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Al Mauriziano il recital ‘Orlando e la sua follia’ di Ludovico Parenti

“Rimase alfin con gli occhi e con la mente/fissi nel sasso, al sasso indifferente”. Sono gli indimenticabili versi della sequenza della ‘follia d’Orlando’, nel Canto XXIII dell’Orlando furioso di Ludovico Ariosto. Da questi ha preso spunto Ludovico Parenti per realizzare il recital Orlando e la sua follia, che la sesta Circoscrizione propone alle ore 21 di sabato 17 novembre al Mauriziano (via Pasteur 11).


Come suggerisce il titolo, il recital s’impernia sulla “follia d’amore” che, se trova la sua centralità nei versi dell’Ariosto, si manifesta anche, sia pure con diversi aspetti e sfumature, nei versi del Boiardo e del Tasso. Parenti scava ancora una volta nelle ragioni poetiche e nei nodi esistenziali di grandi autori, non solo della classicità ma anche del Novecento. Infatti, Orlando e la sua follia – articolato in quattro parti: “Aprile”, “La follia d’Orlando”, “Croce di ricordi. Croce d’amore” e “Transito per la ragion d’amore” – spazia dai suddetti poeti, attraverso il seicentesco John Donne, alla triade novecentesca Majakovskij Esenin Pasternak e a Dino Campana, dalle poetesse del tempo dell’Ariosto, Chiara Matraini e Tullia d’Aragona, alle contemporanee Dacia Maraini, Alda Merini e Barbara Carafa, nonché a Rodolfo J. Wilcock, Alfonso Gatto, Giovanni Amodio e Mario Socrate, che si ricorda notevole interprete del ruolo di Giovanni Battista nel Vangelo secondo Matteo di Pasolini.
Un insieme di autori la cui diversa espressività ben si adatta e inserisce in un tessuto drammaturgico saldo e coerente, sostenuto con efficacia dalle musiche che dal Cinquecento di Cristofano Malvezzi, Emilio de’ Cavalieri, Luca Marenzio e Thomas Stoltzer vanno al Settecento di Antonio Vivaldi e al Novecento di Alfred Schnittke.

Poeta, drammaturgo e anche regista (è dell’anno scorso l’applaudita messinscena, nell’ambito di ‘Restate’ e del ‘Progetto Scopelli’, dei Dialoghi delle Carmelitane di Georges Bernanos), Ludovico Parenti, già attore in età giovanile, da una decina d’anni coltiva una forma spettacolare, il recital, in cui interagiscono espressivamente le linee-forza della poesia con quelle vocali dell’interprete sul filo della “teatralità”, come efficacemente evidenziato, fra gli altri, i due ultimi recital al Mauriziano: L’anima rabbia su Pasolini e Lamento e dintorni su Lorca.

















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