“Viaggio a Kandahar”, il nuovo film del regista iraniano Mohsen Makhmalbaf, è un film violento che colpisce allo stomaco, ma la violenza non è quella a cui ci hanno abituato molti films di Hollywood, è una violenza psicologica, subdola, che lascia il segno.
La storia, tratta da fatti realmente accaduti proprio alla protagonista: racconta di un viaggio della speranza in Afganistan, da dove Nafas (l’attrice Niloufar Pazira) era fuggita con la salita al potere dei Talebani e in cui la stessa decide di tornare dopo aver ricevuto una lettera dalla sorella che le comunica la sua intenzione di suicidarsi. Un atto di accusa nei confronti della miseria e dell’intolleranza , girato con stile quasi da documentario, a tratti quasi grottesco, un film che fa “pensare” , che ci da’ un’idea di cosa sia un Talebano (parola molto in voga) e del perché in un paese con così tanti problemi la religione ha preso il sopravvento in un modo così distorto.
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