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Sindromi influenzali in aumento nei bambini: i consigli dei Pediatri per trattare i casi non urgenti

“Serve un’alleanza terapeutica sanitari-genitori”

Bere spesso a piccoli sorsi, tenere pulito il naso, tanto riposo e tenere sotto controllo la temperatura corporea quando troppo elevata (ovvero quando supera i 38,5°C) con i farmaci antipiretici di uso comune come Paracetamolo o Ibuprofene, meglio se dati per bocca e sempre al dosaggio adeguato al peso corporeo del bambino.

Sono i consigli dei medici Pediatri della provincia di Modena aderenti alla FIMP (Federazione Italiana Medici Pediatri), validi sempre ma particolarmente utili in questi giorni di picco delle patologie respiratorie infettive acute soprattutto nei bambini.

“L’incidenza è in aumento in tutte le fasce di età – sottolinea la dottoressa Silvia Cattani, Segretario provinciale di FIMP –, ma soprattutto nei bambini al di sotto dei cinque anni in cui è pari a 38 casi per mille assistiti (era 25,8 nella settimana precedente). La fascia pediatrica è dunque quella più colpita dalle sindromi simil-influenzali e questo spiega l’incremento marcato degli accessi dei bambini alle cure sanitarie, sia alle cure territoriali con un numero elevatissimo di visite presso gli ambulatori dei Pediatri di Libera Scelta (PLS), che al servizio di continuità assistenziale e infine alle cure ospedaliere, con rilevante aumento del ricorso al Pronto Soccorso, come testimoniato dai dati degli accessi degli ultimi giorni.

“Dal 23 al 27 dicembre sono stati registrati 359 accessi a Carpi e 172 a Mirandola – evidenzia il dottor Francesco Torcetta, Direttore della Struttura complessa di Pediatria e Neonatologia di Area Nord –. Di questi, 7 sono stati ricoverati in degenza a Carpi. Si tratta prevalentemente di infezioni virali di tipo respiratorio o gastrointestinale con una epidemiologia diversa dallo scorso anno nel quale il picco si è presentato a ottobre. È una situazione molto più simile ai periodi precovid”.

“Tutti i professionisti che ruotano intorno alle cure pediatriche – prosegue Cattani –, sia territoriali che ospedaliere, stanno cercando di garantire le migliori risposte possibili ai bisogni di salute dei bambini e delle loro famiglie, con un notevole investimento di energie e risorse umane. È però fondamentale che l’accesso alle cure sia appropriato e pertanto è raccomandabile che il primo interlocutore delle famiglie sia il Pediatra di Libera scelta, che conosce il bambino e ha un rapporto privilegiato di fiducia con la famiglia. Solo in caso di impossibilità a contattare il PLS (orari notturni e giorni festivi) e solo in situazioni urgenti, non differibili, è comprensibile e raccomandato il ricorso al Pronto Soccorso”.

Le urgenze non differibili sono rappresentate da bambini molto piccoli, sotto l’anno di età con febbre alta e difficoltà respiratoria, bambini di qualsiasi età con febbre molto elevata e poco responsiva ai comuni farmaci antipiretici (paracetamolo o ibuprofene), bambini di qualsiasi età con difficoltà a respirare o ad idratarsi per vomiti o perché soporosi. In tutte le altre situazioni l’accesso al PS non è indispensabile e la vigile attesa con consultazione del Pediatra di Famiglia, appena disponibile, è la scelta più appropriata.

“Il Pediatra di famiglia – spiega ancora il Segretario FIMP di Modena – ha il compito, fra gli altri, di dare indicazioni alle famiglie circa le  prime cure da fornire al proprio figlio con patologia febbrile acuta, che sono l’adeguata idratazione (bere spesso a piccoli sorsi), la pulizia delle vie aeree superiori (pulizia del naso), il riposo, il controllo della temperatura quando troppo elevata (maggiore di 38,5°C) con i farmaci antipiretici di uso comune tipo Paracetamolo o Ibuprofene, meglio se dati per bocca e al dosaggio adeguato al peso corporeo del bambino. Ulteriori terapie aggiuntive sono da valutare dopo valutazione pediatrica. È sconsigliato l’uso inappropriato degli antibiotici, specie in queste patologie infettive che sono nella maggior parte dei casi di origine virale. Sarà il Pediatra che valuterà situazioni particolari in cui potrebbe essere opportuna la copertura antibiotica. Fondamentale invece che il bambino sia regolarmente vaccinato secondo il calendario regionale, per proteggerlo da complicanze batteriche o virali gravi. Sarebbe auspicabile anche una maggiore protezione attiva contro il virus influenzale, attualmente possibile grazie alla vaccinazione antinfluenzale che è offerta gratuita proprio nella fascia di età 6 mesi-6 anni, in cui è maggiore l’incidenza di queste sindromi influenzali. Concludo esortando una reale alleanza terapeutica fra sanitari e famiglie, specie in situazioni di altissima morbilità come quella attuale, accanto a una efficace collaborazione fra territorio e ospedale”.

















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