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Confesercenti Modena, bilancio della stagione turistica estiva in Appennino

Contrariamente alle aspettative la stagione estiva montana chiude in pareggio. La calura agostana della seconda metà del mese, relegando di fatto ai ricordi la debacle meteorologica di luglio, ha riportato in quota, alla ricerca di temperature più miti, molti turisti. Presenze, che hanno contribuito a raddrizzare una stagione che fino ai primi giorni di agosto era data per compromessa, senza però restituire concretamente – relativamente pochi i casi in cui è avvenuto il contrario – il ‘sorriso’ al settore turistico dell’Appennino modenese. Nel computo finale fatturati e redditività degli operatori continuano a languire: il passivo si aggira intorno al -3%. “A conti fatti, si può tirare un sospiro di sollievo per il dato degli arrivi e delle presenze – spiega Daniele Cavazza responsabile di Confesercenti Modena per il Turismo – ma occorre essere realisti, di fronte al pareggio agguantato in extremis. Le località montane modenesi, hanno rappresentato in questa occasione una via di fuga immediata e comoda di fronte alla canicola cittadina e dei territori pianeggianti limitrofi, favorita anche dai prezzi bassi. L’offerta turistica però per essere competitiva deve far leva anche su altri aspetti oltre alla facile raggiungibilità. È dunque giunto il momento di riconoscere il ruolo e l’importanza che potrebbe rivestire il turismo per l’economia modenese, intraprendendo quelle scelte strutturali necessarie volte ad un suo effettivo rilancio”.

L’andamento stagionale

Per definire la stagione turistica estiva, ormai agli sgoccioli, l’aggettivo più idoneo per Confesercenti è con ogni probabilità ‘altalenante’. All’avvio di giugno, in linea con l’anno passato e periodo in cui il termometro superava abbondantemente i 30 gradi, ha fatto seguito un mese di luglio decisamente primaverile caratterizzato da piogge, maltempo e temperature in picchiata. Il calo delle presenze, un vero tracollo nella stragrande maggioranza dei casi, a partire dalla seconda settimana si assestava rispetto gli stessi giorni del 2010, su un -10% generale, con punte di -15%, lasciando intravedere la fine della stagione anzitempo e tutte le conseguenze negative del caso. Complice invece la ricomparsa del bel tempo già nei primi giorni di agosto si è assistito ad un cauto ritorno dei vacanzieri. Ma la vera inversione di tendenza in termini di presenze turistiche in quasi tutte le località montane la si è registrata solo dopo Ferragosto: quando cioè, con le temperature in pianura vicine ai 40 gradi, in molti hanno cercato e trovato sollievo in montagna. Ma se il caldo ha influito sull’incremento delle presenze, a far da traino ha contribuito soprattutto la competitività dei prezzi delle strutture ricettive dell’Appennino modenese. Strutture che rispetto agli anni passati non hanno effettuato alcun tipo di ritocco sui prezzi proposti se non addirittura in alcuni casi, abbassandoli ulteriormente. Così da mantenere inalterata l’attrattività e offrire ospitalità e trattamenti, specie per quello che riguarda le camere d’albergo, di buona qualità e a costi da media e bassa stagione. Una scelta che ha prodotto risultati positivi in termini di presenze, ma che ha compresso ulteriormente la redditività delle imprese turistiche.

Presenze turistiche, permanenza e tipologia di soggiorno

Sono stati generalmente gli anziani e le famiglie con figli piccoli a scegliere per le proprie vacanze le stazioni turistiche dell’Appennino modenese. Non sono mancate le coppie, in aumento specie ad agosto quelle spinte a ricercare refrigerio sulle nostre montagne, come del resto gli stranieri. In questo caso, conformemente al livello regionale il trend è in lieve salita, anche se è ancora difficile da quantificare, se non per bocca degli operatori: “Qualcuno in più s’è visto”. La crescita delle presenze comunque è stata percepita maggiormente nel settore extralberghiero (+2,3%), mentre l’alberghiero ha sfiorato l’1%. La possibilità di escursioni, insieme al nutrito calendario eventi – denso di appuntamenti ad agosto, ma da affinare in termini di qualità – alla possibilità di praticare sport come la mountain bike in quota e il nordik walking, sono tra i fattori, sempre coadiuvati dall’ottimo rapporto qualità/prezzo, che hanno fatto preferire l’Appennino ad altri luoghi di vacanza. In flessione invece i gruppi sportivi: la tradizionale ospitalità rimane consolidata, ma ha pesato la crisi unita alla carenza di infrastrutture adeguate alle esigenze di queste compagini che ne ha fatte migrare alcune altrove. Un aspetto secondo Confesercenti che merita più di una riflessione, dato che la montagna modenese aveva costruito su questo genere di ospitalità uno dei suoi punti di forza. Quanto alla provenienza dei turisti, la predominanza è dei modenesi, dei bolognesi, reggiani, e toscani, in genere delle province di Pistoia, Lucca, Pisa e Livorno. Sulla formula di soggiorno e la permanenza media, ha pesato indubbiamente la crisi economica. Si sono ridotte le settimane, preferendo il fine settimana e il fine settimana lungo, sancendo una diminuzione della spesa da parte degli ospiti come dei consumi.

“Il risultato ottenuto in termini di presenze comunque – tiene a precisare Cavazza – è da attribuire alla capacità degli imprenditori turistici, che hanno saputo promuovere un’offerta attrattiva adeguando i prezzi alle esigenze di una clientela con una capacità di spesa contenuta, pur garantendo un buon livello di qualità. Ma il mantenimento della qualità delle proposte, affiancato alla diminuzione dei prezzi praticati, ha indubbiamente eroso i margini e la redditività delle imprese; generando una situazione difficile. Ancora una volta però il sistema turistico modenese, seppure in questa fase di crisi economica, ha tenuto e il settore si conferma un asset rilevante per l’economia della nostra provincia. La redditività delle imprese turistiche però ha raggiunto livelli critici ed è sempre più importante dare un maggior impulso al settore piuttosto che pensare di penalizzarlo con tasse di soggiorno o altri balzelli. E’ vero che le risorse sono in diminuzione, ma non si può pensare di sopravvivere senza investire: sui mercati esteri, se vogliamo avere un futuro… e tenere il passo con i nostri competitori”.
















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