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Manifattura, Cgil Modena: tutti i principali settori industriali chiudono in calo nel 2024

Continua l’indagine della Cgil di Modena sui bilanci delle imprese e quello che emerge, dalla tabella che riportiamo qui sotto è che tutti i distretti industriali manifatturieri, settori importanti della nostra economia, registrano rispetto ai ricavi un 2024 in negativo rispetto al 2023. Alcune variazioni sono marginali, altre molto pesanti. E’ stato analizzato un campione di 115 imprese che operano in 20 macrosettori (industria, agricoltura e servizi), negli anni 2020-2024 (su dati Camera di Commercio e Fondazione Di Vittorio). L’obbiettivo è di arrivare ad analizzare i bilanci di 250 imprese entro gennaio 2026.

 

RICAVI SETTORI PRODUTTIVI/SERVIZI A MODENA IN MIGLIAIA DI EURO

“Il comparto Meccanico, simbolo della manifattura modenese, registra -17,99% di ricavi nel 2024 sul 2023, esprime il segnale più allarmante dell’intera indagine – spiega Ettore Ghidoni dell’ufficio economico Cgil Modena – Il quadro del settore meccanico diventa ancora più preoccupante se incrociamo questi dati con quelli della cassa integrazione (Cigo + Cigs + Cigd): infatti nel 2024, nella nostra provincia, sono state autorizzate 10.586.084 ore complessive di cassa integrazione, in crescita di quasi +20% nel periodo gennaio-settembre 2024 rispetto a gennaio-settembre 2023. Delle oltre 10 milioni 500 mila ore di cassa integrazione, ben 7.021.286 ore riguardano il solo settore meccanico, cioè il 66% dell’intero ammontare provinciale”.

Seguono poi il settore Chimico con -14,59% di ricavi nel 2024 sul 2023, un settore piccolo ma molto sensibile ai cicli industriali, l’Abbigliamento-Tessile con -13,41%, settore con una competizione internazionale rilevante soprattutto sui costi di produzione, il Biomedicale con -4,43% tradizionale punto di eccellenza del territorio dell’Area Nord di Modena, il Ceramico con -3,77% settore che soffre di alti costi energetici e fermi produttivi a causa della diminuzione dei bonus ristrutturazioni e dell’export.

Il fatto che l’anno 2024 rappresenti una brusca battuta d’arresto, purtroppo è in linea con il quadro nazionale: infatti l’Italia registra 32 mesi consecutivi di riduzione della produzione industriale, la Cgil lo aveva denunciato già nei mesi scorsi, e purtroppo i fatti ci hanno dato ragione. “Senza una politica industriale nazionale capace di orientare gli investimenti, favorire l’evoluzione tecnologica e sostenere l’innovazione dei processi e dei prodotti, anche il nostro sistema produttivo subisce gli effetti della crisi” commenta Fernando Siena segreteria Cgil Modena.

Concorrenza internazionale, transizione energetica e trasformazione delle filiere globali richiederebbero interventi mirati, invece oggi, la competitività delle imprese continua a essere scaricata quasi esclusivamente su bassi salari, flessibilità, precarietà estrema e svalorizzazione del lavoro.

“È una strategia miope – continua il sindacalista Cgil – che non produce sviluppo, non attrae investimenti, e non tutela il patrimonio industriale che ha fatto di Modena e dei suoi distretti un’eccellenza”.

“Dalla nostra indagine – aggiunge Ghidoni – emerge anche un altro elemento significativo: i comparti in crescita appartengono quasi esclusivamente al settore dei servizi a basso valore aggiunto (commercio, turismo, servizi alla persona/cooperative sociali, pulizie, ecc…) dove prevalgono basse retribuzioni, contratti fragili e un’elevata incidenza di lavoro part-time involontario. Si tratta, in sostanza, di settori caratterizzati da occupazione che non genera reale espansione economica e che poggia su modelli occupazionali fragili e poco sostenibili”.

Nonostante il brusco arresto del 2024 nei comparti industriali, i dati mostrano che tra il 2020 e il 2024 molte imprese hanno realizzato aumenti di ricavi e risultati di esercizio (utile) significativi. Gli utili complessivi delle 115 imprese esaminate sono stati 3 miliardi 188 milioni (+19% sul 2023), a fronte di un incremento del costo del lavoro (dovuto ai rinnovi dei contratti collettivi di lavoro) pari al 3%.

Dall’indagine emerge però un altro aspetto critico: “questa crescita ha remunerato soprattutto il capitale (dal 26% del 2023, al 31,7% nel 2024) – aggiunge Fernando Siena – mentre il lavoro non ha ricevuto analogo riconoscimento. Così come gli utili fatti negli anni, sono andati in minima parte su investimenti in innovazione e aggiornamento dei processi (poco più del 2% sul fatturato), insufficienti a sostenere la competitività delle stesse imprese”.

“Così facendo si sta consolidando un modello produttivo che distribuisce i benefici esclusivamente agli azionisti, i quali preferiscono investire nella componente finanziaria piuttosto che nelle scelte strategiche necessarie per affrontare le transizioni tecnologiche e industriali oggi indispensabili – conclude Siena Il rischio è evidente: non ci sarà nessuna stagione di sviluppo e di crescita se ci arrendiamo alla perdita della nostra manifattura”.

Lo abbiamo già detto e lo ripetiamo con forza: serve fare una politica industriale sostenere la domanda interna e aumentare i salari, solo così si potrà uscire dalla crisi.

Anche per chiedere investimenti pubblici e una vera politica industriale e del terziario la Cgil fa sciopero il 12 dicembre. A Modena invitiamo lavoratori, pensionati e cittadini a partecipare alla manifestazione con partenza dal Policlinico alle ore 9.30 e poi al corteo per le vie del centro storico.

















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