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Carpi: 16 lavoratori in mobilità alla Silanco

Nell’incontro con i Sindacati il 20 marzo scorso, l’azienda di Carpi ‘Silanco’ ha richiesto l’avvio della procedura di mobilità per 16 lavoratori su un totale di 42 dipendenti (con previsione di riduzione complessiva di personale di 18 dipendenti compresi due pensionamenti) per ragioni di calo di fatturato da 5 anni a oggi.


Le Organizzazioni di categoria Filtea/Cgil e Femca/Cisl di zona ritengono che prima di discutere di riduzioni del personale vadano verificate le cause della crisi strutturale dell’azienda e che si apra un confronto
approfondito sul piano industriale, in modo da valutarne le prospettive concrete di rilancio e innovazione, puntando in particolare anche sulla
leva della formazione e della riqualificazione professionale rivolta ai nuovi prodotti che l’azienda dichiara di voler presentare.

Dopo un primo momento informativo con i lavoratori riuniti in assemblea dove è emerso che un confronto solo sulla riduzione dei costi del personale è inaccettabile, i Sindacati si sono dichiarati pronti a discutere con l’azienda tutte le forme alternative di ammortizzatori sociali e di orario per preservare quanto più possibile il patrimonio di professionalità e competenze presente in azienda.

Inoltre, nel prossimo incontro del 6 aprile, la delegazione sindacale chiederà all’impresa l’impegno a mantenere un sito produttivo a chiara
vocazione industriale nella zona, includendo nel confronto le possibili sinergie tra le altre imprese del gruppo.

Per i Sindacati rimane un punto fermo la richiesta all’impresa di avere al centro del proprio agire la responsabilità del rilancio industriale e della
salvaguardia dei livelli occupazionali. È indispensabile mettere adeguate risorse a disposizione del piano industriale.
Sono inaccettabili, e quindi vanno respinti con forza, eventuali tentativi aziendali di trarre vantaggi esclusivamente finanziari con operazioni
speculative dalla vendita immobiliare dell’attuale sede. Su questo punto i Sindacati l’impegno delle forze sociali e delle istituzioni locali a vigilare e a contrastare dismissioni di sedi per attività produttive che non tutelano la sostenibilità sociale delle ristrutturazioni in atto.

















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