione del lavoro. E sono questi ultimi l’aspetto più critico: i lavoratori lamentano infatti la bassa flessibilità degli orari di entrata o uscita dal lavoro, o la difficoltà di ottenere il part-time, questioni che appaiono dieci volte più problematiche rispetto alla carenza di servizi.
Rispetto all’orario di lavoro, la preferenza verso un orario part-time è decisamente elevata tra le donne, e si situa intorno al 30% dei giovani tra 20 e 24 anni, probabilmente impegnati anche nello studio. Le donne tra i 30 e i 49 anni sono quelle che maggiormente sentirebbero il bisogno del part-time.
Interessanti sono anche i dati sulla ricerca di un nuovo lavoro da parte degli occupati: gli occupati che cercano un nuovo lavoro sono il 4,2% di quanti dichiarano di non avere problemi di conciliazione tra vita e lavoro. Questo dato però sale al 19,7% se si guarda a quei lavoratori che hanno difficoltà , in particolare perché non hanno ottenuto di poter lavorare part-time o a distanza nel lavoro attuale. Il fenomeno è ancora più marcato tra le donne, per le quali questo numero sale al 24,6%: in quasi una donna su quattro, tra i motivi di ricerca di una nuova occupazione, c’è dunque il fatto che in quella attuale non le viene concessa una riduzione d’orario o la possibilità di lavorare a distanza. I dati presentati sembrano dimostrare che il problema più sentito da parte di chi ha difficoltà di conciliazione sia rappresentato dalla rigidità degli orari e dalla maggiore difficoltà nel trovare posti di lavoro part-time rispetto a quelli a tempo pieno, in particolare tra le donne di età compresa fra i 30 e i 50 anni. I dati sembrano inoltre indicare nelle difficoltà di conciliazione una sorta di “moltiplicatore” del turnover, poiché le persone occupate che incontrano difficoltà nella conciliazione, e ancora una volta soprattutto quelle legate all’ambiente di lavoro, mostrano una più elevata propensione alla ricerca di un nuovo posto di lavoro.