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Più risorse per la sanità pubblica e universalistica: dall’Emilia-Romagna la richiesta per garantire finanziamenti stabili e adeguati

“Quando le Aziende sanitarie locali produrranno le previsioni di bilancio, ho buona ragione di ritenere che sarà evidente il fatto che il nostro disavanzo potenziale, al netto delle risorse del Fondo Sanitario Nazionale ancora da distribuire, coinciderà proprio con la quota parte prevista per l’Emilia-Romagna, il 7,5% dei 4 miliardi di euro che il ministro Schillaci ha chiesto al Governo. Se dunque il Governo investirà quanto necessario per la sanità nazionale, non ci sarà alcun bisogno di ricorrere a risorse extra della Regione per arrivare al pareggio di bilancio.

Al contrario, se queste risorse non dovessero essere stanziate, saremo costretti per il quarto anno consecutivo a una manovra straordinaria, dopo il miliardo di euro che abbiamo garantito negli ultimi tre anni di fronte alla mancata copertura delle spese Covid e del caro bollette da parte dello Stato: una situazione profondamente ingiusta, in particolare per una regione come la nostra, con una sanità pubblica forte, strutture e servizi territoriali diffusi. Non a caso, anche quest’anno il ministero della Salute ci ha confermato come prima Regione nell’erogazione del Lea, i livelli essenziali delle prestazioni sanitarie”.

Così l’assessore regionale alle Politiche per la salute, Raffaele Donini, intervenendo questa mattina in Commissione Salute dell’Assemblea legislativa, dove è iniziato l’iter della proposta di legge della Giunta alle Camere sul sostegno finanziario al Sistema sanitario nazionale.

La proposta di legge, approvata dalla Giunta lo scorso 31 luglio, intende portare al 7,5% del Pil il finanziamento annuale del Servizio sanitario nazionale per riuscire a dare risposta alle nuove sfide e ai nuovi bisogni di cura e assistenza dei cittadini, e per evitare il collasso finanziario della sanità italiana.

Il progetto di legge è un inedito, come ha spiegato Donini anticipando anche i bilanci previsionali 2023 delle Aziende sanitarie – al momento il potenziale squilibrio complessivo si aggira sui 300 milioni di euro -, perché si pone l’obiettivo di stimolare e sensibilizzare il Parlamento affinché dalla prossima legge di bilancio in poi vi sia una adeguata crescita del Fondo sanitario nazionale commisurata ai parametri minimi per la sostenibilità finanziaria.

“Mai avremmo pensato – ha sottolineato l’assessore – di arrivare a definire un atto legislativo in una situazione in cui 21 Regioni su 21 da ormai diciotto mesi stanno dicendo la stessa cosa; qualche mese fa i presidenti di tutte le Regioni, indipendentemente dal loro orientamento politico, ricevuti dal ministro della Salute Schillaci hanno detto che mancano 4 miliardi di euro e non una cifra generica, perché siamo in grado di definire qual è il livello di sostenibilità del Fondo nazionale. Anche il ministro ha affermato pubblicamente che al fondo mancano 4 miliardi. In un Paese normale se 21 Regioni su 21 e il ministro in carica dicono che mancano 4 miliardi, ci si trova e si trovano i 4 miliardi. Siccome, però, nulla si sta muovendo in maniera significativa e in assenza di una evidenza pubblica di questo impegno, abbiamo promosso un nostro progetto di legge che spero sia approvato in ottobre, in tempo utile per sollecitare il Parlamento prima della legge di bilancio”.

L’assessore ha presentato l’impianto della proposta di legge auspicando da parte dei parlamentari la possibilità di trovare altre coperture, anche in parte diverse da quelle proposte dalla Regione. In un quadro, peraltro, in cui la sanità dell’Emilia-Romagna costa sicuramente di più rispetto alle entrate, per maggiori servizi, personale, strutture, attrattività, ma che sarebbe perfettamente in grado di mantenere i conti in equilibrio se lo Stato mettesse le risorse necessarie.

“Nessuno in quest’aula può dire che – ha concluso Donini – queste non sono le richieste che le Regioni hanno avanzato al Governo”.

 

Cosa prevede il progetto di legge

La proposta di legge di iniziativa regionale si inserisce in un contesto in cui la domanda di servizi sanitari e sociosanitari è in aumento perché la popolazione invecchia progressivamente e il Servizio sanitario nazionale, già oggi sottofinanziato rispetto alle necessità della popolazione, è in affanno rispetto alla copertura dei costi delle Regioni determinati dalla pandemia.

Sono tre i punti della proposta di legge.

Il primo riguarda l’incremento del finanziamento del fabbisogno sanitario nazionale standard, a cui concorre lo Stato, su base annua dello 0,21% del prodotto interno lordo dal 2023 al 2027 fino a raggiungere una percentuale di finanziamento annuale non inferiore al 7,5% del prodotto interno lordo. Obiettivo che comporta un sostanzioso, ma necessario, incremento delle risorse: da 128,869 miliardi di euro (fabbisogno programmato nel 2023) a oltre 149 miliardi, per avvicinare l’Italia al livello di altri Paesi europei (come ad esempio Francia, Germania e Regno Unito).

Altro punto cardine del progetto di legge della Giunta, il superamento per le Regioni dei vincoli di spesa per il personale degli Enti del Servizio sanitario nazionale imposti dalla legge nazionale, ma anche il superamento di un altro limite, quello che riguarda il trattamento accessorio per il personale. In questo modo le Regioni potrebbero contare su uno strumento in più per fronteggiare il comune e grave problema della carenza di professionisti sanitari, che insieme alla mancanza di risorse adeguate costituisce un nodo fondamentale da sciogliere per la tenuta dell’intero sistema.

Il terzo articolo del progetto di legge riguarda, infine, la copertura finanziaria, che sarà garantita in prima battuta da maggiori risorse che dovessero rendersi disponibili dalla crescita economica prevista dalla Nota di aggiornamento al DEF – novembre 2022 e, in seconda battuta, da risorse derivanti dal contrasto all’evasione ed elusione fiscale e contributiva.

 

















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