Lunedì 11 dicembre alle ore 21 al Teatro Carani l’Ente Nazionale del Balletto – Balletto di Roma sotto la Direzione Artistica di Cristina Bozzolini e Walter Zappolini presenta “Lo schiaccianoci”
con la partecipazione straordinaria di Andrè De La Roche. Coreografia e regia di Mario Piazza.
Musica di Petr Il’ic Cajkovskij. Nuovo libretto ed elaborazione drammaturgica di Riccardo Reim.
Maître de Ballet e Assistente alle Coreografie
Stefania di Cosmo. Scene e Costumi di Giuseppina Maurizi. Light Designer Carlo Volpe. 47 le repliche dello spettacolo per la stagione 2006/07.
Lo Schiaccianoci è divenuto, in un tempo relativamente breve (in Italia debutta nel 1938) un balletto popolarissimo, spesso usato – e abusato – come una sorta di ‘strenna’ natalizia, una specie di fiaba gioiosa dedicata all’infanzia. In realtà, Lo Schiaccianoci è semmai dedicato, verrebbe da dire, alla tragedia dell’infanzia ovvero al doloroso e traumatico atto del crescere, al difficoltoso abbandono del mondo dei giochi e delle sicurezze, al superamento di quella “linea d’ombra” che segna il passaggio verso le tortuosità dell’adolescenza.
Adottando l’andamento e gli espedienti del thriller e coniugandoli con il linguaggio della danza contemporanea, Lo Schiaccianoci – con la sua dilatazione mostruosa della dimensione domestica, le sue mini-battaglie, la violenza e l’orrore sottesi in tutta la narrazione – si presta a farsi specchio fedele delle generazioni odierne, precocemente private dell’infanzia (e quindi del diritto all’innocenza) dall’informazione ossessiva dei media, che hanno ormai trasformato la guerra e ogni altra violenza in ‘spettacolo’ da guardare con distratta indifferenza in qualsiasi momento della giornata.
In questa nuova versione, dove spesso situazioni e psicologie vengono letteralmente ribaltate, lo Schiaccianoci – sorta di inquietante alter ego di Drosselmeyer, quasi un Mr. Hyde – diviene il grumo di tutti gli incubi della piccola Clara, sinistro personaggio capace di assassinare il fratellino Fritz o di trasformarsi in una macabra Fata Confetto (simbolo dell’ingannevole ‘dolcezza’ dei malvagi)… Passando di spavento in spavento, Clara, novella Alice, si desterà quando ormai l’incubo sembra schiacciarla senza più scampo: ritroverà i suoi cari, ma vedendoli ormai con occhi diversi; gli occhi di chi – forse ancora confusamente – comincia a comprendere che da quegli affetti bisognerà imparare a distaccarsi e a fare da soli. Il tutto narrato secondo le regole e i ‘tranelli’ dei nuovi giochi tecnologici: il sogno si sfrangia nell’incubo di un atroce videogame che ingloba e imprigiona la protagonista, annullando ogni confine tra reale e virtuale, dove non sono più tanto i giocattoli a prendere vita, bensì il giocatore stesso a essere orribilmente trasformato in futile pedina…
Ogni possibile ‘riscatto’ andrà cercato dunque secondo tali regole, ma al tempo stesso (ricordiamoci che si tratta di una fiaba e tale deve restare) con i mezzi da sempre a disposizione di ogni creatura umana, ovvero la fede in se stessi e nella nostra parte migliore, uniche vere ‘armi’ per affrontare lo spinoso cammino degli adulti, alla conquista della propria porzione di felicità.
Riccardo Reim
Periodico quotidiano Sassuolo2000.it
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