La prossima missione spaziale russa Foton – M3 recherà a bordo anche ospiti modenesi provenienti dal Dipartimento di Biologia Animale dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia. Saranno minuscoli invertebrati, i tardigradi, animali molto diffusi, ma poco conosciuti, che devono il loro nome ad un illustre docente reggiano Lazzaro Spallanzani.
“Questi microscopici organismi – spiega la prof. ssa Lorena Rebecchi, professore associato di Zoologia alla facoltà di Bioscienze e Biotecnologie dell’Ateneo emiliano – possiedono la particolarità di sopravvivere naturalmente in condizioni di totale essiccamento, di congelamento (anche a bassissime temperature), di forti pressioni idrostatiche e di massicce dosi di radiazioni”.
Per queste loro caratteristiche i tardigradi sono uno dei pochi gruppi animali, scelti dall’ASI – Agenzia Spaziale Italiana e dall’ESA – European Space Agency per esperimenti da condurre a bordo del veicolo russo, che verrà lanciato prevedibilmente nell’autunno del 2007.
“La ricerca in campo spaziale – continua la prof. ssa Lorena Rebecchi – si è resa possibile grazie alle conoscenze acquisite a livello locale su diversificati e importanti aspetti della biologia dei tardigradi: linee di ricerca, avviate dal professor Roberto Bertolani, ordinario di zoologia, che da diversi decenni identificano il nostro Ateneo come uno dei centri di eccellenza e di riferimento a livello internazionale per lo studio di questi particolari animali”.
Il progetto universitario modenese si inquadra nell’area di ricerca dedicata agli organismi, nell’ambito del Progetto nazionale MoMa (Applicazioni Biotecnologiche dalle Molecole all’Uomo: La Ricerca Spaziale applicata al miglioramento della qualità della Vita della popolazione anziana), finanziato dall’ASI e coordinato dall’Università di Udine.
Il progetto MoMa coinvolge 38 tra le più importanti istituzioni di ricerca italiane e 10 imprese del settore aerospaziale ed è finalizzato all’individuazione di misure per prevenire gli effetti delle radiazioni ed alla comprensione degli effetti della microgravità sugli organismi. In particolare, prevede lo studio degli effetti dell’ambiente spaziale sulla struttura e sulla funzione delle molecole biologiche, sulla fisiologia cellulare, sulla fisiologia di piccoli animali e sull’uomo per raggiungere un duplice obiettivo: sviluppare contromisure innovative per la salute degli astronauti in ambiente extraterrestre e trovare soluzioni ai problemi legati all’invecchiamento.
Per raggiungere questi obiettivi MoMa, al quale ci si dedicano complessivamente in Italia circa 250 fra assegnisti e dottorandi di ricerca, è suddiviso in 3 aree e 10 linee scientifiche, che interagiranno con il settore industriale, a cui spetterà il ruolo di sviluppare applicazioni biotecnologiche spaziali e strumenti scientifici.
Coordinatore dell’unità di ricerca modenese è la prof. ssa Lorena Rebecchi, cui è stato destinato uno specifico finanziamento di 110.000 euro.
Nell’ambito di MoMa sarà compito dell’unità di ricerca modenese sviluppare il Progetto ASSC-TARSE: ‘Animal models to Study deleterious effects of Space and possible Countermeasures – TArdigrade Resistance to Space Effect’, utilizzando tardigradi, raccolti nella nostra provincia e selezionati ed allevati in laboratorio, al fine di carpire i segreti delle molecole che consentono a questi piccoli animali di resistere a stress non sopportati dalla maggior parte degli altri animali.
Le ricerche che verranno condotte in ambito modenese sono rese possibili dalla presenza di un attrezzato e qualificato Laboratorio universitario per questo tipo di indagini, dedicato allo studio degli adattamenti evolutivi, dotato di sofistica strumentazione all’avanguardia, il cui acquisto si è reso possibile anche grazie al contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena.