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Renato Luisi sarà il prossimo presidente della Fondazione Cresciamo

Sarà Renato Luisi, 67 anni, laureato in Pedagogia e dirigente scolastico in pensione, il prossimo presidente della Fondazione Cresciamo. Lo ha annunciato il sindaco di Modena Gian Carlo Muzzarelli comunicando oggi, giovedì 5 maggio, le nomine in una serie di organismi al Consiglio comunale per i quali erano stati pubblicati avvisi pubblici per la raccolta di candidature.

Oltre a Luisi, entrano nel consiglio di amministrazione della Fondazione, per incarichi tutti a titolo gratuito, anche Giulia Venturelli, 29 anni, insegnante di Filosofia e Storia al liceo, e Cinzia Cornia, 62, insegnante di Filosofia e Psicologia all’istituto Selmi che nella scorsa legislatura era consigliera comunale. Il cda dell’ente, che è totalmente comunale, sarà completato, inoltre, dai due componenti espressione dei genitori che saranno scelti all’interno di una rosa proposta dal coordinamento dei Consigli di gestione delle scuole.

Da proporre all’assemblea dei soci di “ForModena – Formazione professionale per i territori modenesi” per la nomina in cda, il sindaco ha designato Sergio Duretti, 54 anni, direttore generale di Csp di Torino (organismo di ricerca sulle tecnologie dell’informazione e della comunicazione) e attuale presidente di Formodena. Nominata anche la funzionaria comunale Rita Frigieri Toni, per la quale non è stato necessario l’avviso pubblico.

Nel cda della Fondazione Campori Stanga Istituto San Vincenzo De’ Paoli è stata nominata l’avvocata Matilde Calmieri, 69 anni, esperta di diritto amministrativo, mentre per la Fondazione Vita indipendente onlus il designato è Andrea Prampolini, 40 anni, ingegnere edile.

Designati anche alcuni componenti dei collegi sindacali, scelti attingendo dall’elenco unico dei Revisori legali dei conti e dei componenti dei collegi sindacali predisposto in base a un avviso pubblico: Andrea Morandi per Formodena, Francesca Bisconti come effettivo e Silvia Zucchelli come supplente per Promo scarl, Silvana Grillenzoni per la Fondazione Cresciamo.

DA SETTEMBRE ALTRE TRE SCUOLE IN FONDAZIONE CRESCI@MO

A partire da settembre saranno trasferite alla Fondazione Cresci@mo ulteriori tre scuole d’infanzia comunali di Modena. Lo ha stabilito il Consiglio comunale nella seduta di giovedì 5 maggio, dando mandato alla Giunta di “definire le azioni per avviare regolarmente l’attività delle scuole che dovranno essere individuate considerando il numero delle insegnanti di sezioni a tempo determinato  attualmente presenti in ciascuna struttura e salvaguardando, ove possibile, la continuità didattica”.

A favore della delibera hanno votato Pd, Fas – Sinistra italiana e Sel. Contrari invece M5s, Per me Modena, FI e Idea – Popolari liberali. Insieme alla delibera sono stati inoltre discussi tre ordini del giorno.

Passeranno in tal modo da sette a dieci le scuole in Fondazione Cresci@mo che attualmente gestisce le scuole d’infanzia Don Minzoni, Edison, Fossamonda, Malaguzzi, Saluzzo, Villaggio Artigiano e Villaggio Zeta.

Nell’illustrare la delibera il vicesindaco assessore alla Scuola Gianpietro Cavazza ha premesso che il rafforzamento della Fondazione Cersci@mo si inserisce nell’ambito del più ampio progetto per i servizi educativi che parte dai bisogni espressi dalle famiglie e si basa sull’introduzione di servizi innovativi e flessibili nei nidi, sulla sperimentazione di aperture oltre l’attuale calendario e su una riduzione, in un’ottica di equità, delle rette, soprattutto a vantaggio delle famiglie più svantaggiate.

L’assessore ha quindi sottolineato che “l’offerta di un percorso pedagogico che tenga conto delle reali esigenze dei minori della fascia 0-6 anche in considerazione dei cambiamenti sociali; la necessità di garantire l’universalità dell’accesso al sistema educativo e di assicurare le condizioni del successo scolastico per il maggior numero di alunni, oltre che di garantire una diversificazione dell’offerta formativa, sono le principali motivazioni alla base delle scelte strategiche in atto”.

