“Cittadini modenesi, aiutateci e diventate nostri alleati: Enel deve cambiare passo e tornare ad investire sul lavoro, perché la situazione è molto critica. Le squadre di pronto intervento non ce la fanno più, il personale è poco e continua ad aumentare il numero di blackout importanti su cui questi professionisti devono intervenire. Sono stati almeno dodici nell’ultima settimana”.
E’ forte e chiara la presa di posizione di Flaei-Cisl, Filctem-Cgil e Uiltec-Uil Emilia-Romagna, tre categorie alle prese da mesi con una vertenza durissima per ottenere non solo qualità e dignità del lavoro, ma anche per garantire a tutta la comunità la capacità di intervenire ogni volta che nelle case viene a mancare l’energia elettrica.
Per una calamità naturale, un incidente, per la elevata domanda di energia che arriva dai condizionatori d’aria e che mette sotto pressione la rete.
CHIESTO L’INCONTRO AL PREFETTO “Fino ad ora solo l’incredibile spirito di sacrificio del personale ha evitato lunghi periodi senza energia elettrica ma così non si può reggere. Gli ultimi due mesi sono stati devastanti e dal grande black out di Boccassuolo, ad inizio anno, non c’è stata quasi mai tregua. Abbiamo chiesto un incontro al Prefetto di Modena e delle altre province della regione, affinché trasmetta al Governo la necessità di intervenire su Enel”, proseguono le tre sigle di categoria.
MANCA IL 50% DEGLI ORGANICI
Nella provincia modenese sono circa 70 i tecnici e-distribuzione che possono essere schierati per il pronto intervento sulle reti, oltre che sulla gestione e la manutenzione delle stesse. Pochissime risorse che ora sono state depotenziate: “Per risparmiare sugli straordinari, Enel ha impostato il lavoro su due turni, dimezzando gli effettivi delle squadre disponibili. “Con questa organizzazione del lavoro avremmo bisogno di almeno 50 nuove assunzioni, per arrivare ad un organico di 120 professionisti”, calcolano Filctem, Flaei e Uiltec.
ANNIENTATA LA VITA DEI LAVORATORI
La situazione è pesante: Enel rifiuta di assumere nuovo personale, per coprire le carenze d’organico dove si registra una emergenza, i tecnici vengono dirottati anche dall’altra parte della regione, con una mail sul telefono. Oppure si incrementano i reperibili con “ordini di servizio” e senza un adeguato preavviso.
“Quello che prima si faceva per senso di responsabilità, dando all’azienda delle adesioni volontarie, ora è diventato un fatto obbligatorio che sta contribuendo ad annientare la vita dei lavoratori – denunciano Flaei, Filctem e Uiltec –. Chi ha una persona anziana da portare ad una visita, chi ha programmato delle ferie, chi ha un impegno personale con un figlio deve mettere tutto da parte e scattare appena Enel chiama. Oppure deve cercare in fretta e furia un collega per una sostituzione, mettendo in difficoltà i turni successivi”.
UN RISCHIO PER LA SICUREZZA
I tre sindacati sono preoccupati, non lo nascondono. “Da un anno e mezzo Enel è come una macchina che funziona col motore sempre fuori giri, col risultato che il recupero fisiologico dei lavoratori è compromesso e, parallelamente, aumenta il rischio di infortuni. Enel deve ripensare la sua politica di investimenti sul lavoro, questi tecnici non stanno manovrando giocattoli ma la rete elettrica, strategica per le aziende e i cittadini. Gestirla al risparmio e con costi personali elevatissimi non è e non può essere la soluzione”, chiosano Flaei, Filctem e Uiltec.