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Trapianti di cuore: l’IRCCS Sant’Orsola è l’ospedale con la sopravvivenza migliore d’Italia

Secondo un report appena diffuso dal CNT, il centro bolognese si conferma stabilmente ai vertici anche per volume di attività. Nel 2023 l’IRCCS ha raggiunto un nuovo record con 50 trapianti di cuore, 9 dei quali su pazienti pediatrici o con cardiopatie congenite e 4 da donatore a cuore fermo. Domenica è la Giornata nazionale per la donazione di organi e tessuti

Quasi il 90% ad un anno dall’intervento, più dell’80% a distanza di cinque. Sono le percentuali che fanno dell’IRCCS Policlinico di Sant’Orsola l’ospedale italiano con il più alto tasso di sopravvivenza per il trapianto di cuore nell’adulto. Lo certifica la “Valutazione di qualità dell’attività 2002-2021” diffusa pochi giorni fa dal Centro Nazionale Trapianti.

Non solo. Dall’inizio degli anni Duemila l’IRCCS Policlinico di Sant’Orsola si posiziona costantemente ai vertici delle classifiche nazionali per volume di attività. Il report del CNT, in particolare, parla di ben 622 trapianti di cuore (adulti e pediatrici) eseguiti tra il 2000 e il 2021 – un dato secondo, nel periodo considerato, soltanto al Niguarda di Milano. Ma negli ultimi anni il numero di operazioni è aumentato ulteriormente: il 2022 si è infatti chiuso con 29 interventi (primo posto a livello nazionale), mentre il 2023 ha fatto segnare un nuovo record toccando quota 50 trapianti, 9 dei quali eseguiti su pazienti pediatrici o con cardiopatie congenite. In totale, dunque, si parla di oltre 700 trapianti di cuore dal 2000 ad oggi.

“Il Policlinico di Sant’Orsola – sottolinea il dottor Luciano Potena, direttore dell’unità operativa di Insufficienza Cardiaca e Trapianti dell’IRCCS Policlinico di Sant’Orsola – resta al vertice sia per quanto riguarda la quantità che la qualità dei risultati”. In questi ultimi anni “abbiamo incrementato notevolmente l’attività – conferma anche il prof. Davide Pacini, direttore della Cardiochirurgia dell’IRCCS – Il tutto senza penalizzare gli standard di qualità, che si sono anzi mantenuti su un alto livello di performance”.
Sopravvivenza da record. Tra le tante tabelle e grafici del report, un dato spicca su tutti. È quello della sopravvivenza degli oltre 500 pazienti adulti operati tra il 2002 e il 2021: ad un anno raggiunge infatti l’89,8% (contro una media nazionale dell’81,4%), mentre a cinque anni dall’intervento si mantiene sull’81,3% (media Italia 72,4%). In entrambi i casi, si tratta dei dati più elevati tra i venti centri trapianto considerati nell’analisi del CNT. Merito dell’esperienza acquisita da tutti i professionisti coinvolti nel processo, dalla selezione e gestione degli organi donati alla procedura chirurgica, fino al follow-up.

“Il trapianto è un volano per la qualità complessiva di tutto l’ospedale – continua il dott. Potena – l’IRCCS Policlinico di Sant’Orsola in questo senso è un centro di eccellenza che può contare su un’elevata professionalità in tutti i campi e a tutti i livelli: il sistema complesso dei trapianti richiede tantissimi specialisti con competenze e qualità diverse”.

I trapianti pediatrici. L’IRCCS è uno dei pochi centri cardiologici-cardiochirurgici in Italia a vantare la possibilità di seguire il paziente dalla diagnosi prenatale a tutta l’età adulta, garantendone una presa in carico totale durante l’intero arco di vita e offrendo a tutte le fasce di età l’opzione del trapianto e delle assistenze meccaniche.

Il trapianto di cuore, in particolare, rappresenta una delle massime espressioni della cardio chirurgia pediatrica. Anche la speranza di vita per i bambini trapiantati è molto alta, risultando di circa l’80% a 5 anni. Lo scorso anno, in particolare, le équipe della Cardiochirurgia pediatrica e dell’età evolutiva diretta dal prof. Gaetano Gargiulo hanno eseguito ben 9 trapianti su pazienti pediatrici o con cardiopatie congenite.

Come sono cambiati i trapianti in vent’anni. Negli ultimi vent’anni la complessità dei trapianti è notevolmente cambiata. “È aumentata la fragilità dei pazienti sottoposti a trapianto cardiaco, il ché si riflette in tempi di ricovero più lunghi e in maggiori risorse impiegate”, spiega il prof. Pacini. Ma è cresciuta anche la complessità dei donatori d’organo: “Oggi hanno un’età media più alta, spesso una patologia vascolare cerebrale e una serie di fattori di rischio – aggiunge infatti il dott. Potena – L’insieme di questi fattori rende più complicata la gestione della donazione. Grazie al miglioramento delle pratiche cliniche, però, come centro trapiantologico siamo riusciti a restare al passo”.

Le nuove sfide. Ottimizzare sempre di più la gestione e l’utilizzo delle risorse, garantendo così un adeguato accesso al trapianto a tutti i pazienti che possono giovarsene, resta una delle maggiori sfide dell’immediato futuro, al pari dell’avvio del programma di donazione a cuore fermo (DCD). “Lo scorso agosto abbiamo eseguito il nostro primo trapianto di cuore da donatore DCD, in totale nel 2023 ne ha effettuati 4 – sottolinea il prof. Pacini – Si tratta di una procedura decisamente più complessa ma capace di aumentare sensibilmente il numero di organi disponibili per soddisfare le sempre più crescenti necessità dei nostri pazienti”.

















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