Un programma per definire un nuovo ‘patto’ con le famiglie Sinti e Rom che vivono a Modena da decenni, per garantire loro diritti e futuro, prevedendo allo stesso tempo doveri e rispetto delle regole. Un riordino delle aree esistenti pubbliche e private del territorio comunale, con requisiti minimi edilizi e urbanistici, anche da applicare a eventuali nuove microaree, e con strumenti gestionali e per l’inclusione sociale.
Il Consiglio comunale, nella seduta di oggi, giovedì 24 luglio, ha dato il via libera a due delibere presentate dalla vicesindaca e assessora a Salute e servizi connessi, prevenzione e sani stili di vita, oltre che a Politiche abitative e Piano per la Casa Francesca Maletti, che consentono il riassetto complessivo dal punto di vista urbanistico-edilizio, oltre che sociale, della situazione dei Sinti e Rom a Modena.
In particolare, il Regolamento per l’accesso e la permanenza nelle aree pubbliche destinate a nuclei Sinti e Rom, insieme allo Schema di convenzione per l’affidamento in gestione e l’utilizzo delle stesse è stato approvato con il voto a favore di Pd, Avs, Movimento 5 stelle e PRI Azione socialisti liberali, contrario di Fratelli d’Italia, Forza Italia, Lega Modena e Modena civica. Il programma di attuazione e gestione delle microaree familiari, invece, ha avuto il via libera con il voto a favore di Pd, Avs, Movimento 5 stelle e PRI Azione socialisti liberali, contrario di Fratelli d’Italia, Forza Italia, Lega Modena e Modena civica.
“Nelle microaree pubbliche esistenti sul territorio comunale – ha spiegato Maletti – sono attualmente presenti 293 persone, numero quasi identico a quando, nel 2007, l’Amministrazione decise di smantellare il grande insediamento di via Baccelliera (303 persone) a favore di area sosta di dimensioni più contenute. Questa corrispondenza numerica dimostra che, anche se nomadi, si tratta di persone stanziali, che vivono sul territorio modenese da decenni”. La scelta di smantellare il campo di via Baccelliera, creando microaree con un numero limitato di persone e unità familiari residenti, ha precisato l’assessora “è stata fatta al fine di aumentare le possibilità di integrazione di queste famiglie, la vivibilità delle aree e dare strumenti per poter superare le situazioni di povertà socio-economica. I risultati raggiunti con quella operazione sono stati molteplici – ha proseguito – dal miglioramento delle condizioni di vita a condizioni igieniche adeguate, dalla diminuzione dei conflitti interni vista l’omogeneità dei nuclei e i rapporti di parentela stabili alla maggiore responsabilizzazione rispetto ai luoghi dell’abitare, dall’impegno nella frequenza scolastica di minori e giovani alla maggior cura delle condizioni di salute”. L’assessora ha evidenziato che, “anche guardando al percorso fatto a Modena, la Regione, in linea con la Strategia nazionale ed europea per il superamento delle aree sosta e l’inclusione di Rom e Sinti, ha emanato la legge 11 del 2015, definendo una serie di regole e di requisiti edilizi e urbanistici. A distanza di 18 anni abbiamo quindi bisogno di rivedere le cose per fornire opportunità a queste persone in una logica di diritti e doveri”.
Delle aree pubbliche attualmente occupate da nuclei Sinti, infatti, diverse al momento non presentano tutti i requisiti definiti dalla legge regionale: in alcune ci sono problematiche di densità della popolazione, in altre sono necessari adeguamenti impiantistici e manutentivi. Altre ancora sono destinate a essere superate, con percorsi di uscita e ricollocamento delle famiglie.
Il Programma di attuazione e gestione delle microaree, destinate esclusivamente ai nuclei aventi diritto appartenenti alle comunità Sinte e Rom, in particolare, fornisce la cornice giuridico amministrativa e indica le procedure con cui attuare e gestire le microaree pubbliche e private e le richieste di nuova localizzazione.
Attraverso il Regolamento per l’accesso e la permanenza nelle aree pubbliche destinate a Sinti e Rom e lo Schema di convenzione per l’affidamento in gestione e l’utilizzo delle stesse, inoltre, l’Amministrazione definisce gli strumenti gestionali e sociali per il funzionamento delle aree pubbliche.