Inoltre, Cavazza ha precisato che la scelta delle tre scuole da passare in Fondazione terrà conto, oltre che della salvaguardia della continuità didattica in considerazione del numero delle insegnati attualmente a tempo determinato in ciascuna scuola, anche del criterio della territorialità per assicurare un’omogenea distribuzione del sistema misto dell’offerta formativa sul territorio.

L’assessore ha quindi sottolineato il ruolo della Fondazione Cresci@mo, un soggetto interamente pubblico e totalmente comunale, nel sistema misto dell’offerta dei servizi educativi a Modena e il compito decisivo del Coordinamento pedagogico che resta in capo al Comune e garantisce lo stesso progetto pedagogico in tutte le scuole statali, comunali, della Fondazione Cresci@mo e convenzionate.

In sede di replica, l’assessore Cavazza ha infine evidenziato, come davanti ai vincoli di assunzione del personale imposti dalla legge agli enti locali, la scelta di potenziare la Fondazione consenta, invece, di assumere a tempo indeterminato ulteriori 18 docenti. E ha infine ribadito come lo stesso Piano per i servizi educativi preveda un miglioramento degli aspetti contrattuali ed economici delle retribuzioni per i dipendenti della Fondazione Cresci@mo in merito ai quali stiamo discutendo con i sindacati.

“Stiamo investendo nella scuola – ha concluso Cavazza – questo vuole dire diversificare l’offerta sperimentando forme nuove dell’orario giornaliero e del calendario annuale di apertura, senza prescindere da coloro che lavorano nella scuola e soprattutto cercando il coinvolgimento delle famiglie attraverso tavoli di lavoro partecipati”.

 

FONDAZIONE CRESCI@MO / 2 – L’AULA APPROVA UN ODG DEL PD

Dare la massima estensione delle tutele e garanzie contrattuali, e avviare la sperimentazione di nuovi progetti e servizi da trasferire, in caso di esito positivo, al complesso della rete dei servizi educativi. E ancora, proseguire nella periodica audizione del Consiglio di amministrazione presso le Commissioni competenti e salvaguardare la pluralità dell’offerta formativa, “anche valutando la possibilità e l’opportunità, di bandire un nuovo concorso per insegnanti di scuola dell’infanzia comunali”.

Lo chiede il Consiglio comunale di Modena con l’approvazione, nella seduta di giovedì 5 maggio, di un ordine del giorno del Pd, illustrato da Carmelo De Lillo ed emendato su iniziativa del proponente e di Tommaso Fasano, discusso insieme alla delibera che prevede il trasferimento all’interno della Fondazione Cresci@mo di altre tre scuole dell’infanzia modenesi. Si è espresso a favore il Pd, contro M5s, Per me Modena, FI e Idea – Popolari liberali. Astenuto Sel.

Respinti, invece, due ordini del giorno del M5s illustrati da Elisabetta Scardozzi. Uno chiedeva di avviare un percorso finalizzato alla creazione di un’Istituzione per il servizio scuola 0-6 anni (o un’Asp), in grado di svolgere i servizi oggi affidati alla Fondazione Cresci@mo, e di far rientrare le scuole dell’Istituzione (Asp) nel coordinamento pedagogico del Comune (ha ottenuto il voto a favore di M5s, e Idea – Popolari liberali, contrario di Pd, Per me Modena e Sel, e l’astensione di FI). L’altro sollecitava a “equiparare/parificare, sia per monte ore (frontali sui bambini e formazione) che per reddito, il contratto delle insegnanti della Fondazione Cresci@mo con quello comunale o a valutare di applicare il contratto collettivo nazionale di lavoro enti locali”. Chiedeva inoltre di valutare l’applicazione contratto collettivo nazionale di lavoro enti locali anche per il personale collaboratore/ausiliario del (a favore M5s, FI e Idea – Popolari liberali, contro Pd, Per me Modena e Sel).

Con la mozione approvata, il Consiglio ribadisce “la condivisione della scelta e l’impegno a fare della Fondazione una buona pratica da sostenere e sviluppare ulteriormente, anche attraverso l’investimento delle somme ottenute tramite l’efficientamento prodotto dalla nuova modalità di gestione in: abbattimento delle rette, incentivi economici al lavoro e diversificazione dei servizi”. Il documento evidenzia inoltre che, dalle indagini, è emerso “l’alto livello di gradimento verso il sistema integrato di gestione, al quale vengono attribuite da parte degli utenti, quindi dalle famiglie modenesi, valutazioni medie molto alte in particolare collocando le scuole gestite dalla Fondazione Cresci@mo ai primi posti con valutazioni superiori a quelle gestite dagli Enti pubblici”.

