Le mamme italiane sono sempre più vecchie: nel 2004, avevano in media 30,8 anni alla nascita dei figli, un anno in più delle loro ‘colleghe’ del ’95. E’ uno dei dati più significativi che emergono dalla rilevazione sugli “iscritti in anagrafe per nascita”, divulgata stamane dall’Istat.
Rilevazione che conferma anche l’incremento dei fiocchi rosa e azzurri riscontrato negli ultimi dieci anni a livello nazionale (ma al sud e nelle isole prosegue il fenomeno della denatalità). In particolare, nel 2004 i nati censiti dalle anagrafi comunali sono stati 562.599 (nel 2005, 554.022, secondo il bilancio anticipato il 10 luglio scorso, ndr), quasi 40 mila in più rispetto al ’95, anno del minimo storico della fecondità, e circa la metà di quelli del ’64, apice del “baby-boom”, cui sarebbe seguito un trentennio di calo delle nascite.
Sempre tra il ’95 e il 2004, nelle regioni del centro e del nord si osservano incrementi dei nati compresi tra il 15 e il 25% (con la punta massima dell’Emilia-Romagna in cui si registra quasi il 37% di nati in più), mentre nelle regioni del sud, nello stesso periodo, si lamenta una contrazione delle nascite compresa tra il -9% della Campania e il -17% della Calabria.
L’esperienza riproduttiva, come detto, si sposta sempre più avanti nel tempo: nel 2004, solo l’11% dei nati ha una madre di età inferiore ai 25 anni, percentuale che supera il 16% per le madri residenti nell’Italia insulare ma rimane abbondantemente sotto il 10 in tutto il centro-nord. Al contrario, oltre un nato su quattro ha una madre con più di 34 anni di età, quasi un nato ogni tre per i residenti nel Lazio o in Liguria.