Cresce il numero dei minori in carico ai servizi sociali dell’Emilia-Romagna: dai 38.720 del 2001, dopo una leggera oscillazione nel 2002 (in quell’anno erano 38.685) hanno raggiunto quota 45.561 nel 2003, con un aumento complessivo del 17,66%.
Questa tendenza all’incremento va letta alla luce di alcuni elementi importanti: il miglioramento dei metodi di rilevazione, l’aumento della popolazione minorile a livello regionale (+4,35%) e dei minori stranieri assistiti.
Se ne è parlato in un seminario nella Sala Auditorium della Regione, a Bologna, a partire da alcuni documenti prodotti dall’Osservatorio infanzia e adolescenza della Regione Emilia-Romagna, in vista del ‘Primo rapporto regionale sulla condizione dell’infanzia e dell’adolescenza’, di prossima pubblicazione.
Quello di oggi è stato un momento di confronto con tutti i soggetti che si occupano di minori – enti locali, servizi territoriali educativi, scolastici, ricreativi, sociali e sanitari e terzo settore – per arrivare a una pubblicazione condivisa e partecipata. ”L’aumento dei minori in carico è anche espressione della capacità dei servizi di saper accogliere situazioni, spesso non semplici, e seguirle – ha ricordato l’assessore alle Politiche sociali Gianluca Borghi – La Regione si è impegnata molto in questi anni nei confronti della popolazione più giovane; occorre fare in modo che gli interventi su infanzia e adolescenza, sui minori in difficoltà, siano davvero centrali all’interno della programmazione dei Piani di zona. Soprattutto, bisogna sostenere le famiglie in difficoltà, italiane e straniere”. Per l’assessore, inoltre, ”è fondamentale l’attività svolta dall’Osservatorio infanzia e adolescenza della Regione, che ci consente di conoscere sempre meglio la realtà e rendere più efficaci le politiche”.
Dal documento comune elaborato dall’Osservatorio, per il 2003 risulta che la maggior parte dell’utenza è in carico esclusivamente per problematiche familiari (72,35%, pari a 21.428 casi; nel 2002 era il 75,29% del totale, pari a 16.590 casi). Decisamente inferiore, così come risulta dalla rilevazione, il numero di chi è seguito dai servizi per disagio relazionale o scolastico (l’11,84%, che tradotto vuol dire 3.367 casi nel 2003; l’11,47% nel 2002, ovvero 2.527). Da notare, facendo un confronto tra i tre anni, l’incremento parallelo nei servizi sociali territoriali di tutela che sono passati a seguire minori stranieri, con un’incidenza che va da un 27,14% (sul totale degli assistiti) nel 2001 a un 34,73% nel 2003.
Particolare attenzione inoltre va al fenomeno – in crescita – dei minori non accompagnati: dal 2000 al 2003, al Comitato per i minori stranieri ne sono stati segnalati complessivamente più di 20.000.
In questo contesto è fondamentale – è stato sottolineato al seminario – prevedere non tanto servizi paralleli differenziati, bensì sviluppare un sistema socio-assistenziale caratterizzato da un approccio interculturale. Nella rete dei servizi attenti ai bisogni delle famiglie immigrate rientrano anche i consultori familiari (220 su tutto il territorio) e i Centri per le famiglie. La realizzazione dei Centri, in particolare, è stata promossa dalla Regione per supportare le esigenze delle famiglie con figli e delle giovani coppie. E poi c’è la scuola, primo luogo di socializzazione tra bambini, anche di culture diverse, e dunque anche realtà privilegiata d’incontro tra le famiglie, a partire dai nidi e dalle scuole dell’infanzia. Oltre a consolidare il sostegno alla diffusione dell’educazione alla multiculturalità, a promuovere una cultura dell’accoglienza, con particolare riferimento alle associazioni di famiglie affidatarie e adottive, per il prossimo futuro la Regione prevede la promozione e la formazione presso le scuole di referenti per l’accoglienza, capaci di coordinare e supportare l’azione degli insegnanti nell’accoglienza di bambini affidati, adottati, stranieri o con una situazione familiare alle spalle che richieda particolare attenzione.
Nello specifico, è previsto l’avvio e il potenziamento di un nuovo profilo professionale, la ‘figura di sistema’, definita dalla delibera regionale 615/04, operante a livello distrettuale per realizzare un’integrazione tra tutta la progettazione esistente rivolta all’infanzia e all’adolescenza nei diversi ambiti: sociale, educativo, scolastico, sanitario.