Sempre più agriturismo sono di fatto ristoranti mascherati. E’ giunto il momento che a Modena si faccia chiarezza sul tema. È questa l’analisi di Fiepet-Confesercenti Modena (Federazione italiana dei pubblici esercenti) a seguito delle sempre più numerose segnalazioni da parte di operatori della ristorazione tradizionale, ma anche di privati cittadini.
“Non si tratta di disconoscere un positivo processo di incentivazione alla trasformazione e diversificazione che, grazie alla formula dell’agriturismo, ha interessato anche il nostro tessuto rurale – ci tiene a precisare Alberto Crepaldi, responsabile Fiepet di Modena –. Così come non intendiamo mettere in dubbio che le aziende agrituristiche, insieme a quelle agricole e di trasformazione agroalimentare, siano le realtà che più di ogni altra possono caratterizzare i circuiti turistici enogastronomici del nostro territorio. Occorre però evitare che l’attività agrituristica, in assenza di un reale governo del fenomeno ed anche grazie ad una legislazione ed un trattamento fiscale nettamente più favorevoli rispetto a quelle previste per la ristorazione tradizionale, sia ulteriormente snaturata ed assuma in modo sempre più diffuso essenzialmente la forma impropria di pura e semplice impresa di ristorazione”.
L’agriturismo, perché possa definirsi tale, deve infatti connotarsi per la presenza di alcuni requisiti fondamentali: la connessione con l’attività agricola, la complementarietà rispetto all’attività agricola e la necessità che questa rimanga l’attività principale. A questi va aggiunta la condizione che nella preparazione dei pasti vengano impiegati in prevalenza prodotti propri o tipici della zona.
“In casi non isolati abbiamo verificato che la ristorazione ha assunto di fatto un ruolo nettamente preminente rispetto all’impresa agricola – continua Crepaldi –. A ciò si aggiunga che la ristorazione agrituristica, a fronte dell’inadeguatezza dei controlli sull’utilizzo delle materie prime e più complessivamente sulle modalità di gestione nel servizio di ristorazione, in sempre più casi rischia di perdere il necessario ancoraggio alle produzioni tipiche locali e di fare dunque un cattivo servizio all’obiettivo mediato di valorizzare i prodotti modenesi. In questo modo da un lato si travisano i giusti ed alti obiettivi sanciti nel programma regionale agrituristico, dall’altro si introducono elementi di concorrenza sleale con i ristoratori tradizionali”.
Fiepet-Confesercenti chiede alle Istituzioni locali maggiore puntualità nell’effettuazione dei controlli tesi in particolare a verificare che non venga superato il numero dei pasti indicati nell’autorizzazione, che i pasti vengano preparati utilizzando prevalentemente i prodotti propri o tipici della zona, che le dimensioni delle strutture destinate alle attività di ristorazione non siano palesemente sovradimensionate rispetto all’entità dell’attività agricola.
“Considerando le dimensioni economiche che il fenomeno degli agriturismo sta assumento nel nostro territorio – chiude Crepaldi – auspichiamo che la Provincia possa dare forma, in accordo e collaborazione con le associazioni di categoria, ad una sorta di osservatorio sulle attività agrituristiche con il compito preciso di elaborare periodicamente un puntuale rapporto su tali attività”.