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Area Critica del Montecatone Rehabilitation, dove finisce l’emergenza e inizia la rinascita

In 4 anni ricoverati un migliaio di pazienti: il 40% proviene dall'Emilia-Romagna

Per molti pazienti transitati dall’Area Critica del Montecatone Rehabilitation Institute esiste un prima e un dopo; il prima, spesso, è una vita normale, piena, autonoma. Il dopo arriva all’improvviso con un incidente stradale, un tuffo avventato o sfortunato, una caduta domestica o una patologia rara e drammatica come la sindrome di Guillain-Barré.

Questo dopo ha da alcuni anni la forma del Montecatone Rehabilitation Institute dove comincia un nuovo percorso fatto di attenzione, competenza e possibilità concrete di riprendere in mano la propria esistenza o parte di essa.

In Europa ci sono soltanto tre strutture che, come l’Area Critica del MRI, sono in grado di prendere in carico pazienti in fase acuta con lesioni midollari o cerebrali gravi – anche in assenza di autonomia respiratoria – e di farlo in un contesto che integra, nel prosieguo delle cure, rianimazione e riabilitazione su misura.

Negli ultimi quattro anni sono stati circa mille i pazienti presi in cura, provenienti da tutto il Paese (60%) o dall’Emilia-Romagna (40%). «Assistiamo persone in condizioni cliniche molto critiche, spesso instabili e le accompagniamo nel momento più delicato del loro percorso – spiega la Direttrice dell’AC, Monika Zackova – stabilizzandole e rendendole autonome nelle funzioni vitali. La nostra forza è un’equipe multidisciplinare – composta da anestesisti, fisioterapisti, internisti neurologi, nutrizionisti, infermieri e OS di grande esperienza e umanità, cui affianchiamo consulenti esterni per la parte fisiatrica e infettivologa – capace di affrontare ogni situazione clinica offrendo, con una buona dose empatica, sostegno a pazienti e familiari».

La struttura dispone di 6 posti in terapia intensiva e 11 in sub-intensiva; la degenza media è di 22 giorni nella prima e 24 nella seconda. Il 75% dei pazienti ha una mielolesione, traumatica (incidenti stradali, cadute, tuffi) o non traumatica come la sindrome di Guillain Barré – malattia neurologica acuta caratterizzata principalmente da una rapida e progressiva debolezza muscolare, spesso con complicazioni sensoriali e autonomiche. I sintomi tipici si sviluppano nel corso di giorni o settimane – o ischemie midollari. Alcuni arrivano in condizioni quasi disperate, capaci di muovere solo gli occhi. «Ebbene, grazie al lavoro dell’équipe – prosegue Zackova – molti riescono a ritrovare autonomia e dignità». Il restante 25% è rappresentato da gravi cerebrolesioni di origine traumatica o da emorragie cerebrali.

Tra gli strumenti più innovativi adottati spiccano il glidescope – strumento medico che utilizza una videocamera per visualizzare la laringe e le corde vocali, facilitando procedure come l’intubazione tracheale, specialmente in caso di vie aeree difficili – e l’ossigeno-ozono terapia, impiegata nelle sepsi resistenti e nel trattamento delle lesioni da decubito. È stato inoltre istituito un gruppo dedicato ai disturbi della deglutizione, molto frequenti in entrambe le tipologie di pazienti.

«Siamo impegnati a ridurre i tempi di degenza per ampliare l’accesso a chi è in lista d’attesa senza mai scendere a compromessi sulla qualità delle cure – continua Zackova –. La nostra ambizione è offrire supporto al maggior numero possibile di persone, nel modo migliore possibile». L’Area Critica di Montecatone è anche un “centro di produzione scientifica”: a oggi cinque articoli pubblicati su riviste internazionali e tre studi in corso su decannulazione, qualità della vita post-trauma e utilizzo della scrambler therapy per il dolore neuropatico intrattabile.

Sono tre le parole, secondo Zackova, che rappresentano al meglio il team: «Fiducia, professionalità, tenacia».

 

 

















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