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Venerdì tornano gli “Stati generali degli adolescenti e dei giovani” per discutere un decalogo di principi su cui costruire politiche giovanili

Venerdì 17 febbraio giovani e adolescenti tornano ad essere protagonisti con il secondo appuntamento di “Generazione Zeta, costruiamo il futuro!”, l’evento organizzato dal Comune di Reggio per riflettere su condizioni e prospettive dei ragazzi e ragionare sulle politiche da mettere il campo per questa delicata fascia d’età. L’evento costituisce il seguito del percorso avviato lo scorso novembre, quando, con gli ‘Stati generali degli adolescenti e dei giovani’, oltre trecento persone, tra giovani, educatori e insegnanti hanno dato vita a un Manifesto per le politiche rivolte agli adolescenti e ai giovani.

L’incontro di venerdì sarà occasione per presentare e discutere questo importante documento che propone un decalogo di principi da seguire per orientarsi e agire nel complicato mondo degli adolescenti e giovani d’oggi. I contenuti del Manifesto saranno inoltre al centro di un dibattito dedicato al rapporto tra città, scuola, giovani.

“Lo abbiamo chiamato ‘Manifesto’ perché vuole fornire un orientamento culturale per promuovere politiche attive rivolte alle giovani generazioni, politiche capaci di rispondere ai loro bisogni e ai loro diritti, così come vengono sapientemente esplicitati e rivendicati anche direttamente da loro stessi – dicono gli assessori Raffaella Curioni (educazione) e Daniele Marchi (welfare) – Si tratta di una dichiarazione di metodo sulla necessaria contaminazione tra approcci e saperi professionali, fondati sulla pratica dell’ascolto attento e competente, sia nei confronti dei giovani – soprattutto i più fragili – che tra gli operatori che si prendono cura, a diverso titolo, della loro crescita, dei loro diritti, dei loro bisogni. Non è un punto di arrivo, ma uno strumento di ulteriore ricerca che mettiamo a disposizione del territorio reggiano e regionale per favorire azioni e dispositivi progettuali che ne incarnino i principi condivisi. Un sentito ringraziamento va ai servizi sociali ed educativi del Comune di Reggio Emilia e a tutta la comunità scolastica, educativa che si è prodigata per dare risposte anche nuove ai bisogni dei nostri ragazzi. Una comunità intera al lavoro con impegno e responsabilità per affrontare insieme le fragilità e le domande dei giovani e degli adolescenti.”

 

IL PROGRAMMA – L’evento, in programma dalle 9 alle 12.30 nella Sala degli Specchi del teatro Valli, è organizzato in collaborazione con la Regione Emilia Romagna all’interno del Programma Geco 11 del Fondo nazionale politiche giovanili. Sarà introdotto dall’assessore al Welfare Daniele Marchi e dal dirigente dell’Ufficio scolastico regionale Stefano Versari.

Rita Bertozzi, sociologa dell’educazione presso Unimore, Paolo Bernardi, dirigente dell’Ufficio scolastico provinciale, Martina Salvarani del Tavolo giovani di Generazione Zeta, e Raffaella Curioni, assessora comunale all’Educazione, discuteranno de “Il significato del Manifesto nel panorama delle politiche rivolte ai giovani”. Seguirà l’intervento dei rappresentanti della Consulta studentesca della provincia di Reggio Emilia. Enrico Galiano, insegnante e scrittore, il sindaco Luca Vecchi e Pietro Cortenova del Tavolo giovani di Generazione Zeta si confronteranno invece su “La città, la scuola e i giovani”. Nel corso della giornata sarà proiettato il film “Non si può prevedere tutto quanto” di Alessandro Scillitani, regista e direttore artistico del Reggio Film Festival, che ha raccolto voci degli adolescenti e dei giovani della città. Le conclusioni della giornata saranno affidate a Igor Taruffi, assessore al Welfare e alle Politiche giovanili della Regione Emilia-Romagna.

Al pomeriggio, dalle 15 alle 17, presso SD Factory in via Brigata Reggio 29 gli Stati generali proseguono con un incontro con Enrico Galiano, autore del libro “Scuola di felicità per eterni ripetenti”. L’evento è aperto alla città, gratuito a iscrizione su https://bit.ly/StatiGeneraliAdolescentiGiovani_2

 

IL MANIFESTO – Il documento è stato scritto a più mani e restituisce quindi uno sguardo corale da parte dei partecipanti (sia giovani che professionisti del settore educativo) ai dieci tavoli di lavoro sul tema avviati lo scorso novembre. E’ organizzato in forma di decalogo e propone 10 principi – uno per tavolo – e relative declinazioni. Il primo principio è frutto del Tavolo autogestito dai giovani che ha sviluppato una importante e articolata declinazione “programmatica” generale, fondata sul diritto fondamentale al riconoscimento. Gli altri nove principi sono stati elaborati e declinati dai tavoli di lavoro tematici, interprofessionali e transdisciplinari, riguardo le questioni più rilevanti nell’impegno con gli adolescenti e i giovani, in quanto genitori, insegnanti, educatori, psicologi, assistenti sociali, youth worker.

 

Questi i principi del Manifesto:

 

1. Riconoscimento, coinvolgimento, cambiamento

(esito del Tavolo autogestito dai giovani)

Chiediamo riconoscimento. Che sia riconosciuto il diritto a contare e avere voce, per cambiare la società che condividiamo con le generazioni precedenti, dando il contributo che riteniamo più giusto, con l’obiettivo di costruirne insieme una più umana per tutti. Chiediamo riconoscimento del desiderio di crearci una vita dignitosa, che rispecchi le nostre volontà e capacità. Non vogliamo adattarci e conservare ciò che esiste, proposto da altri per noi. Il riconoscimento dovrà portare concretamente a maggior coinvolgimento nei processi decisionali, alla condivisione di responsabilità e ricchezza, di sapere e potere. Vorremmo si ammettesse – ricordasse? – che il futuro, e le generazioni che lo abiteranno, sono la prima e massima occupazione di ogni civiltà vitale.

