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‘Festa ed San Martein’ domenica 15 a San Martino in Rio

cavaliere1Torna anche quest’anno domenica 15 novembre – anzichè domenica 8 causa maltempo – con l’organizzazione da parte della Pro Loco la Rievocazione storica del Mantello di San Martino, con oltre 120 figuranti in costume d’epoca. Il Corteo verrà ripetuto per 3 volte nel corso della giornata nei seguenti orari 11,45-15,30,-17,15. L’evento avrà luogo intorno ai prati della Castello, che fornirà un forte impatto scenico, per culminare con la rappresentazione al calar delle luci del giorno con l’illuminazione delle sole torce dei figuranti.

Per rendere l’atmosfera ancora più magica, esibizione di arcieri con arco storico, lezioni di tiro per bambini ed accampamenti in arme, ricostruiti appositamente, non mancherà il momento musicale con la straordinaria partecipazione di Paolo Borghi che fornirà diverse esibizioni con il suo ignoto e magico strumento chiamato HANG. I bambini potranno poi godere della classica passeggiata a cavallo sui pony che il Centro Ippico di Trignano gentilmente mette a disposizione. Saranno presenti le sculture dei Clown con palloncini per i più piccini, che sul loro passeggino potranno “sfidare in singolar tenzone” con le loro spade di palloncini le migliaia di persone che intralceranno il loro passaggio. Naturalmente non mancheranno il mercatino degli agricoltori e di tanti operatori enogastronomici che insieme agli artisti dell’ingegno e degli hobbysti allieteranno i visitatori con i loro prodotti. Inoltre tutti i negozi saranno aperti, in modo da far apparire il Centro Storico nella sua massima vitalità. Oltre a polenta, gnocco fritto, salsiccia, castagnaccio, caldarroste e vin brulè ed alla possibilità di pranzare presso il ristorante riscaldato, attrezzato anche per pasti da asporto, che verrà allestito in piazza. Novità del 2009 è l’allestimento di uno spazio gastronomico dedicato all’erbazzone tradizionale reggiano.

Per l’intera giornata sarà possibile visitare il Museo dell’Agricoltura e del Mondo Rurale e il castello nelle sue sfarzose sale arricchite dalle mostre:

Visione_Forma_Sviluppo

La ceramica d’arte come modello di sintesi creativa. Opere di Antonella Bartolucci a cura di Roberto Bartolucci. Presso le Sale nobili della Rocca

The Social Network Show!

Mostra di pittura di Fabio Valentini a cura di Francesca Baboni. Presso la Sala dell’Unicorno della Biblioteca Comunale

A buon intenditor… poche parole

Proverbi, modi di dire e giochi di parole nella figurina, a cura dell’Associazione culturale Leggere Fare Giocare in collaborazione col Museo della figurina di Modena, presso le sale del Museo dell’Agricoltura e del Mondo Rurale.

Sarà inoltre visitabile anche il Museo dell’Auto che per l’occasione organizzerà un servizio di navetta, con auto d’epoca, da e per il centro.

Info line : Pro loco San Martino in Rio 0522 636736 il sabato mattina dalle 10,30 alle 12,30, fax 0522-636732 e-mail.

