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Via Adda: Avv.Aimi, da CC nessuna aggressione

”Il marocchino non e’ stato picchiato dai carabinieri, nessuno gli e’ saltato a piedi pari sul torace e nessuno lo ha colpito con pugni all’addome. L’analisi delle immagini lo dimostra”. E’ sereno l’avvocato modenese Enrico Aimi, legale dei due militari ‘immortalati’ nella ripresa fatta con un videofonino durante il concitato arresto di un maghrebino clandestino nel quartiere Braida di Sassuolo, e trasferiti dopo quell’episodio dal Comando generale dell’Arma a Bologna.


”Oggi, con l’aiuto di due tecnici e di un’adeguata strumentazione, ho potuto ricostruire cos’e’ davvero accaduto. Quel filmato non da’ l’idea della prospettiva e fa sembrare per accadute cose che invece non sono successe”, spiega il difensore.
”Ingrandendo le immagini e utilizzando anche la moviola – dice Aimi – si smontano entrambi i momenti salienti in cui sembra che possa essersi concretizzato il pestaggio. Prendiamo il primo carabiniere: sembra che i suoi colpi siano diretti all’ addome, al fegato e alle costole del nordafricano, invece sono rivolti al braccio e a una mano dell’ uomo. Il maghrebino ha l’ anello della manetta al polso destro e cerca di trattenere l’ altro anello. Il militare cerca di fargli aprire la mano per concludere l’operazione necessaria ad ammanettarlo.

Il secondo carabiniere sembra, da quella prospettiva, che salti e atterri sul corpo del marocchino. Ma anche in questo caso non e’ cosi’: atterra sull’asfalto, e nemmeno a piedi pari, ma prima con il destro e poi con il sinistro. Il tutto inoltre non avviene all’altezza del torace dell’uomo, ma delle gambe. Anche nell’esecuzione dell’arresto i carabinieri hanno seguito il protocollo; in determinate situazioni e’ opportuno e necessario che l’arrestato sia messo a terra. Capisco che le immagini possano essere suggestive, ma questa valutazione tecnica ci rende ulteriormente tranquilli”.


Il legale ribadisce inoltre che il maghrebino, che si vede seminudo nel filmato, si era spogliato di sua iniziativa e non e’ stato denudato dalle forze dell’ordine, e che la ferita al capo ”se l’era procurata in una colluttazione con altri nordafricani avvenuta la sera prima, dopo la quale era intervenuto anche il 118, che gli aveva diagnosticato una ferita lacero-contusa al cuoio capelluto”. Il clandestino, dopo l’ arresto, e’ stato condannato a sei mesi di reclusione per resistenza e lesioni (uno dei militari si e’ dovuto far medicare per una contusione a uno zigomo) e rinchiuso nel carcere modenese di Sant’Anna.


”I miei assistiti sono stupiti per il clamore che e’ stato dato alla vicenda – aggiunge Aimi – ma sono sereni perche’ hanno fatto quello che dovevano fare in quella situazione, e la nostra analisi tecnica lo dimostra. Stiamo elaborando una relazione che inoltreremo al Comando generale e siamo a disposizione dell’autorita’ giudiziaria, ma i miei assistiti, lo ribadisco, non sono indagati”.

















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