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Fa tappa a Bologna “Che caldo che fa”, la nuova campagna di Legambiente contro la cooling poverty

A Bologna, nonostante il calo termico della scorsa settimana, le temperature estive risultano sempre più estreme e impattanti per effetto della crisi climatica e la capacità di affrontare il caldo varia da un quartiere all’altro. 

Lo spiega Legambiente che, in occasione della terza tappa a Bologna della campagna nazionale “Che caldo che fa! Contro la cooling poverty: città + fresche, città + giuste” (realizzata con il supporto di Banco dell’Energia e in collaborazione con la Croce Rossa Italiana), ha acceso i riflettori sul problema della cooling poverty, la povertà energetica legata all’impossibilità di mantenere ambienti freschi e vivibili durante i mesi estivi sia in casa (per mancanza di impianti di climatizzazione accessibili o funzionanti), che negli spazi pubblici (per assenza di infrastrutture, aree verdi, servizi).

L’associazione ambientalista, al grido “Siamo al limite. Ebollizione globale”, ha organizzato oggi un flash mob in piazza Lucio Dalla, esponendo un termometro gigante, per chiedere alle amministrazioni interventi mirati e concreti per rendere le città e le periferie più vivibili, giuste e resilienti al caldo estremo, proteggendo la salute della cittadinanza, in particolare delle fasce sociali più vulnerabili. Al termine dell’azione, che ha visto la presenza di Emily Marion Clancy, Vicesindaca del Comune di Bologna con delega a Casa e politiche per l’abitare, politiche ambientali e assemblea per il clima – Legambiente ha presentato i risultati delle termografie, realizzate tra l’8 e il 9 luglio, nelle ore più calde della giornata, nei quartieri di Barca-Treno e Murri, perimetrando per ciascuno un’area di circa 1 km², analizzando servizi, aree verdi, spazi d’ombra, trasporti e infrastrutture blu e grigie.

Venendo ai numeri, condizionati anche dal calo termico che la città ha registrato nei giorni dei monitoraggi, nel quartiere Barca, zona ovest della città, la temperatura ambiente media registrata è stata 33,7°C e una massima al suolo di 59,8°C, rilevata sull’asfalto dell’ingresso del supermercato di via G. di Vittorio. Critico l’ingresso del Poliambulatorio, completamente esposto al sole: la rampa per l’accesso alle persone con disabilità ha raggiunto 50,4°C, mentre sull’asfalto si registrano 58°C. Anche la fermata dell’autobus in via della Barca 29, priva di qualsiasi riparo, si è rivelata un’area sensibile: quasi 60°C al suolo. Tra i luoghi più freschi monitorati – grazie alla presenza di ombra nelle ore più calde – è il giardino Cep Barca 2: lo scivolo risulta a una temperatura di 35,8°C e il pavimento in gomma antitrauma di 36,8°C, ben 15°C in meno rispetto ad analoghi spazi gioco in altri quartieri monitorati durante la campagna.

Nel quartiere Murri, a est del centro, le temperature sono risultate più contenute con una media ambientale di 29,7°C e una temperatura massima al suolo di 55°C, rilevata nei pressi del supermercato in via Mazzini. Molto positivi, invece, gli ingressi ai padiglioni 1 e 5 del Policlinico S. Orsola Malpighi, dove la temperatura al suolo non ha superato i 28,3°C e 23,1°C. Merito di una buona progettazione degli accessi, pensati per restare vivibili anche nelle ore più calde. Uno dei luoghi più freschi coincide con le Poste di via Emilia Levante 7: la temperatura ambiente di appena 27°C e il pavimento a 24,5°C. La presenza dei portici, elemento tipico del quartiere, ha giocato un ruolo decisivo nel garantire comfort termico.

Dal confronto tra i quartieri, scelti per le loro differenze urbanistiche e sociali, si evince il ruolo cruciale che giocano i servizi, le infrastrutture verdi e grigie nel contrasto agli effetti del caldo estremo: nel quartiere Murri esistono molti più servizi e strutture rispetto a Barca-Treno (67 contro 40), oltre ad un’evidente prossimità al centro storico e ad un maggior numero di aree verdi. La differenza è molto accentuata anche nel caso dei servizi sanitari: a Murri 26 tra ambulatori, medici di base, pediatri, centri analisi, day hospital, ospedali e farmacie, contro gli 8 a Barca-Treno. Disparità anche per le infrastrutture verdi: 6 a Murri contro 1 a Barca-Treno.

Sono cinque le proposte di Legambiente per contrastare la cooling poverty: 1) Verificare lo stato di attuazione del Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile e il Clima (PAESC) del Comune di Bologna e aggiornarlo in base alle nuove previsioni climatiche. 2) Verificare gli esiti dell’applicazione dell’indice di Riduzione dell’Impatto Edilizio, inserito nel Regolamento Edilizio nel 2021, in termini di verde urbano, riduzione delle temperature superficiali e bilancio idraulico. 3) Valutare, al fine di pianificarne di nuovi, l’impatto degli interventi comunali di messa a dimora di nuova vegetazione e di installazione di pensiline e coperture artificiali al di sopra delle superfici transitabili e adibite a parcheggi in termini di riduzione delle temperature superficiali. 4) Mappare le fermate TPL e i luoghi pubblici (poste, mercati, ospedali ecc..) più esposti al sole per installare coperture, adottando un approccio equo che tenga conto delle disuguaglianze sociali e territoriali. 5) Promuovere l’adozione di un approccio intersezionale per le politiche di adattamento, ad esempio attraverso il confronto tra la mappatura delle isole di calore e quella dei servizi e degli indicatori socioeconomici dei quartieri, identificando le aree urbane e le persone più vulnerabili.