STORIA DI SAN MARTINO IN RIO

Risalgono alla prima metà del sec. XI i primi documenti su San Martino in Rio nei quali si nomina il Santo protettore del nostro centro insieme al suo castello. Carlo Magno donò queste terre alla Chiesa di Reggio Emilia e proprio il Vescovo Niccolò Maltraversi, nel 1050 circa, le cedette a Bonifacio di Canossa; successivamente la figlia Matilde infeudò il territorio ad una nobile famiglia reggiana: i Roberti da Tripoli nel 1115 circa. Dal 1115 al 1430, la piccola capitale di questo feudo prese il nome di “Martino de’ Roberti”. Nel 1157, il castello venne distrutto dalle orde di Federico Barbarossa. Nel 1346, Nicolò, Bertone e Guido Roberti da Tripoli, strinsero un patto d’alleanza con il Marchese d’Este garantendogli appoggio e ospitalità; ottennero “l’investitura” come veri Signori di San Martino. Il castello venne di nuovo distrutto nel 1353 ad opera dei Gonzaga che si ritenevano avversari dei Roberti alleati al Marchese d’Este. Ma l’anno successivo, ritornati feudatari, la Rocca fu ricostruita con l’appoggio finanziario dei Visconti. Nel 1368, Carlo IV imperatore confermò “l’investitura” dei Roberti sul feudo ma, entrati in disaccordo con gli Estensi, che nel frattempo erano divenuti Marchesi di Reggio, i Roberti furono costretti ad abbandonare la Rocca ed a non farvi più’ ritorno. Nicolò d’Este mandò un suo legato nel feudo per permettere la giurisdizione a libero comune. A San Martino vi era un Consiglio degli Anziani che provvide alla stesura degli “STATUTA” atti a governare il territorio dal punto di vista amministrativo, civile e giudiziario. Tale opera, costituita da 5 libri divisi in capitoli e paragrafi, è datata 1440 e conserverà, anche negli anni successivi, un ruolo di enorme importanza. Borso d’Este, divenuto Duca, cedette il feudo alla città di Reggio E. in segno di riconoscenza per averlo accolto favorevolmente; nel 1501 Ercole I° diede a suo fratello Sigismondo “l’investitura” sul nostro territorio aggiungendovi le terre di Campogalliano e Castellarano. Da quell’anno, i discendenti di Sigismondo si dissero “Estensi di San Martino” e il feudo divenne “S. Martino d’Este”. Risale alla meta del sec. XVI, l’utilizzo dei colori bianco e azzurro quali emblema del Comune. Nel 1571 venne ospite del castello I’Arcivescovo di Milano Cardinale Carlo Borromeo che benedisse, con solenni cerimonie e fra l’esultanza del popolo, la nuova campana della Chiesa. Nel 1585, ebbe inizio la costruzione della torre civica che venne poi conclusa solo nel 1727 ed ottenne la campana nel 1804. Per volontà del Papa Gregorio XIV, nel 1590, venne fondata la Collegiata e l’arcipretura si spostò da Prato a S.Martino. Gli “Este Martino ” ricevettero, con Filippo I, il titolo di Marchesi. Nel 1600, iniziarono i lavori per costruire la nuova Chiesa collegiata e parrocchiale e si abbattè la precedente. Con l’eredità lasciata da A. Magistrelli, venne aperto il Monte di Pietà nel 1607 e sette anni dopo giunsero, nel nostro feudo, i Padri Cappuccini ospitati in un convento costruito dai feudatari. Nel 1618 si stamparono le “COSTITUZIONI” (insieme delle “Grida” emesse dai Signori dopo la stesura degli “STATUTA”). Per ordine del Marchese, nel 1648, si istituì il Consiglio generale del popolo (costituito dalle famiglie più rappresentative del paese) che designò, da quell’anno in poi, i componenti del Consiglio degli Anziani, organo di notevole importanza. Nel 1663, il Vescovo Mons. Marliani riconfermò San Martino a patrono del marchesato e dichiarò obbligatoria la sua festa. Con la morte di Carlo Filiberto II, nel 1752 si estinse il casato estense di S. Martino e il feudo venne gestito dalla Camera Ducale che vi inviò dei Governatori. Nel 1772, il marchesato fu posto in vendita e l’acquistò Don Paolo Rango d’Aragona (l’ebbe fino al 1792) che poté contare su 3227 abitanti situati nel paese e nelle ville di Prato, Lemizzone, Gazzata, Stiolo e Trignano. Nel 1791, venne inaugurato l’ospedale sorto per merito dei lasciti di G. Campari, C. Condulmeri e dalla soppressione delle confraternite religiose. In seguito alla Rivoluzione francese, San Martino divenne parte della Repubblica Cisalpina ma perse, nel 1800, le ville di Prato e Lemizzone cedute alla giurisdizione di Correggio. Con l’avvento della Restaurazione, il marchesato tornò sotto il governo estense ma nel 1859, cessò definitivamente il dominio del Duca d’Este per la nascita del Regno d’Italia.

STORIA DEL SANTO

Martino nacque in Pannonia, l’odierna Ungheria, nel 316; era figlio di un ufficiale romano e fu educato nella città di Pavia, dove passò la sua infanzia fino all’arruolamento nella guardia imperiale all’età di quindici anni. A scuola Martino prese i primi contatti con i cristiani e, all’insaputa dei genitori, si fece catecumeno e prese a frequentare con assiduità le assemblee cristiane. La sua umiltà e la sua carità hanno dato vita ad alcune leggende tra cui quella in cui Martino incontrò un povero al quale donò metà del suo mantello; oppure quella dell’attendente che Martino considerava come un fratello, tanto da tenergli puliti i calzari.

LA LEGGENDA

Era l’11 novembre: il cielo era coperto, piovigginava e tirava un ventaccio che penetrava nelle ossa; per questo il cavaliere era avvolto nel suo ampio mantello di guerriero. Ma ecco che lungo la strada c’è un povero vecchio coperto soltanto di pochi stracci, spinto dal vento, barcollante e tremante per il freddo. Martino lo guarda e sente una stretta al cuore. “Poveretto, – pensa – morirà per il gelo!” E pensa come fare per dargli un po’ di sollievo. Basterebbe una coperta, ma non ne ha. Sarebbe sufficiente del denaro, con il quale il povero potrebbe comprarsi una coperta o un vestito; ma per caso il cavaliere non ha con sé nemmeno uno spicciolo. E allora cosa fare? Ha quel pesante mantello che lo copre tutto. Gli viene un’idea e, poiché gli appare buona, non ci pensa due volte. Si toglie il mantello, lo taglia in due con la spada e ne dà una metà al poveretto. “Dio ve ne renda merito!”, balbetta il mendicante, e sparisce. San Martino, contento di avere fatto la carità, sprona il cavallo e se ne va sotto la pioggia, che comincia a cadere più forte che mai, mentre un ventaccio rabbioso pare che voglia portargli via anche la parte di mantello che lo ricopre a malapena. Ma fatti pochi passi ecco che smette di piovere, il vento si calma. Di lì a poco le nubi si diradano e se ne vanno. Il cielo diventa sereno, l’aria si fa mite. Il sole comincia a riscaldare la terra obbligando il cavaliere a levarsi anche il mezzo mantello. Ecco l’estate di San Martino, che si rinnova ogni anno per festeggiare un bell’atto di carità ed anche per ricordarci che la carità verso i poveri è il dono più gradito a Dio. Ma la storia di San Martino non finisce qui. Durante la notte, infatti, Martino sognò Gesù che lo ringraziava mostrandogli la metà del mantello, quasi per fargli capire che il mendicante incontrato era proprio lui in persona.

















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