Come si è effettivamente chiuso l’anno 2008 per tante piccole aziende del commercio e dei servizi? Quali sono i risultati economici conseguiti e come si intrecciano i ricavi reali delle imprese con i valori considerati congrui dal Ministero delle Finanze in base agli studi di settore? Una risposta approfondita arriva dalla recente elaborazione effettuata dall’Osservatorio Economico di Confesercenti Modena, curato da Vincenzo Borghi, su incarico della Confesercenti Emilia Romagna, che ha esaminato oltre 10mila dichiarazioni di aziende operanti in tutta la regione, relative all’anno d’imposta 2008. I settori più rappresentati sono bar e ristoranti, dettaglio alimentare ed extra alimentare e l’intermediazione.
Uno studio che per la nostra provincia ha interessato 2.390 attività e che restituisce una fotografia fedele e spunti di riflessione sui loro ricavi e sul reale andamento delle imprese. Rispetto all’anno d’imposta precedente, nel 2008 aumenta, passando dal 51 al 57%, il numero di ditte naturalmente congrue, che dichiarano cioè ricavi in linea con quanto previsto dagli studi di settore e per le quali si esclude un’ulteriore indagine. Cala invece la percentuale delle aziende che, in seconda battuta, ha deciso di adeguarsi. In questo caso l’importo medio dei versamenti ulteriori effettuati per essere congrui supera i 9 mila euro ad azienda. A Modena quindi, dopo l’adeguamento, si arriva ad una percentuale del 74% di ditte congrue, un dato superiore del 6 per cento rispetto alla media regionale (68%).
Per comprendere però meglio cosa ha funzionato, e cosa è necessario cambiare, soprattutto dopo l’introduzione dei correttivi anticrisi, occorre però disaggregare i dati per ciascun settore. “Appare evidente che i correttivi introdotti per pesare gli effetti della crisi hanno funzionato solo in parte. Risultati abbastanza soddisfacenti sono stati ottenuti per i negozi di abbigliamento che hanno visto alleggerire le richieste avanzate dal fisco; non hanno affatto funzionato per bar e ristoranti tanto che solo il 33% è risultato naturalmente congruo a fronte di un dato medio complessivo del 50% riguardante la platea complessiva delle imprese analizzate. Un’ulteriore conferma arriva poi dalla percentuale relativamente bassa di pubblici esercizi che hanno scelto di adeguarsi. Tra bar e ristoranti infatti ben il 41% ha deciso di non introdurre nessun adeguamento per rispondere alle richieste dell’Agenzia delle Entrate. Se 4 pubblici esercizi su 10 non hanno avuto la possibilità di adeguarsi, esponendosi in tal modo a futuri accertamenti, appare evidente che c’è una distanza eccessiva tra l’andamento reale dei ricavi e quanto richiesto dagli Studi di Settore in vigore. Anche altre attività economiche presentano situazioni di difficoltà a rispettare i ricavi richiesti dagli Studi di Settore: citiamo ad esempio i forni e gli alberghi.
Per queste ragioni si dovranno attentamente valutare i correttivi da introdurre per l’anno in corso. Non dobbiamo dimenticare che tra le finalità primarie degli studi di settore vi è l’obiettivo di mantenere un rapporto trasparente e di collaborazione tra Fisco e impresa. Questo spirito non va disatteso, arrivando, così come riteniamo necessario, ad una vera e propria revisione complessiva dei parametri su cui poggiano gli Studi di Settore, tali da fotografare in modo attendibile, il reale andamento dei ricavi delle imprese. ” sottolinea il direttore generale di Confesercenti Modena, Tamara Bertoni.