La campagna dichiara Mariateresa Imparato, Responsabile Giustizia climatica di Legambiente — intende sollecitare un cambio di passo nelle politiche urbane, non possiamo più permetterci interventi frammentari o simbolici. La lotta al caldo estremo deve diventare una priorità strutturale e trasversale, integrata in ogni livello della pianificazione urbana e delle politiche pubbliche. È necessario che le amministrazioni locali e nazionali assumano un impegno chiaro e vincolante per garantire il diritto alla salute e alla vivibilità urbana, soprattutto nei quartieri più esposti e vulnerabili. Solo attraverso una visione equa e sistemica dell’adattamento climatico potremo costruire città più giuste, inclusive e capaci di affrontare le sfide della crisi climatica”.

“Sebbene i monitoraggi di Legambiente siano stati effettuati in giornate caratterizzate da un netto calo delle temperature – e quindi non pienamente rappresentative del caldo tipico di luglio a Bologna – il confronto tra i quartieri mette comunque in evidenza forti disuguaglianze nell’esposizione al caldo e nelle possibilità di protezione per i cittadini. Bologna sta dimostrando attenzione al tema, come dimostrano le recenti iniziative per aumentare l’ombreggiatura nelle piazze centrali e in generale gli interventi per l’adattamento ai cambiamenti climatici ricompresi nel progetto Bologna Verde, a cui Legambiente sta partecipando. È fondamentale che questi interventi si estendano anche ai quartieri più fragili, dove l’assenza di ripari dal sole rende le ondate di calore un rischio concreto per la salute e la qualità della vita quotidiana”, aggiunge Davide Ferraresi, Presidente Legambiente Emilia-Romagna.

Bologna da bollino rosso. Secondo i dati ISTAT, la temperatura media a Bologna ha raggiunto i 17°C, con un incremento di +1,8°C rispetto alla media 2006-2015 e addirittura di +2,4°C rispetto alla media 1971-2000. In forte crescita anche le notti tropicali (ossia quando la temperatura minima non scende sotto i 20°C), che mostra un incremento eccezionale rispetto al periodo 2006-2015, con +46,8 notti e un totale di 95. Sono 15 gli eventi meteo estremi, dal 2015 al 2024, che hanno causato danni e vittime, di cui 8 allagamenti da piogge intense. Nell’estate 2024 il livello massimo di rischio 3 per le ondate di calore, emanato dai bollettini nell’ambito del Sistema operativo nazionale di previsione e prevenzione degli effetti del caldo sulla salute coordinato dal Ministero della Salute, è stato raggiunto ben 25 giorni, con 6 lunghe ondate di calore (secondo i dati ARPAE).

Prossime tappe. In totale sono 5 le tappe della campagna “Che caldo che fa! Contro la cooling poverty: città + fresche, città + giuste”. Dopo Roma (lo scorso 24 giugno), Napoli (8 luglio), Bologna (15 luglio) proseguirà il suo viaggio verso Milano (23 luglio) e Palermo (30 luglio).

I luoghi delle termofoto.  Nel quartiere Barca-Treno sono state 13 le termofoto scattate in 9 luoghi: Supermercato di via G. di Vittorio, l’ingresso della scuola materna, la fermata autobus presso via della Barca 29, l’ingresso del supermercato in via della Barca 57, il Poliambulatorio in via Arturo Colombi, la casetta dell’acqua in Piazza Giovanni XXIII, la Farmacia in via Tommaseo 4A e il giardino Cep Barca 2 in via Tommaseo. Nel quartiere Murri 13 termofoto in 10 luoghi: l’ingresso del padiglione 5 del Policlinico S.Orsola Farmacia, fermata autobus in via Filippo Schiassi 8, ingresso del padiglione 1 del Policlinico S.Orsola, via Antonio Bondi, fermata dell’autobus in via Mazzini 138, supermercato in via Mazzini 150, Poste Italiane in via Emilia Levante 7, Chiesa Parrocchiale di Santa Maria Goretti e i Giardini Lunetta Gamberini.

Nota metodologica. Per i monitoraggi è stata utilizzata una termocamera per rilevare le temperature a infrarossi, evidenziando differenze significative anche a pochi metri di distanza, a seconda dell’ombreggiamento e dei materiali di pavimentazione. Associata alla termocamera, un termoigrometro, che ha registrato temperatura e umidità ambientale. Per rappresentare l’impatto delle condizioni climatiche sulla persona, sono state posizionate sagome di cartone al sole e all’ombra, che hanno raggiunto temperature superiori a 65°C, un valore che il corpo umano non potrebbe mai sopportare: questo esperimento non ha lo scopo di riprodurre fedelmente la risposta fisiologica di una persona, ma vuole solo rendere visibile e immediata la differenza tra sostare sotto il sole o godere di un’area ombreggiata. Le termografie raccolte saranno pubblicate nel report finale della campagna.

















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