A Reggio Emilia il lavoro di cura sommerso e la solitudine degli anziani si intrecciano in un’emergenza crescente. Secondo i dati presentati stamane da Fnp Cisl Emilia Centrale nel corso del consiglio generale all’hotel Rmh Raffaello di Modena, a Reggio Emilia il lavoro di cura sommerso e la solitudine degli anziani si intrecciano in un’emergenza crescente.
Nel solo territorio reggiano sono 10.589 le badanti irregolari, contro 7.564 lavoratrici regolarmente assunte nel 2024: ciò significa che quasi sei assistenti familiari su dieci lavorano senza contratto, spesso in condizioni di isolamento e fragilità. Il fenomeno si aggrava anche per l’innalzamento dell’età media delle lavoratrici: sempre più lavoratrici superano i 50 anni e si ritrovano esse stesse in condizioni di fragilità e solitudine. Una situazione che rischia di generare una spirale di sofferenza condivisa tra assistiti e assistenti, se si considera che la fascia d’età 55-59 anni è la più numerosa tra le badanti reggiane ma l’over 65 è quella che sta crescendo più rapidamente.
CENTRI DIURNI AL PALO
Fondamentale, secondo la Fnp, il ruolo delle attività comunitarie: a Reggio sono particolarmente attivi i centri di aggregazione. I centri diurni sarebbero un’opportunità ma, nonostante l’ampliamento dell’offerta, il numero di anziani che frequenta questo servizio non è più tornato ai livelli precedenti alla pandemia. Tra il 2019 e il 2021 gli ospiti si sono dimezzati e oggi il dato rimane ancora distante dalla situazione pre-Covid. I posti letto presenti nella provincia di Reggio nel 2024, sommando quelli di tutti i distretti sono 3.224 con una prevalenza di gestione pubblica (42,6%).
BOOM DEGLI ANZIANI SOLI
Parallelamente, numeri preoccupanti mostrano un aumento delle famiglie unipersonali, in larga parte composte da donne anziane. La provincia registra 17.686 over 65 che vivono soli, 30.931 dei quali sono over 75 anni. Le criticità maggiori emergono nelle aree montane, dove distanza, scarsa accessibilità e minor offerta di servizi amplificano l’isolamento. A questo si aggiungono problemi abitativi diffusi. La solitudine si lega anche alla salute: il 16% degli over 65 riferisce sintomi depressivi, più frequenti tra donne e persone con difficoltà economiche. A proposito, il valore medio dei redditi per gli uomini è pari a 29.000 euro, ben 8.000 euro in più rispetto alle pensionate.
ESCLUSIONE DALLE NUOVE TECNOLOGIE
Nell’era del tutto digitale come si muovono gli anziani reggiani? La parola d’ordine è esclusione. La ricerca statistica di Fnp Cisl ha evidenziato che il 40% degli uomini e il 45% delle donne non sa utilizzare lo smartphone e gli over 80 risultano i più esclusi dai servizi digitali, oggi indispensabili per accedere alla sanità e alla pubblica amministrazione. Il risultato è che chi è più fragile resta anche più lontano dalle istituzioni.
LE REAZIONI
Si è fatta ficcante la discussione accesa dalla tavola rotonda, cui sono intervenuti anche Gina Risi (leader regionale Fnp) e Andrea Sirianni (segretario della Cisl modenese e reggiana).
“Oggi il vero discrimine non è più l’età anagrafica, ma la condizione di salute. C’è però un elemento che accomuna tutti: la solitudine. Con l’aumentare dell’età e dell’aspettativa di vita crescono anche i nuclei familiari composti da una sola persona, un fenomeno sempre più diffuso nei nostri territori – spiega Domenico Pacchioni, segretario generale Fnp Cisl Emilia Centrale –. Gli ultimi, tragici episodi di omicidi e suicidi che hanno coinvolto persone anziane ne sono la prova più dolorosa: dietro questi fatti si nasconde spesso una solitudine profonda e non intercettata. La sfida, allora, è capire come raggiungere queste persone, come riconoscere i segnali e quali strumenti mettere in campo. Un sindacato dei pensionati come la CISL non può non assumersi questa responsabilità: individuare il bisogno, ascoltarlo e costruire risposte concrete per chi rischia di restare invisibile”.
Per contrastare l’isolamento, il sindacato pensionati sta lavorando per mappatura delle fragilità, sportelli unici per anziani e famiglie, corsi di alfabetizzazione digitale e finanziaria, una linea telefonica “amica” e attività socializzanti. Obiettivo: costruire un welfare di prossimità capace di intercettare chi rischia di rimanere invisibile.
Per Annalisa Rabitti, assessora alla Cura delle persone del Comune di Reggio Emilia “la solitudine degli anziani è una questione sociale che riguarda le nostre comunità e tocca soprattutto le donne- anziane che vivono sole, badanti, caregiver quasi sempre donne- e la nostra capacità di prenderci cura gli uni degli altri. Per questo è fondamentale e agire insieme. La solitudine non si affronta solo con i servizi, pur essenziali, ma soprattutto con le relazioni: con il tempo donato, con la vicinanza, con la semplicità di una visita, di una telefonata, di un invito a uscire. Abbiamo bisogno di progetti capaci di generare partecipazione, di luoghi aperti e accoglienti, di attività che considerino gli anziani protagonisti e non spettatori”.
Anna Maria Foresi, segretaria nazionale della Fnp, è certa: “C’è una situazione di alta complessità. Una badante su due in Italia è irregolare. Ci siamo mossi nel tema del caregiver a livello nazionale nel tavolo con la Ministra Locatelli e abbiamo ottenuto il riconoscimento del caregiver con una piccola quota economica (400 euro, ndr). E’ un primo passo di apertura importante sul quale continueremo a lavorare, sapendo che servono più fondi e vanno prese in considerazione le badanti”.


