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Casalgrande, la posizione del Sindaco Daviddi in merito a quanto sta accadendo a Gaza

“Non solo simboli ma azioni concrete a favore della pace”

“Il punto finale dell’Ordine del giorno in discussione nell’ultimo Consiglio Comunale tenutosi il 29 settembre sta suscitando notevoli discussioni.

Mi riferisco in particolare alla mozione presentata dal Partito Democratico e dal Gruppo Misto, che aveva per oggetto l’esposizione della bandiera della Palestina sulla facciata del Municipio di Casalgrande e iniziative comunali a sostegno della pace e del diritto internazionale umanitario.

Alla luce di quanto sta avvenendo in questi giorni, ritengo opportuno esprimere anche la mia posizione, senza la pretesa di detenere la verità assoluta.

Come Sindaco ho il dovere — e l’onore — di rappresentare tutti i cittadini del nostro Comune, compresi chi, durante le tornate elettorali cui ho partecipato, non ha sostenuto la mia candidatura.

Il ruolo che i miei concittadini mi hanno affidato mi impone un dovere di imparzialità nei confronti di tutti: quando mi metto in ascolto delle loro istanze, qualsiasi esse siano, non mi pongo il problema dell’appartenenza politica di chicchessia.

Ognuno di noi, sia come Amministratore che come cittadino, ha il diritto sancito dalla Costituzione di esprimere liberamente il proprio pensiero. Questo, condivisibile o meno, dovrebbe alimentare un confronto democratico basato sulla forza delle idee.

E’ mia opinione che nessuno  abbia il diritto di giudicare chi la pensa diversamente, ergendosi a detentore di una verità assoluta, indipendentemente dal fatto che chi la esprime sia profondamente convinto della propria posizione.

Sembra una banalità, ma è il fondamento della nostra democrazia.

Il punto che trovo profondamente criticabile è quando il confronto degenera in prevaricazione, arroganza, prepotenza o maleducazione, proprio in virtù di quella convinzione di essere sempre e costantemente dalla parte del giusto. Un approccio che porta al radicalismo, che tutti, a parole, dicono di combattere.

E aggiungo. Il Sindaco di Casalgrande è espressione di un civismo che cerchiamo di portare avanti nel modo più vero possibile. L’obiettivo, ribadisco, è quello di dialogare, comporre ove possibile, interessi, istanze, posizioni diverse. Trovare un terreno comune dove rispetto della legge e delle opinioni altrui possano convivere.  Dibattendo – esercizio questo, sto notando, cui alcuni non sono più abituati – con spirito critico, ma anche voglia di costruire. È uno sforzo quotidiano che mi sono impegnato a fare nel momento in cui ho deciso di candidarmi, ricevendo il mandato da parte dei miei concittadini.

Tornando alla mozione, rimango stupito dal fatto che nessuno dei presenti in Consiglio Comunale lunedì sera, abbia voluto citare integralmente il testo della mozione, oltre a mostrare una sincera volontà di esaminarla nella sua interezza. Ci si è, invece, fermati ad analizzare una frase — per quanto importante — trascurando il resto del contenuto, a mio avviso ancora più significativo.

La mozione, infatti, al primo punto, impegnava Sindaco e Giunta ad esporre la bandiera della Palestina sulla facciata del Municipio di Casalgrande; con essa anche la promozione di iniziative civiche (incontri pubblici, momenti di educazione alla pace, raccolte fondi per ONG umanitarie riconosciute, gemellaggi/partenariati di pace), il coinvolgimento di scuole, associazioni e comunità religiose locali con attenzione alla sicurezza e all’ordine pubblico, e la dovuta comunicazione pubblica dell’iniziativa.

Con l’emendamento presentato si è cercato di porre il contenuto della mozione nell’alveo di quanto comunicato dal Prefetto alcuni giorni prima ai Sindaci che avevano esposto il vessillo della Palestina sulle loro case comunali; per questo ci è sembrato corretto aggiungere al primo punto della mozione la dicitura «nel rispetto della normativa vigente in materia di esposizione di bandiere su edifici pubblici», come richiamato nella lettera del Prefetto. Con l’inserimento di quella frase, copiata dalla missiva della Dottoressa Cocciufa, la mozione si sarebbe potuta tranquillamente approvare a maggioranza.

