Nonostante il calo delle nascite, la richiesta di nido da parte delle famiglie è aumentata, mentre si registra una diminuzione nella scuola dell’infanzia, e pertanto l’Amministrazione comunale prosegue gli investimenti che hanno consentito di aumentare di 150 unità, nell’ultimo quinquennio, i posti nei nidi d’infanzia e di accogliere tutte le richieste presentate per la scuola d’infanzia di San Damaso. Inoltre, le risorse hanno permesso, negli ultimi anni, di implementare progetti relativi alle sezioni miste, che rappresentano un riconosciuto strumento pedagogico dalle molteplici potenzialità per l’intero percorso di crescita 0-6 anni.
Lo ha spiegato in Consiglio comunale, nella seduta di lunedì 12 maggio, l’assessora alle Politiche educative Federica Venturelli, rispondendo a un’interrogazione di Federica Di Padova e Fabio Poggi (Pd). Oltre a chiedere dati sul cosiddetto “inverno demografico” in relazione alla programmazione del sistema Zereosei, l’istanza chiedeva: un quadro dettagliato dei numeri dei posti del bando per la scuola d’infanzia 2025-2026, le differenze rispetto agli altri anni, se ci fossero posti non occupati nell’anno precedente e se fossero migliorati i numeri rispetto alla fascia 0-3. Infine, l’interrogazione chiedeva se a tutti i bambini di San Damaso continuerà a essere garantito il posto alla scuola d’infanzia e, rispetto alle “sezioni miste”, quali saranno gli strumenti di formazione e riorganizzazione adottati.
In premessa, l’assessora ha spiegato che la popolazione modenese continua a calare e che l’esiguo numero dei nati di quest’anno (1.267) riporta ai valori che si registravano a Modena negli anni ’80, caratterizzati da una forte denatalità. In particolare, al 31 dicembre 2024, il numero dei bambini residenti in città della fascia 0-2 anni è di 3.720 (con un calo di 600 bambini dal 2017), mentre i bambini della fascia 3-5 anni sono 3.843 (con un calo di 1.000 bambini dal 2017).
Nonostante questa tendenza, Venturelli ha puntualizzato che l’Amministrazione comunale “ha investito e sta investendo sull’aumento dei posti nido, poiché consapevole che sistema infanzia e, in particolare, il nido sono strumenti importanti di welfare, anche per migliorare la conciliazione vita-lavoro per le famiglie”. Venturelli ha quindi precisato che il Comune ha operato per aumentare l’accoglienza nei nidi con oltre 150 posti in più nell’ultimo quinquennio, raggiungendo peraltro una percentuale di copertura pubblica della fascia 0-3 pari al 45 per cento che, con i posti privati, arriva fino al 59 per cento, superando l’obiettivo europeo del 2030 che è del 45 per cento. “Ciò è stato possibile – ha chiarito Venturelli –grazie ai fondi europei e regionali”, puntualizzando che “la Regione Emilia-Romagna ha finanziato i posti per due anni e, da quest’anno, l’Amministrazione comunale ha deciso di confermare tutti i 150 posti con risorse proprie”.
In particolare, l’assessora ha argomentato che nell’ultimo bando sono stati previsti in più 10 posti nella sezione lattanti (“fascia che negli ultimi anni sta avendo sempre più richieste da parte delle famiglie”), tre posti per una sezione dei grandi di un nido comunale e ulteriori 15 posti nei convenzionati. Complessivamente, i posti nel circuito pubblico passano da 1.600 a 1.628, con un aumento, pertanto, di altri 28 posti per l’anno educativo 2025-2026.
In riferimento alla scuola d’infanzia di San Damaso, l’assessora ha poi puntualizzato che, rispetto ai posti previsti, sono state accolte tutte le 15 domande presentate “come peraltro già anticipato agli stessi genitori in occasione di un’assemblea pubblica”.
Venturelli ha quindi sostenuto che “per il Comune, anche con il coinvolgimento dell’intera rete dei servizi Zerosei, l’obiettivo continua a essere quello di rispondere alle richieste delle famiglie, offrendo risposte quantitative e qualitative ai nostri bambini in materia di strumenti educativi che sappiano accompagnarli adeguatamente nel loro percorso formativo”.
