Si riaprono le indagini sull’omicidio di Rosemary Okos Agho, nigeriana 23enne uccisa a coltellate a S.Tommaso di Bagnolo il 13 ottobre 1997. L’arma del delitto non venne mai recuperata ed anche l’assassino non è stato assicurato alla giustizia.
La ripertura delle indagini dopo la scoperta, da parte della polizia bolognese che ha agito in collaborazione con quella reggiana, di un’organizzazione che, a Reggio Emilia, secondo l’accusa riduceva in schiavitù e avviava alla prostituzione giovani nigeriane.
Okos Agho era in Italia clandestinamente da pochi mesi quando fu uccisa e gettata in un fosso. Gli inquirenti ipotizzarono che un cliente, dopo aver fatto salire la donna in auto nella zona di Ponte Enza, molto frequentata da prostitute di colore, l’avesse uccisa, ma non poterono escludere da subito pure che il racket della prostituzione avesse inteso punirla a prezzo della vita.
Oggi – scrive la ‘Gazzetta di Reggio’, si torna a lavorare su questa ipotesi. Una ragazza nigeriana, che vive sotto protezione dopo essersi ribellata al racket aiutando gli inquirenti bolognesi, avrebbe infatti sostenuto che una nigeriana ora irreperibile, ritenuta la mente dell’organizzazione, l’avrebbe minacciata di farle fare la fine di Rosemary Okos Agho.