 

2. Identità, riconoscimenti, discriminazioni

Per riconoscere le identità plurali, fluide, complesse e in evoluzione di adolescenti e giovani, occorre ripensare le categorie usate per descriverli e mettere in circolazione e in condivisione gli strumenti che permettono di potenziare negli adulti le competenze relazionali, interculturali e di gestione di gruppi, favorendo percorsi di formazione a questo dedicati e mettendo a sistema una rete fluida e informale di scambi tra professionisti di discipline differenti che intervengono sullo stesso target.

 

3. Corpo, amore, affettività

La sfera emotiva delle nuove generazioni è caratterizzata da alcuni tratti quali la fragilità narcisistica, la mentalizzazione di un corpo che diventa nemico, le identità liquide e la fluidità di genere. Questi aspetti portano con sé la paura del fallimento, la vergogna, un costante senso di inadeguatezza e sentimenti contrastanti difficili da decodificare ed accettare. Per questi motivi è necessario coinvolgere sia gli adulti, in percorsi formativi e reti di consulenza e supporto con figure competenti, sia le giovani generazioni, creando spazi e tempi strutturati, anche in contesti formali, attraverso strumenti di aiuto per ridimensionare e superare emozioni che fanno paura, che sembrano estreme, riducendo così il senso di inadeguatezza.

 

4. Agio/disagio, fragilità/competenze, inclusione/esclusione

Le competenze socio-affettive e relazionali, parte dell’insieme di competenze che l’OMS ha identificato come “Programma Life skills educaion”, sono indispensabili all’assolvimento dei compiti evolutivi dell’adolescenza e possono essere sviluppate e incrementate con appositi dispositivi e metodi educativi. Si rimarca la necessità di intervenire sempre di più in una logica di “prevenzione universale”, identificando e promuovendo interventi educativi nella scuola o nell’extra scuola orientati in primo luogo a rinforzare capacità e competenze sulla popolazione generale piuttosto che intervenire sulle difficoltà o le carenze del singolo individuo. È necessario incentivare i luoghi dove favorire questi percorsi di apprendimento a cominciare dalla scuola.

 

5. Genitori, adulti, timori, aspettative

Considerare la genitorialità come funzione la cui responsabilità può essere condivisa ed estesa all’intera comunità, un modello sociale nuovo che curi la relazione tra famiglie e aiuti a superare quella “fragilità adulta” che le accomuna, permettendo ai ragazzi di considerare i genitori come adulti di riferimento a cui potersi affidare, senza più sentire il peso di doversi censurare.

 

6. Scuola: apprendimenti, fatiche, funzione educativa

Costruire una scuola aperta e inclusiva che sia parte del “sistema educativo” del proprio territorio; che formi gli insegnanti per rafforzare l’aspetto educativo/relazionale con gli studenti; che ripensi la valutazione, affinché essa diventi sempre più anche strumento formativo che favorisce la crescita emotiva ed affettiva degli studenti, oltre che cognitiva.

 

7. Prospettive future per la formazione e il lavoro

Ripensare gli attuali contesti formativi e lavorativi, dando spazio alla sperimentazione e alla ricerca e favorendo esperienze ibride, che tengano in equilibrio tempo libero e tempo occupato, flessibilità e stabilità, reale e virtuale, digitale e analogico, desideri e necessità. Contesti che valorizzino l’apprendimento senior-junior dove il fare facilita il sapere, che veicolino non tanto l’ambizione quanto l’aspirazione e supportino la capacità di rielaborare possibili fallimenti in ottica di crescita e risorsa.

 

8. Territorio, luoghi, reti, stili di vita sport

Partire dai territori e dai luoghi come contesti di esperienze e di costruzione di una comunità aperta e plurale. Comunità in cui ogni sé individuale e collettivo è parte ed ha una parte. Stare sul territorio nell’informalità delle contaminazioni che in esso nascono. Vivere i luoghi con sguardo aperto alla pluralità e all’autodeterminazione. Attivare reti sintonizzate e generative.

 

9. Creatività, linguaggi, social media

Non può esistere diritto al digitale senza diritto all’analogico. Per questo è necessario predisporre luoghi reali e virtuali per agevolare contaminazioni e permettere di acquisire sia competenze, sia il senso della bellezza, oltre che trasmettere una grammatica in grado di rendere consapevoli e responsabili nell’utilizzo dei social media. Luoghi di confronto reciproco per misurarsi con la propria unicità e osare nel trovare la propria voce. Tempi dilatati che prevedano vuoti capaci di favorire il fermento creativo, per coltivare mente e idee.

 

10. Impegno, volontariato, partecipazione

La partecipazione è un modo di esser-ci: nei luoghi, nel tempo nella comunità. I giovani

partecipano nel mondo di cui fanno parte, sta allo sguardo dell’adulto cogliere i nuovi modi di osservare la realtà e di impegnarsi per trasformarla. Gli adolescenti desiderano riappropriarsi del loro futuro che spesso non coincide con quello che le generazioni precedenti hanno pensato per loro. Occorre quindi cedere spazi di potere e di azione, abilitare i ragazzi e camminare insieme su strade inedite.

















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