Entrando poi nel merito delle sezioni miste, l’assessora ha affermato che, oltre a consentire una flessibilità che permette di adattarsi alla complessità del contesto sociale (come cali demografici, flussi migratori, inclusione di bambini con bisogni speciali), “questi gruppi rappresentano soprattutto uno strumento pedagogico dalle straordinarie potenzialità per l’intero percorso di crescita 0-6 anni. L’eterogeneità, infatti, in linea con i criteri fondativi dei Poli 0-6, permette intrecci che consentono di mettere in luce il ruolo dei compagni come risorsa preziosa per l’inclusione di tutti i bambini: dove abbiamo diversità (per età, competenze, linguaggi) si crea un ambiente adatto all’accoglienza, alla collaborazione e alla cura”.
Si tratta di un’opportunità già attiva da quest’anno in una sezione della scuola dell’infanzia Saliceto Panaro, e che per il 2025-2026 riguarderà anche San Damaso e il Polo Giardino (“per poi allargarsi sulla base delle condizioni reali e delle esigenze dei servizi”). In particolare, Venturelli ha parlato di un percorso “lungo e complesso”, che punta ad arrivare nei prossimi anni, attraverso il coinvolgimento di tutto il personale educatore e insegnante, alla riorganizzazione dei servizi in un’ottica eterogenea. Un percorso già avviato nel 2022, con la soddisfazione delle famiglie coinvolte, che ha visto per la sua costruzione tavoli progettuali, condivisione di esperienze, percorsi di formazione per gli insegnanti e anche l’attivazione, tra il 2022 e il 2024, di una ricerca in collaborazione con l’Università di Bolzano alla scuola d’infanzia Tamburini incentrata sul tema del lavoro aperto e dell’organizzazione degli spazi inclusivi. Nell’anno educativo 2023-2024, le esperienze maturate anche nei Poli dell’infanzia Villaggio Giardino e Forghieri, hanno spinto l’intero gruppo di lavoro (pedagogisti, insegnanti, educatori) a concentrarsi sulla possibilità di modificare il proprio stile di lavoro, nell’ottica di un modello pedagogico orientato, appunto, a sezioni eterogenee; modello che da quest’anno si inserisce nel piano di formazione rivolto a educatori e insegnanti, con l’obiettivo di avviare un vero e proprio percorso condiviso nido/infanzia.
Nel dettaglio dei dati forniti nella risposta, Venturelli ha precisato che complessivamente, i posti messi a bando per la scuola di infanzia per il 2025/2026 sono 1.092 (tra istituti comunali, statali, convenzionati, Fism e quelli di Fondazione Cresci@mo), mentre 1.120 erano quelli del bando 2023/2024 e 1.139 quelli per l’anno 2024/2025; di questi ultimi 144 posti sono rimasti vuoti, mentre 950 sono stati complessivamente i bambini ammessi.
A fine marzo, con largo anticipo rispetto agli anni precedenti, sono state pubblicate le graduatorie per le scuole di infanzia per l’anno educativo 2025-2026: sono state 929 le domande relative ai bimbi residenti nel territorio comunale, mentre 28 quelle presentate da non residenti, per un totale di 956 richieste presentate al Centro unico di iscrizione del Comune: “Si tratta di un numero in lieve calo rispetto alle 983 richieste del 2024, quando il settore Servizi educativi aveva scritto, per informare dell’apertura delle iscrizioni, a 1.380 famiglie residenti, contro le 1.350 di quest’anno”.
Nello specifico delle 956 domande complessive, 868 bambini sono stati ammessi in prima battuta, di cui 838 nelle scuole indicate dalle famiglie al momento della presentazione della domanda, come prima o seconda scelta (quindi il 93 per cento dei richiedenti). Per i 61 bambini ai quali non è stato possibile assegnare la scuola sulla base delle scelte indicate dai genitori, sono disponibili 226 posti tra cui poter scegliere, messi già a loro disposizione in via prioritaria; i rimanenti sono poi resi successivamente disponibili per le domande fuori termine il cui bando è scaduto il 28 aprile.
In replica, Federica Di Padova si è detto soddisfatta della risposta ricevuta, sottolineando che le sfide derivanti dal calo della popolazione non riguardano solo la demografia ma anche i servizi, come quello Zerosei: “La domanda crescente di nidi rappresenta la fiducia delle famiglie verso la qualità dei servizi educativi offerti dal Comune, non solo in quanto strumenti di conciliazione scuola-famiglia ma, soprattutto, come scelta pedagogica”. La consigliera ha quindi concluso specificando che “gli studi dimostrano che disuguaglianze e fenomeni come dispersione scolastica devono essere contrastati a partire dal nido”.