La prima mozione respinta individuava nella forma dell’Istituzione o Asp la soluzione per avere maggiori margini assunzionali “in vista del completamento del piano che nel triennio 2016-18 prevede più di 18 assunzioni nei soli servizi educativi e nelle scuole d’infanzia”, consentendo però, a differenza della Fondazione, di assumere personale tramite concorso, in modo da facilitare “il riassorbimento del personale stesso all’interno del Comune nel momento in cui cessassero a livello nazionale i vincoli oggi stringenti sulle assunzioni di personale”. La seconda mozione respinta evidenziava che alle insegnanti dipendenti della fondazioni “viene applicato il contratto collettivo di lavoro delle scuole private ANINSEI (Associazione Nazionale Istituti Nazionali Non Statali di Educazione e Istruzione) con un accordo integrativo”, nel quale “retribuzioni mensili e premio produttività sono inferiori, a fronte di monte ore frontali e di gestione superiore, rispetto alle insegnanti comunali”. Rispetto alle scuole dell’infanzia comunali, inoltre, “le insegnanti non vengono sostituite con una supplente per il primo giorno di malattia, ma si attua la modalità di sostituzione interna fino alla maturazione di 40 ore annue per ogni insegnante”. Il documento sottolineava quindi che “la garanzia di un trattamento economico-giuridico (salario minimo, inquadramento, contrattazione integrativa) alla pari, è un fattore fondamentale per il modello pedagogico in essere tra il personale della Fondazione Cresci@mo e quello comunale”.

 

IL DIBATTITO IN CONSIGLIO

Sul trasferimento di altre tre scuole dell’infanzia comunali alla Fondazione Cresci@mo, prima dell’approvazione da parte del Consiglio comunale di Modena della delibera (a favore Pd, Fas – Sinistra italiana e Sel, contrari M5s, Per me Modena, FI e Idea – Popolari liberali), sono intervenuti diversi consiglieri.

Ad aprire il dibattito, nella seduta di giovedì 5 maggio, è stato Francesco Rocco di Fas – Sinistra italiana, per il quale “di fronte a un Governo in fuga dal welfare, il modello della Fondazione risponde a un preciso dovere delle Istituzioni locali di dare risposte adeguate e soddisfacenti. Disattendere le richieste dei cittadini – ha aggiunto – nascondendoci dietro a paraventi normativi, costituirebbe un grave deficit amministrativo e politico”.

Per FI, Giuseppe Pellacani ha sottolineato che la “Fondazione Cresci@mo è stato un escamotage per aggirare precisi vincoli di bilancio che costringevano l’Amministrazione ad aprire al privato. È una scelta che denota diffidenza verso il soggetto privato – ha proseguito – mentre solo la privatizzazione garantirebbe una maggiore concorrenza, prezzi minori e stessi servizi”. Secondo Adolfo Morandi “i risparmi ottenuti con la Fondazione vertono sul contratto nazionale che è stato applicato ai lavoratori, peggiorativo rispetto a quello pubblico e solo in parte migliorato con il contratto integrativo. Se parliamo di risparmio – ha proseguito – si dovrebbero valutare le esternalizzazioni. Bisognerebbe fare scelte di servizi di qualità a minori costi, invece il Comune vuole poter continuare a dire che è il pubblico a garantire la qualità”.

Per il M5s, Mario Bussetti ha definito “non convincente” la soluzione della Fondazione: “Se diciamo che è parte del Comune – ha detto – ci sono altre forme giuridiche che danno più garanzie. Inoltre riteniamo che sia necessaria una equiparazione del contratto degli insegnanti della Fondazione e del Comune: non siamo d’accordo di conseguire un risparmio economico penalizzando le retribuzioni degli insegnanti”. Il capogruppo Luca Fantoni ha evidenziato la necessità di ragionare sulle esigenze attuali e, a sua volta, ha sottolineato che “i contratti dei dipendenti della Fondazione non sono equivalenti a quelli degli insegnanti assunti dall’Amministrazione comunale: i diritti di cui godono sono inferiori”. Il consigliere ha infine aggiunto che “non bisogna abbassare la testa sul fatto che vanno cambiate le regole del Patto di stabilità”. Per Marco Bortolotti “la discussione andava fatta a ottobre, pensando a diversi modelli, invece si decide tutto in questo momento e la maggioranza taglia democraticamente fuori la minoranza. O l’Amministrazione utilizza il ritardo per camuffare scelte precise già fatte o non è molto capace, perché arriva in ritardo”. Il consigliere ha infine chiesto se il Comune “ha battuto i pugni per ottenere dal Governo la possibilità di assumere insegnanti”. Elisabetta Scardozzi ha evidenziato le differenze contrattuali delle insegnanti anche in termini pensionistici: “Il Comune dovrebbe essere il primo Ente di garanzia di parità dei diritti e di tutela dei lavoratori. Il progetto dell’assessorato per il servizio scuola 0-6 anni – ha aggiunto – ci sembra essere sbarazzarsi delle scuole per avere un risparmio che in realtà ricade sul personale”.

