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In Emilia-Romagna crescono i residenti in Appennino: saldo migratorio al +46,7 per mille nel periodo 2019-2023

Una terra di frontiera esposta più di altre alle sfide dell’attualità, dalla crisi demografica a quella climatica. Ma anche un territorio capace di giocare sull’innovazione e di dare segni di vitalità, dove cresce il numero dei residenti e si fa impresa, puntando sulla sostenibilità e sul rafforzamento della comunità.

Lo dimostrano, tra l’altro, le esperienze delle Comunità energetiche rinnovabili, delle Green Communities e la diffusione delle Cooperative di comunità.

È la fotografia della montagna che emerge dal “Rapporto Montagne Italia 2025”, promosso dall’Uncem, l’Unione Nazionale di Comuni ed Enti Montani con la Fondazione Montagne Italia e il Dipartimento per gli Affari regionali e le Autonomie della Presidenza del Consiglio dei ministri.

Stamattina nel bolognese, a Monte San Pietro, la presentazione del Rapporto alla presenza, tra gli altri, dell’assessore regionale Davide Baruffi, con delega a programmazione strategica, bilancio, montagna e aree interne, del presidente nazionale di Uncem, Marco Bussone, e della sindaca di Marzabotto, Valentina Cuppi, delegata per la montagna della Città Metropolitana di Bologna. In collegamento si è unito il sindaco di Bologna, Matteo Lepore. Nel pomeriggio, a Castelnovo né Monti (Re) la replica dell’evento.

Tra i dati più rilevanti del Rapporto, l’incremento della popolazione nelle aree montane dell’Emilia-Romagna, tratto distintivo dell’intero territorio montano. Nel periodo 2019-2023, il saldo migratorio si attesta a +46,7 per mille su scala regionale a fronte di un dato nazionale pari a + 12 per mille.

“I dati incoraggianti sul trend demografico nell’Appennino emiliano-romagnolo hanno senz’altro diverse cause, a partire dalle strategie territoriali messe in campo da Regione e Comuni e dalle risorse impegnate per sostenere investimenti e servizi- commenta Baruffi-. Ma i territori scontano difficoltà significative, in primis per i tagli diretti operati dal Governo sui trasferimenti agli enti locali e quelli indiretti su comparti essenziali come sanità, scuola e trasporto pubblico locali. Senza contare- prosegue Baruffi- la logica schizofrenica del Fondo di solidarietà comunale nazionale, che spesso penalizza la montagna a vantaggio della pianura, e le grandi difficoltà per gli enti più piccoli, soprattutto in montagna, nel reclutare il personale”.

L’assessore ha poi annunciato due iniziative che la Regione si appresta a varare che avranno risvolti positivi per Appenino e aree interne.

“Rispetto al tema del riordino istituzionale- spiega Baruffi- in autunno la Giunta regionale avanzerà una proposta di riforma del governo territoriale per riordinare le funzioni e le forme di sostegno ai Comuni, alle Unioni e alle Province, colmando il vuoto legislativo nazionale rispetto al testo unico degli Enti locali e delle Province, ormai fermi al palo da anni. L’obiettivo è sostenere ulteriormente la cooperazione tra enti locali”.

La seconda iniziativa di sistema riguarda il rafforzamento della programmazione negoziata con gli Enti locali, superando in larga parte la logica dei bandi che ha caratterizzato il Pnrr.

“Serve- conclude Baruffi- costruire e favorire progettualità condivise tra i territori, anziché esasperare la competizione tra gli enti e le comunità. L’esperienza fatta con le agende trasformative urbane (Atuss) per le città e le Unioni di comuni più avanzate da un lato, con le Unioni montane e delle aree interne (Stami) dall’altro ci spinge a premiare questa modalità di assegnazione delle risorse”.

 

















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