CHI SONO LE FAMIGLIE PRESENTI A MODENA
Risiedono in città dal dopoguerra. Nel 2007 fu smantellato il grosso insediamento in via Bacelliera e realizzate delle aree per offrire opportunità di inclusione e mettere regole
Sono prevalentemente di etnia Sinta le persone che vivono nelle microaree a Modena. “Si tratta di famiglie arrivate a Modena dalla Francia in periodi di leggi razziali e che necessitavano di tutela”, ha ricordato l’assessora Maletti. Dopo la Seconda Guerra Mondiale avevano trovato sede in piazza Cittadella, dove famiglie modenesi e don Mario Rocchi della Città dei ragazzi offrivano loro cibo e supporto nell’imparare a leggere e a scrivere. In seguito, sono stati collocati nel campo di via Baccelliera, da cui sono stati spostati nel 2007 per la situazione divenuta ormai di difficile gestione a causa del numero di persone presenti. Ci si trovava in completa assenza di regole: le utenze erano pagate dal Comune e non erano stati attivati percorsi di integrazione”.
L’assessora ha quindi spiegato che il percorso fatto già allora aveva l’obiettivo di mettere regole analoghe a quelle di tutti gli altri cittadini residenti a Modena.
Gli insediamenti per unità famigliare prevedevano impegni da parte loro su quattro ambiti: “Innanzitutto potevano abitare e usufruire delle aree solo persone che facevano parte del nucleo familiare e che risiedevano a Modena – ha precisato – e il capofamiglia aveva le utenze intestate, con un percorso di assunzione di responsabilità e di gestione dell’area. Avevamo, inoltre, posto come elemento essenziale la partecipazione di bambini e ragazzi all’attività scolastica e l’assolvimento dell’obbligo scolastico; infine era stata portata avanti una profilassi su persone e animali presenti nell’area, garantendo le cure e facendo prevenzione attraverso le vaccinazioni”.
IL PROGRAMMA DI ATTUAZIONE E GESTIONE DELLE MICROAREE
Dovranno essere distribuite in modo omogeneo, lontano da pericoli e collegate a vie di comunicazione. All’interno un massimo di 15 persone
Le microaree, in linea con la normativa, devono essere distribuite in maniera omogenea sul territorio, collocate a opportuna distanza da fonti di pericolo e inquinamento e collegate alle principali vie di comunicazione.
Le microaree possono essere realizzate sia in territorio urbano sia in territorio rurale, senza necessità di modifica della destinazione urbanistica in quanto, vista la specialità e straordinarietà dei Programmi di integrazione sociale delle comunità Sinti e Rom, la legge considera tale uso compatibile con qualsiasi destinazione. L’uso abitativo è infatti consentito in via temporanea e solo attraverso soluzioni non in muratura come camper, abitazioni mobili e manufatti prefabbricati, che devono possedere tutti i requisiti previsti dalla normativa in materia di igiene (devono essere dotate di servizi igienici interni completi) e sicurezza (ad esempio dispositivi antincendio), oltre che di accessibilità a persone diversamente abili.
Di norma, il nucleo familiare avente diritto non può superare i 15 componenti per una superficie territoriale massima di 2 mila metri quadrati, con una superficie utile di alloggio per abitante di 24 metri quadrati. Solo nel caso di elevato numero di componenti della famiglia è possibile realizzare due microaree contigue, purché indipendenti.
Nelle microaree devono essere previste le opere di urbanizzazione primaria e gli allacci ai servizi di rete (se non presenti, gli allacci dovranno essere forniti tramite metodologie alternative), oltre a opere di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici e per l’idoneo inserimento nel contesto paesaggistico mediante la piantumazione di specie arboree. Al loro interno, le microaree devono prevedere una adeguata pavimentazione, una recinzione, un’area parcheggio e un’area cortiliva. Entro i limiti massimi di superficie accessoria è ammessa la realizzazione di locali adibiti a servizi (cucine, bagni e lavanderie esterne) con strutture leggere.
