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Eccidio di Don Carlo Terenziani e ripristino della Croce di Ca’ de Caroli

Questa mattina i rappresentanti del Centro Studi Italia, dell’Associazione Nazionale Volontari di Guerra e dell’Associazione Culturale Pietro e Marianna Azzolini, hanno reso omaggio a Don Carlo Terenziani, nel luogo ove venne trucidato dai partigiani il 29 Aprile 1945, presso il cimitero di San Ruffino di Scandiano. Dopo una prefazione storica da parte di Luca Tadolini del Centro Studi Italia, il Presidente dell’ANVG Alessandro Casolari ha deposto una corona ponendo l’accento sui trascorsi di Don Terenziani in qualità di Cappellano Militare.

Don Carlo Terenziani, Parroco di Ventoso di Scandiano ed ex Cappellano della Milizia Volontaria di Sicurezza Nazionale, aveva 46 anni, figlio di Oreste e di Domenica Ghiaroni. Nei giorni di Aprile 1945, alla fine della Seconda Guerra Mondiale, i partigiani avevano cercato di rapirlo per due volte. Consigliato dai Superiori della Chiesa, aveva abbandonato la parrocchia e si era rifugiato a Reggio. La mattina del 29 Aprile 1945, Festa della Madonna della Ghiara, Don Carlo aveva deciso di recarsi ugualmente nella Basilica per assistere al Pontificale del Vescovo. Un camion di partigiani lo prese a seguirlo e lo sorpassava lentamente, tre armati scesero, lo presero di peso e dopo averlo caricato lo legarono. La rapida manovra avveniva in pieno Corso Garibaldi. Lo portarono così legato nella sua parrocchia, Ventoso, lo fecero girare per le strade fra scherni e dileggi. In una nota osteria lo costrinsero a trangugiare del vino. Don Carlo non mosse ciglio e non disse una parola. La sera lo portarono vicino al muro della chiesa di San Ruffino per fucilarlo. Prima di morire, davanti ai partigiani, gridò “Viva Cristo Re!”.

Successivamente  presso Ca’ de Caroli si è reso omaggio alle vittime dell’eccidio del 1° gennaio 1945, quando i partigiani prelevarono nove scandianesi, tra cui il giovanissimo “Nanni” Lasagni, di anni 14 e due donne. Sul posto  la Croce di legno, posta in ricordo delle vittime, tra cui il Maresciallo dei Carabinieri Vasco Filippini, era stata divelta e gettata nel calanco sottostante ed è stata recuperata e riposizionata nel luogo originale.

















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