“La natura non sarà sempre così ‘programmatrice’ come quest’anno, dove persino un mese intero di caldo afoso in tutta Europa ha fatto riprendere gli asfittici livelli di consumi degli anni precedenti e le strutture economiche e associative che detengono o rappresentano il prodotto non hanno ritenuto, anche per questa campagna di condividere una strategia di controllo quantitativo e qualitativo dell’offerta”.
Nazario Battelli, presidente della Cia Emilia Romagna, nel valutare la campagna frutticola che sta per concludersi, segnala infatti “un mancato aumento della quantità di prodotto ‘di marca’ a scapito della massa indifferenziata e la mancata creazione di nuovi mercati, sia geografici, sia di tipologia di prodotto”. E dispiacerebbe, secondo Battelli, se il motivo fosse da attribuire solo alla scarsità generalizzata della produzione, “ma occorre insistere, soprattutto in Emilia Romagna, per la costruzione di un vero sistema che aggreghi, razionalizzi e adegui alla sfida della globalizzazione l’ortofrutta italiana”.
Poco più di un anno fa il mondo agricolo aveva lanciato a Faenza, nel corso di una manifestazione che portò in piazza 10mila frutticoltori, una piattaforma strategica che poggiava su alcuni pilastri fondamentali: la condivisione di strumenti di filiera per anticipare le crisi di mercato, un’attenzione particolare ai costi contributivi del lavoro e dell’energia, le inderogabili azioni di concentrazione e programmazione della produzione, le politiche di promo-commercializzazione e un diverso ‘ascolto’ del settore da parte della comunità europea.
“Il giusto equilibrio produttivo del 2006 è stato determinato, però – precisa Battelli – anche da avversità atmosferiche particolarmente incidenti e localizzate che hanno comportato una decimazione del reddito delle aziende interessate. Se da una parte, quindi, registriamo nella media e almeno per la parte di mercato prettamente estiva una combinazione fortunata e favorevole dei fondamentali commerciali – che porterà sicuramente ad un reddito per le aziende agricole all’interno della copertura dei costi di produzione – dall’altra, se ci si dovesse trovare il prossimo anno con ‘un chilo di frutta in più’ da vendere rispetto alla domanda di acquisto, per i produttori sarà ancora piena emergenza: prezzi in discesa libera senza nessun tipo di protezione”. E un potenziale rischio sulle quantità lo si può gia correre con le produzioni autunnali e invernali come pere e kiwi dove invece, insiste Battelli si dovrebbero enfatizzare i vantaggi della conservabilità e del ‘controllo’ del prodotto.
“In Emilia-Romagna, abbiamo ancora le potenzialità aggregative – produttive e commerciali – per una interlocuzione privilegiata con i pochi e sempre più forti gruppi di acquisto europei per questa categoria di prodotto -conclude il presidente Cia – e per corrispondere, inoltre, alle esigenze dimensionali, qualitative e di servizio richiesti dalla moderna Grande Distribuzione che, soprattutto a livello europeo, si è data una connotazione di valenza internazionale e che guarda all’Europa dell’est e alle nuove economie emergenti. Cosa stiamo aspettando?”.