Per la regolazione dei rapporti con i nuclei familiari che intendono insediarsi su aree private è prevista la sottoscrizione di una Convenzione, che disciplina i contenuti essenziali sotto il profilo urbanistico, edilizio e sociale, e per la realizzazione delle soluzioni abitative viene rilasciato un Permesso a costruire convenzionato. I costi per la realizzazione, gestione e uso delle microaree sono a carico dei destinatari.
IL REGOLAMENTO PER L’ACCESSO E LA PERMANENZA IN AREE PUBBLICHE
Diritto di abitazione alle sole persone oggi presenti nelle aree, nuove autorizzazioni solo a soggetti che entrano a far parte delle famiglie
Il Regolamento per l’accesso e la permanenza nelle aree pubbliche destinate a nuclei Sinti e Rom e lo Schema di convenzione per l’affidamento in gestione e l’utilizzo delle stesse definiscono i criteri per l’accesso e la permanenza nelle microaree e le condizioni che regolano gli aspetti sociali e gestionali. Si applica sia alle aree pubbliche attualmente utilizzate per la sosta e permanenza dei nuclei, sia alle microaree realizzate dall’Amministrazione su terreno di proprietà pubblica, in adeguamento alla legge regionale entrata in vigore nel 2015.
Per ogni area dovrà essere sottoscritta da Amministrazione e soggetto individuato come responsabile della microarea (che assume gli obblighi giuridici attinenti alla stessa gestione), una convenzione con precisati gli aventi diritto alla permanenza e gli obblighi tra le parti, oltre ai diritti, doveri e divieti previsti.
L’assegnazione dell’area avrà durata quinquennale e, a scadenza, il rapporto potrà essere rinnovato con specifico provvedimento (non tacitamente). All’interno di queste aree avranno diritto a permanere, con residenza anagrafica presso la stessa, solo le persone oggi effettivamente presenti e stabilmente dimoranti in possesso di un titolo rilasciato dal Comune, mentre nuove autorizzazioni, compatibilmente con le dimensioni di ciascuna microarea, potranno essere rilasciate dall’Amministrazione esclusivamente a soggetti che entrino a far parte dei nuclei familiari in quanto figli, coniugi, conviventi o unioni civili. Eventuali ingressi per ospitalità temporanea potranno essere concessi dal Comune per un periodo non superiore ai due mesi e purché il numero e le caratteristiche delle persone da ospitare siano compatibili con la dimensione e la situazione della microarea.
Gli assegnatari dovranno collaborare con il Comune alla definizione di un Progetto di Inclusione sociale che risponda a specifici bisogni del nucleo familiare nell’ambito delle aree di intervento sociale e sanitaria, istruzione e formazione, lavoro e abitare, relazione con il territorio. Il Progetto di inclusione sociale, elaborato per ciascun componente del nucleo familiare, sarà attuato dai beneficiari con il supporto di una Equipe educativa designata dal Comune, che monitorerà con verifiche periodiche lo stato di avanzamento dello stesso e l’eventuale opportunità di ridefinire obiettivi e azioni.
I beneficiari sono tenuti a gestire correttamente l’area, a provvedere al pagamento delle utenze, al corretto conferimento e smaltimento dei rifiuti, a effettuare le manutenzioni ordinarie, a gestire strutture e aree verdi, a custodire gli animali d’affezione e ad attenersi a ogni altra prescrizione che sarà inserita nell’apposita convenzione. È vietata la realizzazione di ampliamenti, pertinenze, strutture accessorie e altro rispetto alle opere realizzate dal comune, la manomissione di impianti elettrici, fognari, idrici e del gas, la manomissione o cambio di destinazione delle strutture presenti nella microarea e l’utilizzazione della stessa area per fini diversi da quelli abitativi. L’Equipe educativa monitorerà e verificherà la correttezza della gestione della microarea con relazione annuale al Comune di Modena, che vigila sul rispetto di doveri e obblighi e, in caso di violazione, provvede agli adempimenti sanzionatori. L’accertamento di violazioni gravi, quali la presenza all’interno della microarea di persone non autorizzate e la violazione di uno o più tra i divieti previsti, e reiterate (con almeno due formali diffide a provvedere al ripristino della situazione preesistente), comporterà la perdita del diritto a risiedere nella microarea e l’allontanamento del nucleo familiare dalla stessa.