Per il Pd, Caterina Liotti ha parlato di “decisione coerente con la scelta del 2012, quando abbiamo optato per la Fondazione. Una decisione che oggi si può prendere in piena serenità perché i livelli di valutazione emersi dalle indagini sono equiparabili rispetto alle scuole comunali e hanno dimostrato che la scelta fatta è stata corretta e giusta, e ha determinato economie che devono essere collocate in rette meno pesanti e salari ai dipendenti”. Vincenzo Walter Stella ha convenuto sul fatto che la Fondazione “rappresenta un escamotage, dettato però non da un capriccio dell’Amministrazione ma da necessità di ordine pratico e di esperimento pedagogico. A oggi risulta la strada percorribile più efficace per evitare le privatizzazioni e per garantire il servizio delle scuole dell’infanzia: non si sono palesate criticità e il livello di gradimento è alto”. Per Marco Forghieri “se le varie forme gestionali sono organizzate in modo da non prevalere mai una sull’altra sono forse in grado di influenzarsi a vicenda, contribuendo a tenere bassi prezzi e tariffe e rendendo possibile un controllo continuo della qualità da parte degli utenti”. Il consigliere ha inoltre ricordato che “gli strumenti che pensiamo adesso, con le esigenze che cambiano, in futuro non saranno probabilmente sufficienti”. Fabio Poggi ha definito “virtuoso” il sistema misto modenese. “Se le scuole dell’infanzia fossero tutte statali – ha proseguito – non ci sarebbe spazio per sperimentare e adattare il servizio sulla base delle esigenze della città. Se non possiamo dire che le scuole comunali e della Fondazione sono migliori rispetto alle altre, possiamo però riconoscere che sono quelle in grado di rispondere meglio in termini di flessibilità alla governance pubblica”. Secondo Diego Lenzini “l’obiettivo è garantire la qualità dell’istruzione in maniera uguale a tutti. Per ciò che mi riguarda – ha continuato – la governance deve essere assolutamente pubblica, ma ciò non significa ci debba essere una esasperazione in questo senso. Non sappiamo se la Fondazione è la soluzione definitiva, ma al momento è la soluzione migliore: funziona egregiamente, garantisce la governance pubblica e le relative valutazioni sono equiparabili alle scuole comunali”. Tommaso Fasano ha precisato che “la differenza di retribuzioni degli insegnanti della Fondazione rispetto ai comunali è ristretta” e che “da un’indagine del 2013 risulta che anche loro stessi sono contenti perché sono stati stabilizzati. Le somme risparmiate – ha aggiunto – sono reinvestite per rispondere ad alcuni dei bisogni emersi dall’indagine, come ridurre le rette per le famiglie e la forbice degli stipendi”.

Domenico Campana di Per me Modena ha definito la Fondazione “un ibrido creato giustamente per sottrarsi all’impossibilità di assumere personale. La critica non va alla delibera – ha precisato – ma al presentare le cose come se non ci fosse altra possibilità: si può mettere un cerotto, ma non può essere l’orizzonte strategico nel quale ci si muove. È il momento – ha concluso – di porre la questione della responsabilità nazionale del sistema educativo”.

Secondo Marco Cugusi di Sel “c’è un problema di politiche nazionali: ribadiamo la delusione rispetto al modo in cui il governo ha trattato la questione scuola e non solo, perchè non possono esserci solo tagli”. Per il consigliere “la scelta di portare tre nuove scuole in Fondazione ha l’obiettivo di salvaguardarci, ma dovrebbe esserci una generale omogeneizzazione dei trattamenti dei dipendenti”.

Luigia Santoro di Idea – Popolari liberali ha evidenziato che “la legge, se c’è, va rispettata da tutti, a partire dagli Enti pubblici, e creare una Fondazione per dribblarla non è stato giusto. La Fondazione per il Comune rappresenta anche un minor costo – ha aggiunto – ma la privatizzazione avrebbe portato un vero risparmio e avrebbe consentito di spostare quelle risposte su altri servizi”.
















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