Non attiene alle competenze del Consiglio comunale, ma al comandante e ai dirigenti preposti, proporre agli agenti di Polizia locale di Modena la sperimentazione del taser, che è a tutti gli effetti un’arma e non incide sulla sicurezza del territorio. Con questa motivazione, il Consiglio comunale di Modena non ha approvato la mozione proposta nella seduta di giovedì 5 giugno da Fratelli d’Italia, Lega Modena, Forza Italia e Modena in ascolto che chiedeva, appunto, un periodo di sperimentazione dell’arma a impulso elettrico per gli operatori del nucleo “Pronto intervento” e per gli agenti che operano nelle zone più a rischio delinquenza della città.
La mozione è stata respinta con il voto a favore dei proponenti, quello contrario di Pd e Avs e l’astensione di M5s, e Pri-Azione.
“I recenti episodi di cronaca generano molte perplessità sulle effettive conseguenze dell’utilizzo del taser, che è da considerarsi un’arma di offesa e quindi, in quanto tale, incide solo in chiave repressiva sulla sicurezza”. È quanto condiviso dai gruppi contrari all’utilizzo del dispositivo che, secondo la prospettiva tracciata dalla mozione, sarebbe invece “statisticamente uno strumento efficace di deterrenza” rispetto a possibili reati. Gli stessi gruppi hanno quindi sostenuto che la sicurezza del territorio dovrebbe essere affrontata a partire dal tema della coesione sociale. In particolare, per Fabio Poggi, Alberto Bignardi, Federica Di Padova, Gianluca Fanti e Diego Lenzini (Pd) “la sicurezza si costruisce non solo con più agenti in strada ma, soprattutto, con azioni di prevenzione, giustizia sociale e inclusione: senza coesione sociale nessuna sicurezza è duratura”. Il gruppo ha quindi parlato di “mozione da respingere sia nel merito, perché parliamo di un’arma, particolarmente dannosa per alcuni soggetti fragili, sia nel metodo, perché la scelta degli strumenti di sicurezza della Polizia locale da adottare non rientra tra le competenze del Consiglio comunale, ma attiene al comandante e ai dirigenti”.
Illustrando la mozione, Luca Negrini (Fratelli d’Italia) ha evidenziato come “molteplici amministrazioni, di diverse appartenenze politiche, abbiano avviato un percorso di sperimentazione del taser per verificare la reale efficienza dell’arma, sia in termini di sicurezza che di deterrenza. Peraltro – ha chiarito il capogruppo – si tratta di uno strumento richiesto dallo stesso sindacato di Polizia locale”. Sottolineando l’importanza di formare adeguatamente gli agenti per un corretto utilizzo, Negrini ha chiesto quindi di avviare un percorso di sperimentazione di sei mesi dello strumento, al termine del quale verificare gli esiti per valutarne l’adozione in via definitiva.
Aprendo il dibattito, Giovanni Bertoldi (Lega Modena) ha sostenuto la necessità della sperimentazione parlando del taser come strumento “intermedio” rispetto all’arma da fuoco”. Nel sottolineare anche maggiori tutele legali per gli agenti, ha aggiunto che: “Poter contare su taser e bodycam significa più sicurezza per tutti, anche per chi viene fermato”.
Per Fratelli d’Italia Luca Negrini, Elisa Rossini, Ferdinando Pulitanò, Paolo Barani e Dario Franco, hanno sostenuto che “prima viene l’ordine, poi la coesione sociale: il taser serve a rendere i cittadini liberi e responsabili, anche perché, statisticamente, la sola vista dello strumento ha già un effetto deterrente”. Rispetto ai recenti fatti di cronaca, il gruppo ha poi sottolineato come gli accertamenti abbiano di fatto sconnesso l’utilizzo del taser da suoi possibili effetti letali.
Andrea Mazzi (Modena in ascolto) ha respinto l’idea che il centrodestra voglia uno “stato di polizia”. Ha quindi ricordato le parole del sindaco Mezzetti sul fatto che “il taser non è un tabù”, sottolineando come il vero nodo sia l’organizzazione e la formazione della polizia locale, tema su cui, a suo giudizio, la maggioranza rimane chiusa al confronto.
Piergiulio Giacobazzi (Forza Italia) si è rivolto alla maggioranza: “Se il Governo Meloni nel 2022 avesse subito elevato la questura di Modena in fascia A, voi avreste parlato di ‘stato di polizia’ e di troppi agenti”. Ha inoltre criticato l’atteggiamento di chi, a suo avviso, continua a trattare i disonesti come fossero onesti, sostenendo che società fondate su tale impostazione sono destinate al fallimento.
Per Avs, Martino Abrate e Laura Ferrari “il taser non può essere trattato al pari degli altri dispositivi di sicurezza dei lavoratori. Peraltro, è al centro di episodi di cronaca, e pertanto l’utilizzo è da valutare con cautela”. Inoltre, il gruppo ha sottolineato che “aumentando il livello di offensività della polizia si rischia di portare la violenza sociale a un livello più intenso”.
Motivando il voto d’astensione, Giovanni Silingardi (M5s) ha affermato che “sì, il taser può essere uno strumento di protezione per la Polizia locale, ma non spetta al Consiglio sceglierne l’adozione”. Per il consigliere, inoltre, “non sarà l’adozione di un’arma ad abbassare il numero dei reati”.
Anche Paolo Ballestrazzi (Pri-Azione) ha annunciato il voto di astensione, sottolineando che “se le normative prevedono l’utilizzo di questo strumento non si capisce perché la nostra polizia non debba averlo”. Il consigliere si è poi focalizzato sulla “mancanza di coesione sociale, che deriva anche dalla crisi delle ideologie, ed è causa prima di arretramento della nostra società”.