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Bologna: protocollo d’intesa tra Provincia e Parchi

Il Consiglio provinciale ha approvato martedì, con 21 voti favorevoli (Pd, Sd, PdCI, IdVi) e 5 contrari (FI-PdL e An-PdL), il protocollo d’intesa
sugli obiettivi di panificazione faunistica tra la Provincia di Bologna e i parchi regionali dei Gessi bolognesi e Calanchi dell’Abbadessa, i Laghi di
Suviana e Brasimone, il parco storico di Monte Sole, quello del Corno alle Scale e dell’Abbazia di Monteveglio.


Gli enti firmatari, con tale intesa, concordano obiettivi e modalità comuni relativamente alla pianificazione faunistica. Si impegnano, ad esempio, a svolgere, tutti gli anni, i censimenti dei cervidi secondo le
metodologie previste dall’Ispra (ex istituto nazionale fauna selvatica) impiegando personale abilitato e ricercando ogni possibile collaborazione
con gli Atc (Ambiti territoriali caccia) di riferimento. Uguale impegno sarà rivolto al monitoraggio delle altre specie di fauna,
siano esse oggetto di controllo o specie cacciabili o di interesse per la loro conservazione, al fine di conoscere la reale consistenza della fauna sul territorio provinciale. L’acquisizione dei dati e la loro
interpretazione diventerà pertanto patrimonio comune per una gestione coordinata delle azioni di tutela e di controllo delle presenze
faunistiche.
Gli enti gestori dei parchi e la Provincia si impegnano infatti a contenere la fauna là dove vengano accertati danni alle produzioni agricole o per favorire il raggiungimento delle densità obiettivo fissate dalla singola area protetta e dal Piano faunistico venatorio provinciale 2007-2012. I parchi – in virtù della intesa sottoscritta – adottano per il proprio territorio valori di densità obiettivo uguali a quelle definite dalla Provincia per le aree limitrofe, o valori che possono discostarsi di un
10-20% in più o in meno, tranne nel caso di esigenze ecologiche di specie ad alto valore biologico che possano giustificare eventuali difformità da quanto programmato.

I punti principali del protocollo d’intesa riguardano, tra l’altro:
– le forme di cattura, quali ad esempio, il trasloco di animali vivi in altri ambiti idonei;
– l’acquisizione dei materiali per la prevenzione dei danni alle colture;
– la ricerca di innovazioni nelle tecniche di censimento e di controllo;
– le possibili misure di dissuasione per prevenire gli incidenti stradali provocati da fauna selvatica;
– la valorizzazione del patrimonio faunistico in chiave turistica, ambientale e venatoria;
– l’istituzione di un osservatorio provinciale faunistico e venatorio;
– la qualificazione e l’aggiornamento degli operatori.

















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