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Uova marce: nessun pericolo per la salute a Modena

“Non ci sono condizioni di allarme per la salute a Modena legati alla frode alimentare con utilizzo di uova marce, che ha coinvolto anche un cittadino modenese”. Lo ha dichiarato nel corso del Consiglio comunale l’assessore alle Politiche per la Salute Simona Arletti, rispondendo ad un’interrogazione di Michele Andreana (Ds) con cui si chiedevano risposte chiare sulla vicenda “per poter intervenire a tutela della salute dei consumatori, che hanno diritto di poter escludere dalle proprie mense i cibi che risultassero contaminati dalle sostanze derivate dall’utilizzo delle uova marce”.

L’assessore ha ricordato che sulla vicenda sono stati interpellati sia l’Ausl di Modena che il servizio veterinario della Regione: “L’Ausl ha dichiarato che nel territorio modenese non sono presenti stabilimenti di produzione di ‘ovoprodotti, cioè prodotti ottenuti a partire dalle uova e che si presentano sotto forma di prodotti concentrati, liquidi,congelati, surgelati, cristallizzati e che prima della commercializzazione sono sottoposti a processo di pastorizzazione in grado di eliminare la carica microbica. Secondo l’Ausl, inoltre – ha sottolineato l’assessore – non risultano in provincia nemmeno attività produttive inerenti il commercio delle uova non destinate al consumo umano. Sono presenti invece 6 allevamenti per la produzione di uova da cova, 5 per uova da consumo, 2 incubatoi, 7 centri di imballaggio. Queste strutture sono sottoposte alla vigilanza e ai campionamenti previsti dai piani regionali e nazionali”.

Simona Arletti ha aggiunto che “il Ministero della Salute non avrebbe segnalato la necessità di intervenire su prodotti alimentari finiti fabbricati a partire da ovoprodotti, quindi il servizio veterinario dell’Ausl non è in grado di stabilire quali siano le sostanze eventualmente tossiche da ricercare”.
L’assessore ha anche ricordato che il servizio veterinario della Regione, da contatti intercorsi con il Comandante dei carabinieri del NAS di Bologna, ha dichiarato che il cittadino residente a Modena è stato coinvolto nell’indagine in quanto intermediario commerciale e non produttore e che “non sono disponibili liste di distribuzione degli ovoprodotti derivati dall’impiego di uova non idonee al consumo umano”.

Stante le scarse informazioni, dovute anche al fatto che esiste un procedimento giudiziario in corso, “la Regione ritiene difficile valutare il reale rischio per i consumatori di questo alimento” e – riguardo al tipo di prodotti che utilizzavano la uova adulterate – “si può presumere che l’ovoprodotto trovi più frequente utilizzo nell’industria dolciaria o nelle produzioni di pasta”.
In entrambi i casi – ha concluso l’assessore citando la fonte del servizio veterinario della Regione, “l’alimento è sottoposto nuovamente a cottura o pastorizzazione prima della commercializzazione”. L’assessore ha concluso ricordando che “il servizio veterinario regionale ha sollecitato i servizi territoriali provinciali a vigilare sulla documentazione inerente lo smaltimento di scarti negli allevamenti di ovaiole”.
















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