La Città della Posa a Cersaie è stata il palcoscenico di un evento storico per il mondo dei pavimenti e, in particolare, per il settore della posa. ASSOPOSA, l’associazione nazionale che rappresenta i posatori di piastrellature ceramiche, ha riunito le principali realtà associative per discutere di formazione professionale, certificazione delle competenze e valorizzazione delle specializzazioni.
L’iniziativa ha ribadito con forza un concetto chiave: la qualità di un’opera non dipende solo dal materiale utilizzato, ma in modo determinante da come viene posata e installata. Da qui la necessità di percorsi formativi strutturati e di certificazioni riconosciute, strumenti indispensabili per garantire professionalità, sicurezza e durabilità.
«Non si può più lasciare spazio all’improvvisazione – ha dichiarato il Presidente di ASSOPOSA, Luca Berardo –. La posa certificata è la condizione minima per dare garanzia al cliente finale e al mercato. La certificazione deve diventare la norma, non l’eccezione: è la strada che l’Europa e l’Italia ci chiedono e che dobbiamo intraprendere uniti come filiera».
Una filiera unita per la qualità
All’incontro, organizzato da Luca Berardo, Presidente di Assoposa, hanno partecipato i rappresentanti di associazioni di primo piano nel panorama delle costruzioni: Mariangela Marconi, Presidente Conpaviper, Pietro Belloni, Presidente AIPPL, Giovanni Grondona Viola, Presidente ASSIMP, Michele Bottoni, Presidente Q-RAD, Giovanni Lovato, Presidente Confartigianato Vicenza. Fondamentale anche la presenza di Stefano Macale, Direttore del Formedil, che ha sottolineato: «Le scuole edili sono a disposizione, ma è importante ragionare in termini di filiera e non limitarsi a piccole academy autoreferenziali».
Tutte le associazioni hanno condiviso la necessità di lavorare unite, creando un tavolo permanente di confronto e collaborazione per dare più forza al settore e valorizzare l’attività di posa. Il messaggio comune è chiaro: «Il riconoscimento legale della formazione deve diventare un passaggio obbligato, soprattutto nei casi in cui si accede a bonus e incentivi pubblici. Se lo Stato sostiene economicamente un intervento, è logico che pretenda che i lavori siano affidati a professionisti qualificati e certificati. Solo così la formazione diventa non solo un valore culturale, ma anche una garanzia concreta di qualità e sicurezza».
La certificazione come “scuola dell’obbligo”
Un concetto ribadito con forza dal Presidente Luca Berardo: «La certificazione non è un’opzione, è un percorso obbligato. Finora molti l’hanno vista come un esercizio volontaristico, con detrattori e sostenitori. Ma la verità è che non si va contro la storia: il mercato chiede, e chiederà sempre di più, professionalità certificate. La certificazione è come la scuola dell’obbligo: attesta un set minimo di competenze – posatore, applicatore, caposquadra – che legittimano ciò che dichiari di essere. Poi, certo, la tua formazione continua farà la differenza. Ma il livello di accesso deve essere chiaro: non si può più lasciare spazio all’improvvisazione». Un avvertimento anche a chi oggi sottovaluta il tema: «Chi dice “i miei clienti non me la chiedono” sbaglia. Il mondo è cambiato e cambierà ancora: non ci sarà tempo di recuperare. Bisogna andare compatti in questa direzione».