L’attesissimo debutto de Il Dubbio (Teatro Storchi dal 14 al 17 febbraio, feriali ore 21 festivo ore 15:30), testo teatrale di John Patrick Shanley con il quale nel 2005 ha ricevuto il Premio Pulitzer, sigla il duplice ritorno a teatro per Sergio Castellitto e Stefano Accorsi.
Il primo firma la regia con tratto sottile confrontandosi con il tema scottante della paurosa assenza di padri e certezze da parte di una comunità. Il secondo interpreta il ruolo del protagonista scisso tra passione e ombra, riuscendo a calarsi con semplicità e forza interpretativa dentro a parole e a sentimenti capaci di farci dubitare delle nostre certezze e di scardinare l’ovvio. L’adattamento al testo è curato da Margaret Mazzantini che con la sua sensibilità scenica rinsalda il sodalizio lavorativo con il marito donando precisione e scegliendo con cura e cesello le parole che più si adattano alla scena.
L’autore del testo è nato nel 1950 nel Bronx e ha ricevuto un’educazione dall’ordine cristiano irlandese dei Fratelli e Sorelle della Carità. E’ famoso per la sua pignoleria nei contratti affinché neanche una parola sia cambiata nelle trasposizioni sceniche delle sue opere.
Nel 1987, Shanley vinse l’Academy Award for Writing Original Screenplay e il Writing Guild of America Award for Best Screenplay Written Directly for the Screen per la sceneggiatura del film “Stregata dalla Luna”. Nel 2005, il testo “Il Dubbio” ha vinto il Premio Pulitzer per la drammaturgia oltre al Drama Desk Award e al Tony Award come miglior testo.
Il testo è ambientato nel 1964 in una parrocchia nel Bronx.
Padre Flynn (Stefano Accorsi) è un prete cattolico che spesso tiene i sermoni domenicali ai suoi fedeli. È giovane, appassionato, vicino alle anime dei suoi parrocchiani con semplicità ed entusiasmo. Ma tanta “modernità” si scontrerà con forza con la Direttrice della Scuola Parrocchiale, Suor Aloisia (Lucilla Morlacchi), la quale sospetta che il prete abbia abusato sessualmente di Muller, un ragazzino di colore. Lo accuserà e ne chiederà l’allontanamento. Testimone involontario (a malincuore, poiché ammira padre Flynn) sarà la giovane Suor James (Alice Bachi), che ha colto Muller all’uscita di un incontro con il prete, con l’alito che sapeva di alcool. Suor James svolge il suo lavoro con gli allievi con abnegazione e passione, qualità non condivisa dalla “dura” Direttrice, che la invita ad essere più attenta alla salute morale dei suoi allievi. Il conflitto fra questi personaggi porterà lo spettatore a sperimentare “il dubbio”, a credere ora all’innocenza, ora alla colpevolezza del prete, difeso addirittura dalla madre del ragazzo (Nadia Kibout), che, in ogni caso senza voler approfondire la natura del rapporto con suo figlio, apprezza l’”interesse” di un prete bianco per suo figlio nero.
Conflitto, ipocrisia, colpi bassi, un testo costruito con appassionata suspance, quasi fosse un’inchiesta.