Così non è stato.

Perché chi ha presentato la mozione teneva tanto all’esposizione della bandiera come gesto simbolico, ma poi ha trascurato palesemente tutti gli altri impegni sostanziali e concreti, fino al punto di ritirarla?

In tutta sincerità, io avrei votato a favore e avrei dato seguito alla parte sostanziale della stessa. Anche, qualora si creassero le condizioni, favorendo iniziative bipartisan.

Vi è un tema ulteriore che voglio chiarire: durante il Consiglio sono stati giustamente menzionati molti altri conflitti, consapevole che su alcuni di quelli l’attenzione politico-mediatica si è affievolita; questo però non giustifica il fatto che oggi non si debba parlare del conflitto a Gaza.

Pensavamo che, alla luce dell’esperienza terribile della Seconda guerra mondiale, l’umanità avesse imparato a non ripetere gli stessi orrori. Eppure oggi siamo testimoni del massacro del popolo palestinese: uomini, donne, anziani e bambini che pagano con la vita un conflitto che si è trasformato in un genocidio e che segna una delle pagine più cupe della nostra storia.

Ma d’altra parte, non possiamo dimenticare l’inizio di questo conflitto: il 7 ottobre Israele è stato attaccato dal gruppo terroristico Hamas, provocando migliaia di vittime innocenti; questo evento ha generato nel governo israeliano sentimenti di odio e di vendetta nei confronti dell’intero popolo palestinese, che sono andati ben oltre la normale difesa.

Contrastare il terrorismo è dovere di chi tutela la sicurezza; tuttavia il contrasto a un gruppo terroristico non può e non deve mai giustificare lo sterminio di un intero popolo. È inaccettabile che chi ha potere politico e responsabilità internazionale resti in silenzio o limiti il proprio impegno a dichiarazioni generiche: la passività e l’indifferenza di fronte a crimini di massa rendono indirettamente complici.

A Gaza non si osserva una guerra regolata tra parti combattenti: si assiste a un esercito che colpisce civili inermi, mietendo vittime innocenti. Hamas va contrastato e processato per gli atti terroristici commessi, ma non possiamo permettere che la lotta al terrorismo diventi il pretesto per un progetto sistematico di occupazione e per l’eliminazione del popolo palestinese dai suoi territori.

Perché Israele non si ferma? Vuole usare il pretesto dell’attacco di Hamas per perpetuare un progetto silente da tempo? Solo supposizioni, ma quello a cui assistiamo non ci fa pensare il contrario: oggi non c’è dubbio che lo sterminio di bambini e civili non possa in nessun modo essere giustificato.

Il genocidio deve essere fermato immediatamente e lo Stato di Palestina deve essere riconosciuto: questi sono gli obiettivi che tutti si dovrebbero porre, in particolare chi ricopre ruoli che possono incidere sulle decisioni internazionali. Voglio ringraziare chi, mettendo a rischio la propria vita, si adopera per fermare la violenza e portare aiuti umanitari alla popolazione di Gaza — nella mozione si parlava anche di sostegno alle ONG.

Abbiamo bisogno di istituzioni che prendano posizione e agiscano in modo concreto nei confronti di Israele, e non solo con proclami, bandiere e slogan.

La risposta a tutte le guerre non può essere la corsa agli armamenti. Davvero crediamo che costruendo sempre più armi saremo immuni dai conflitti e potremo sentirci più sicuri? È un’illusione pericolosa: la sicurezza non si costruisce con fucili e missili, ma con dialogo, giustizia e cooperazione tra i popoli.

Tutti dovremmo tendere al disarmo, passo dopo passo, per perseguire quella pace che tanti proclamano a parole ma che pochi si impegnano ad attuare concretamente”.

 

Giuseppe Daviddi, Sindaco di Casalgrande

















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