Un’evasione fiscale di circa 25 milioni – tra importi sottratti a tassazione e imposte non versate a vario titolo – è stata scoperta dalla GdF modenese. Denunciati dodici imprenditori per omessa dichiarazione, dichiarazione fraudolenta, dichiarazione infedele ed emissione di fatture per operazioni inesistenti. Altre due persone sono state denunciate per riciclaggio.
E’ l’esito di un’ispezione tributaria eseguita in novembre in una società che opera nel settore delle sponsorizzazioni sportive, con sede a Modena. L’attività illecita veniva realizzata tramite società con sede all’estero e con l’emissione di fatture false a favore di diversi soggetti economici, che in questo modo abbattevano il proprio reddito imponibile.
Le indagini erano iniziate approfondendo le posizioni fiscali di due soggetti modenesi che, da controlli effettuati dai militari a carico di aziende operanti nell’ambito delle sponsorizzazioni motociclistiche, risultavano svolgere un’attività imprenditoriale nel settore, ma dalle banche dati non apparivano esercitare alcuna attività d’impresa. In particolare, dalle ispezioni a società emiliane attive nella gestione di team impegnati in gare dei campionati mondiali Superbike e Supersport, emergeva che le stesse società cedevano spazi pubblicitari posti sulla carena delle moto emettendo fatture, dietro precise istruzione dei due modenesi, a delle fantomatiche società estere, una inglese e l’altra irlandese, a prezzi simbolici, a volte anche di un euro.
Le società anglosassoni, create fittiziamente dai due ideatori della frode, comparivano come cartolari fornitrici, a loro volta, dei predetti spazi pubblicitari, in fatture rinvenute nel corso di ispezioni presso società italiane acquirenti degli stessi, fatture che, questa volta, riportavano prezzi di gran lunga superiori al valore di mercato degli spazi pubblicitari.
Il beneficio ai danni dell’Erario derivante da questa interposizione delle società estere era duplice: mentre le società dei team corse, emettendo fatture per importi simbolici nei confronti delle stesse, comprimevano i propri ricavi, le società italiane, che si vedevano recapitare dalle società anglosassoni fatture d’acquisto degli spazi pubblicitari per importi esorbitanti, vedevano lievitare a dismisura i propri costi che consentiva di abbattere consistenti basi imponibili.