In relazione ai casi di infezione virale
che si sono verificati in alcune località della provincia di Ravenna, l’Assessorato regionale alle Politiche per la Salute ha diramato un comunicato stampa.
Dopo la conferma che è il virus della Chikungunya il responsabile dei
casi di febbre che hanno interessato il ravennate, è arrivata oggi anche
la conferma della presenza del virus in un campione di zanzare tigre
proveniente della stessa area.
Le zanzare, sia le tigre che le zanzare normali, erano state catturate
il 20 Agosto ed inviate all’Istituto Zooprofilattico di Reggio Emilia.
Dagli accertamenti di biologia molecolare che si sono conclusi oggi è
emerso che solo le tigre sono risultate positive ai test.
Mentre nella zona interessata fin dall’inizio la curva epidemica è in
deciso calo, si stanno registrando ora, come atteso, segnalazioni di
nuovi casi in aree limitrofe.
In alcune situazioni non sembrerebbe esserci un collegamento con l’area
delle due frazioni che per prime sono state interessate dal diffondersi
del virus.
Sui casi sospetti sono in corso gli accertamenti di laboratorio.
Naturalmente, essendo ora noto il virus che si deve cercare, le analisi
potranno essere condotte con maggiore velocità e già da domani saranno
noti i primi risultati.
La Regione Emilia-Romagna ha invitato tutti i soggetti coinvolti –
medici, Aziende Sanitarie, Comuni – a prestare la massima attenzione
affinchè segnalazioni ed interventi siano tempestivi e completi. A tal
proposito, sono state fornite alle Aziende Sanitarie indicazioni
operative sul modo migliore per effettuare i trattamenti di
disinfestazione.
Pur trovandoci davanti ad un caso di sanità pubblica nuovo e perciò
rilevante, occorre sottolineare che il decorso della malattia – pur
fastidiosa ma caratterizzata da una mortalità sovrapponibile a quella
dell’influenza invernale – è sostanzialmente benigno.
Per tutti, ma in particolare per le persone anziane, i bambini, e le
donne in gravidanza, si rinnova la raccomandazione all’utilizzo di
misure di protezione individuali quali repellenti e zanzariere.
Le azioni svolte per fronteggiare il virus Chikungunya
Per comprendere i tempi degli interventi sanitari messi in campo, è
utile ricostruire la cronologia dei fatti.
Le prime segnalazioni di una sindrome febbrile ad andamento inusuale
sono arrivate al Dipartimento di Sanità Pubblica di Ravenna il 14 Agosto
scorso. Le informazioni necessarie a ricostruire i casi con
caratteristiche cliniche analoghe, sono state acquisite contattando i
medici di base e ponendo domande direttamente ai cittadini residenti
nelle due frazioni interessate dalla comparsa del virus. Si è così
risaliti al primo caso che si è verificato nei primi giorni di luglio.
Un caso che, in relazione al quadro clinico molto simile alla normale
influenza, non era stato oggetto di interventi particolari.
Dal 14 agosto sono stati avviati quotidiani contatti telefonici con i
medici curanti per seguire il fenomeno ed aggiornare l’elenco dei casi
segnalati. Ciò al fine di contattare direttamente le persone colpite
dalla malattia, per capire la possibile fonte di esposizione ad un virus
che, va ricordato, può arrivare solo da zone del mondo nelle quali
nessuno dei casi inizialmente osservati aveva soggiornato.
Per questo si era pensato, in un primo tempo, ad una febbre da
pappataci, patologia che è presente anche in Italia e che ogni anno in
estate si manifesta anche nelle nostre zone.
Parallelamente alle indagini, sono partiti anche altri interventi, quali
la raccolta del sangue dei pazienti colpiti dalla malattia, il
campionamento degli insetti (dal 18 Agosto), interventi di
disinfestazione straordinari realizzati dai Comuni avviati dal 18 agosto
e ripetuti per 5 giorni nella settimana successiva sulle aree pubbliche
e proseguiti fino al 28 agosto nelle aree private.
In coordinamento costante con la Regione sono stati allertati tutti i
dipartimenti di sanità pubblica della Regione e avviato un rapporto
continuo con l’Istituto Superiore di Sanità e con il Ministero della
Salute. Dopo la conferma del virus della Chikungunya da parte dell’ISS,
sono partiti gli interventi di sanità pubblica previsti per questa
patologia, comprese le misure relative alle trasfusioni di sangue, con
interruzione della raccolta nelle aree interessate.